BIAGIO VITOLO
RICORDI DI UN
AMMINISTRATORE
Maratea, Febbraio 1968
BIAGIO
VITOLO
Dedico alla cara memoria di mio padre che seppe
indicarmi la via del bene, lĠamore per la famiglia e per il mio paese, ed ai miei nove figli sparsi nel mondo, questi ricordi,
scritti con povert di idee e di stile, ma che voglio essere sole di esempio e
di sprone per coloro che amano la propria terra.
Riconosco che la composizione di questi scritti
potrebbe far pensare ad un esibizionismo o ad una
spregevole vanit ma credetemi pure, se ci sono in corso, e mi perdonino i
lettori, lĠho fatto al solo scopo di dimostrare a coloro che considerano la
vita soltanto un godimento che si pu con la rettitudine e con il buon gusto
fare molto per il proprio paese, quando si animati da ardente passione nel
bene operare.
Biagio Vitolo
PIAZZA
IMPERO
Con decreto 3 Marzo 1938 su proposta di S.E. il Prefetto di Potenza venni
nominato Commissario Prefettizio di Maratea in sostituzione del Podest Prof. DĠAlitto che aveva chiesto a S.E. il Prefetto, un periodo di
riposo di tre mesi.
Accettai di
buon grado lĠonorifico seppure gravoso incarico, nonostante avessi i miei impegni
nellĠImpresa di Costruzione, col solo miraggio di scuotere dallĠapatia e dallĠinerzia
il mio Paese che, pur essendo allĠavanguardia in tutti i campi tra i Paesi
limitrofi, attraversava allora un periodo di abbandono.
Tre mesi erano
in verit poca cosa per pensare allĠattuazione di tutta una serie di problemi,
ma non mi detti per vinto e volsi le mie prime cure, quale Commissario al
Comune, al largo Casaletto.
Sorgeva, al
centro di detto largo, cinto da due scomode stradette che conducevano a Via Spassiarella, un antico fabbricato lesionato che
ospitava al piano inferiore una stalla con cavalli.
EĠ evidente
che lĠinsieme formava una bruttura proprio allĠingresso del Paese.
Avevo da poco ultimate la costruzione dellĠEdificio ÒIstituto Convitto
MaschileÓ, che costruii per conto del Cav. Giovanni Schettino, sacrificando
interessi e utili per contribuire a dare a Maratea una sede degna di ospitare le
Scuole Secondarie dellĠepoca tanto agognate e per le quali mi ero fortemente
interessato anche da private cittadino.
Costruito lĠedificio
proprio nei pressi di quellĠantico fabbricato di cui sopra, sĠimponeva
ovviamente la sistemazione ed il risanamento della
zona ricavandone al tempo stesso una piazza che nel centra abitato non esisteva
ancora.
Le difficolta
per lĠacquisto dei fabbricati da demolire furono enormi ed
i miei tre mesi di Commissariato erano in verit pochi per completare lĠopera.
Se si riusc
ugualmente bene lo si deve al compianto Segretario
Comunale Comm. Saverio Lemmo che, con la sua intelligente fattivit e senza
badare a lavoro straordinario, in poco tempo port a termine tutte le pratiche
amministrative necessarie per iniziare il lavoro senza arrivare a mezzi
coercitivi di espropriazione.
Una di queste
case, la migliore per stabilit, apparteneva ad una
mia zia, Speranza Marzano. Noi, parenti pi affini, rinunziammo a questa
eredita, facendola devolvere allĠOspedale Civile di Maratea, che in un secondo
tempo la vendette al Comune.
Portate a
termine le spinose pratiche, dico spinose perch parte
degli eredi dellĠaltro fabbricato si trovavano in America e quindi non cĠerano
possibilit di trattare, occorreva iniziare subito i lavori per conto del
Comune.
Eravamo in un
clima di guerra che molti ricorderanno; ad ogni
cerimonia si doveva dare la sua solennit politica; in me, attraverso tutte le
modeste opere compiute, sempre prevalsa la volont di servire il mio Paese,
prescindendo da ogni valutazione politica e nel pieno rispetto delle leggi.
E cos mi accinsi a dare personalmente e secondo la prassi il primo
colpo di piccone ai fabbricati da demolire, fermamente convinto che questo
lavoro serviva a migliorare il mio Paese.
Ci avvenne
nel Marzo del 1938. Dopo essersi formato al Comune un imponente corteo cui
prendevano parte tutte le Autorit, le scolaresche ed
il popolo, e dopo un applauditissimo discorso del Dott. Fortunato Grego e
del Prof. Gaetano Lemmo, ci si port al Largo
Casaletto per compiere il simbolico gesto.
Il corteo si
sciolse non senza aver fissato lĠappuntamento allo stesso posto per la inaugurazione della nuova Piazza.
Completati i
lavori di massima, che furono eseguiti in parte a carico del Comune,
lasciai il mio incarico di Commissario, fiero di aver potuto in solo tre mesi
dare una prima ed importante piazza al Paese, col
miglioramento anche della Via Spassiarella.
Nel Luglio
1939 il Podest DĠAlitto si dimise dalla carica e fu
affidata ancora a me la gestione straordinaria del Comune nella
qualit di Commissario.
II 5 Aprile 1940 con Decreto Reale fui nominato Podest di Maratea
e cos fui in grado di abbellire la Piazza con lavori supplementari.
Questa Piazza,
che dalla euforia della guerra aveva preso il nome ÒPiazza
ImperoÓ con una lapide di marmo ivi affissa, non ebbe una vera e propria
inaugurazione, ma in occasione del 21 Aprile 1940, Natale di Roma e Festa
del Lavoro, vi si tennero discorsi commemorativi .
Alle ore 11 di
tale giorno un imponente corteo, preceduto da tutte le Autorit e dalle
Istituzioni Scolastiche, con bandiere e al canto di inni
alla Patria, si port sul posto stabilito.
In una serena
atmosfera di giubilo, il Prof. Biagio Schettino pronunci il discorso dĠoccasione,
con grande entusiasmo del numeroso pubblico.
Segu quello
del Podest Fiduciario del Nucleo Comunale Famiglie Numerose con la consegna delle
medaglie del Comune alle famiglie stesse e dei primi libretti di pensione.
Allora le
famiglie numerose di Maratea erano 90 con 890 figli,
distribuiti in un minima di 7 ed un massimo di 16 per famiglia (primato da
rispettare e meritevole di essere premiato).
A cerimonia
finita, il corteo ricompostosi attravers le vie principali del Paese, al canto
di inni patriottici.
Cos fin il
primo ed ultimo convegno su questa Piazza, creata non
a scopo politico per segnare unĠepoca, ma allo scopo di dare un vasto
spazio al popolo di Maratea che ne era privo fino a quel tempo.
Con la stessa
euforia della guerra, gli uomini che non lĠavevano fatta, tolsero la lapide
denominativa della Piazza.
Gli uomini
cambiano, passano, si distruggono le insegne, ma le opere buone restano, con un
nome o con un altro, come restata lĠex Piazza
Impero, che noi oggi godiamo.
La mia non
vuole essere una nostalgia del passato, ma lĠaspirazione a fare sempre meglio e
pi degli altri per vedere grande e prospero il mio Paese nativo.
Tanto va detto
per quel la sincerit e fermezza di carattere che mi ha sempre distinto nella
vita pubblica e privata.
Prima cerimonia
nella Piazza Impero, il Podest premia le madri di famiglie numerose e consegna
i primi libretti di pensione agli
operai