BIAGIO VITOLO
RICORDI DI UN AMMINISTRATORE
Maratea,
Febbraio 1968
STRADA CASTELLO
E
CROCE
MONUMENTALE
La Croce monumentale costruita sulla pi alta vetta del Monte S. Biagio
Nominato
Commissario per la seconda volta il 17 Agosto 1938 e
prevedendo che questa volta il mio incarico sarebbe stato pi lungo per le
dimissioni del Podest Prof. DĠAlitto, pensai di iniziare la nuova
amministrazione del mio Paese con una opera grande e
da tante generazioni sempre agognata: la strada del Castello.
Senza dir
parola ad anima viva presi la decisione.
Passarono per
dei mesi prima che il progetto si concretizzasse, perch
conoscevo che lĠimpegno era arduo e non volevo svegliare lĠaspirazione del
popolo, prima che non mi fossi accertato della possibilit di attuarla; volli
andare a studiare il tracciato, rifacendo passo passo la strada mulattiera che,
come tutti sanno, era la sola che conduceva al Castello, alla sede cio delle
Reliquie del nostro S. Protettore.
Giunto sul
Piazzale del Santuario trovai raccolto in preghiera il
nostro amato Mons. Don Domenico Damiano il quale, sorpreso del mio arrivo su
quellĠaltura in unĠora insolita, con la sua nota arguzia, cominci a formulare
la prima domanda: ÒChe cosa vai facendo in questi luoghi? certo
qualche cosa di buono ti gira per la testa!Ó Ma io gli risposi evasivamente con
un piacevole sorriso e dopo la rituale tazza di ottimo caffe che lui solo
sapeva preparare, presi la via del ritorno.
I giorni che
seguirono furono per me giorni di grande trepidazione;
avendo valutato la possibilit di costruire una comoda strada carrozzabile, con
inizio dalla contrada S. Caterina, vedevo dĠaltra parte le grandi difficolta
tecniche e finanziarie.
Mentre quelle
tecniche, riguardanti lĠaltitudine da raggiungere, si potevano facilmente
vincere, la preoccupazione maggiore era il finanziamento dellĠopera.
Dal bilancio
del Comune non si poteva nulla sperare perch era agli sgoccioli ne si poteva far troppo affidamento in un intervento dello
Stato trovandoci in una epoca di grandi sconvolgimenti interni ed esteri.
Ci malgrado impostai le pratiche per chiedere al Governo qualche aiuto,
invocando anche la vecchia Legge Zanardelli che prevedeva la costruzione di strade
in tutte le frazioni, purtroppo senza buon esito. Tutte le risorse dello Stato venivano notoriamente destinate alla preparazione bellica.
Passato un
primo disorientamento presi le mie irrevocabili decisioni
di costruire comunque la strada nel pi breve tempo possibile, dal bivio di
Massa fino al piazzale del Santuario.
Senza alcun
fondo disponibile, ma con la sola fede del Santo nel cuore, portai a conoscenza
del popolo le decisioni cos arditamente prese.
Infatti,
dietro lĠincoraggiamento e il sostegno morale di Mons. Damiano, informatone
S.E. il Prefetto, lanciai alla cittadinanza il
seguente appello:
CITTAĠ
DI MARATEA
Concittadini!
Spinto dal solo ideale di attuare un sogno
lungamente vagheggiato, incoraggiato dalle Autorit Politiche ed Ecclesiastiche
e specialmente dal solerte Vicario del Santuario, mi accingo a dare inizio ai
lavori della Strada rotabile che dalla contrada Santa Caterina, sulla via di
Massa, dovr portarci al Santuario del nostro Inclito Protettore San Biagio.
La fede che tutti abbiamo
in Lui e la fiducia nelle Autorit Superiori per la concessione di un sussidio,
mi incoraggiano ad affrontare senza nessun fondo di cassa, la rilevante spesa,
nella certezza che tutti mi verrete in aiuto e specialmente i nostri
concittadini residenti allĠestero che sentono pi vivo il bisogno della
protezione del Santo Protettore.
Chi dar da mille lire in su
verr ricordato nel marmo ed anche le offerte minori saranno degnamente
ricordate.
Chi non pu dare nulla, mi venga incontro con
prestazione dĠopera e con offerte di materiali, in modo da poter raggiungere al
pi presto la desiderata meta.
I lavori verranno
eseguiti sotto la mia personale direzione con la minore spesa possibile -
consistente nella solo mano dĠopera salariata.
Le offerte dovranno inviarsi esclusivamente al
M. R. Sac. Don Domenico Damiano Vicario del Santuario, il quale avr cura
di pagare volta per volta le giornate di lavoro, che verranno
controllate da apposito incaricato.
A lavori compiuti sar dato dallo stesso R.
Vicario un minuto rendiconto.
Le offerte inviate verranno
pubblicate, volta per volta, nel bollettino parrocchiale.
Concittadini, sono tutte belle le nostre strade
ma questa che noi andremo a costruire sar la pi bella perch, oltre a
facilitare le visite al Santuario, sar una strada panoramica ed incantevole per il suo vasto orizzonte, che canter le
glorie del nostro Santo Protettore.
Dal Palazzo di Citt, 9 Novembre 1939—XVIII
Il
Commissario Prefettizio
Cav.
Biagio Vitolo
Dieci giorni
dopo, il 19 Novembre 1939, con un gruppo di pochi
operai iniziai i lavori dal bivio di S. Caterina sulla via di Massa.
Giorno per giorno aumentava lĠentusiasmo del popolo e maggiormente
della classe operaia, uomini e donne, che affluivano a dare gratuitamente la
loro giornata lavorativa.
Solo nellĠorganizzazione
e nella direzione dei lavori ricorsi ad un mio caro
amico, Pedota Luigi, Capo Cantoniere della Statale 18, uomo eminentemente
pratico, per farmi dare un aiuto. Ben volentieri ader e con tanto slancio.
Vedemmo con
ammirazione e commozione presentarsi sul lavoro anche operai dei paesi vicini
per offrire la loro giornata, gente che negli anni precedenti veniva a piedi in
pellegrinaggio per implorare grazie al Santo.
Incominciarono
anche le difficolt ed i contrasti come sempre accade
quando qualcuno cerca di fare un poĠ di bene per tutti disinteressatamente: mi
riferisco ai piccoli pezzetti di terreno privato da occupare per il passaggio
della strada.
Ma ogni intralcio fu superato con la persuasione che la strada si
costruiva per la fede al Santo e per un avvenire turistico della zona e non per
interesse personale.
Anche la
parola del Parroco che aveva la cura di quelle anime valse tanto a vincere gli
ostacoli. Cos si riusc a far firmare un impegno ai proprietari che
dichiaravano di cedere gratuitamente al Comune il terreno attraversato dalla
strada.
Si lavor
fortemente senza interruzione, utilizzando anche giorni festivi, naturalmente
col permesso del Parroco. Vedemmo con grande emozione ma anche con grande soddisfazione gli operai lottare con lĠimpervia
montagna e vincerla. Si faceva a gara a chi pi poteva strapparle un pezzo di
roccia e creare un muro.
Vincendo tutte
le difficolt di carattere tecnico e finanziario in meno di quattro mesi si pot
arrivare con la strada alle prime case del Castello, Porta Santa Maria, che fu attraversata dalla prima macchina il giorno 25 Aprile 1940.
Cos si
tradusse in realt quello che per tante generazioni era stato un sogno.
Quel giorno fu
il pi bello della mia vita, perch sentivo di essere riuscito a dare alla
Citt di Maratea unĠopera sempre agognata e da nessuno realizzata.
Per lĠopera
non si considerava ultimata; la strada non si poteva e non si doveva fermare a
Porta Santa Maria, ma doveva raggiungere il piazzale del Santuario. Si doveva
solo sospendere momentaneamente per mancanza di fondi. In quel periodo con
Decreto Reale, fui nominato Podest della Citt di Maratea; eravamo gi in
guerra, i nostri primi baldi giovani erano stati
chiamati alle armi e partiti per ignota destinazione, cominciava la
disoccupazione, era in vigore il tesseramento dei generi alimentari,
incominciavano a mancare i materiali da costruzione.
Gravissime si
presentavano le mie responsabilit di amministratore sotto ogni punto di vista;
soprattutto per lĠapprovvigionamento e lĠordine pubblico, ed
il tempo bastava solo per lĠordinaria amministrazione.
Ma io avevo unĠaltra
missione da compiere ed una promessa da mantenere e cio
portare la strada fino al piazzale del Santuario.
Senza perdermi
dĠanimo affrontai nuovamente lĠardua impresa, chiedendo ancora un altro
contributo al popolo, con il seguente manifesto:
COMUNE DI
MARATEA
Concittadini!
Nel mese di Novembre u.s. vi rivolsi un appello
per la costruzione della Strada che ci doveva condurre al Santuario.
Tutti rispondeste col pi
vivo entusiasmo dandomi la possibilit di iniziare subito i lavori che furono
proseguiti con quel dinamismo che distingue le nostre genti.
Vedemmo cos la strada in meno di quattro mesi
toccare le prime case del Castello.
EĠ doveroso rivolgere un vivo ringraziamento a
tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione
di questo sogno secolare con offerte in denaro, agli operai che generosamente
hanno prestato la loro opera, a coloro che hanno offerto la propriet per il passaggio
della strada, al Sig. Pedota Luigi che con la sua opera diligente e
disinteressata ha contribuito molto allĠesatta esecuzione dei lavori, che ci
hanno dato una strada panoramica di primo ordine.
Fummo costretti a sospendere i lavori stessi, perch
tutti i fondi furono da essi assorbiti. Quando saranno resi noti i conti si potr giudicare della grande economia che abbiamo
realizzato.
Ora mio intendimento riprendere subito i
lavori della strada per portarla sino al piazzale del Santuario, con lo stesso
ritmo con cui furono iniziati.
Ed ecco perch mi rivolgo di nuovo alla vostra generosit
sicuro che risponderete secondo le vostre possibilit a questo secondo appello.
Concittadini, voi avete potuto sperimentare la
protezione del nostro Patrono S. Biagio in questo periodo di gloria per le
nostre armi. Tutti i nostri concittadini chiamati a servire la Patria, dopo
tante vittoriose battaglie, in terra, in mare e in cielo, sono incolumi e
giornalmente mandano le loro offerte in ringraziamento.
Anche voi dovete dimostrare questa fede ridando
ancora qualche obolo.
Dobbiamo a qualunque costo completare la strada,
nel pi breve tempo possibile, per poterla inaugurare con lĠintervento ambito
delle Autorit della Provincia e far si che ritornando dalla guerra i nostri
soldati possano essere loro i primi ad attraversarla con la bandiera della
Vittoria.
Dovr essere questo il primo pellegrinaggio
ufficiale alla nuova Basilica, elevata a tale dignit in cos breve tempo per
la volont tenace e creativa dellĠinstancabile e fattivo Rettore Don Domenico
Damiano.
In quel giorno, sulla pi alta cima del nostro
Sacro Monte, innalzeremo una Croce monumentale, possibilmente illuminata,
visibile dal nostro mare e da tutto il territorio circostante. Sar quella la
nostra ara, simbolo di fede, di pace e di vittoria, che dovr tramandare ai
posteri il ricordo dei sacrifici compiuti dai baldi soldati di Maratea per la
conquista della civilt del mondo.
Concittadini, sono sicuro che non rester deluso
in questo mio appello e se le offerte saranno abbondanti non mancheremo di fare
anche altre opere esterne che daranno maggiore lustro al Santuario.
Le offerte devono essere come per il passato
indirizzate al Rettore della Basilica Prof. D. Domenico Damiamo, con la
dicitura Òofferte per la StradaÓ .
Maratea, 22 Settembre 1940-XVIII
II
Podest
Cav.
Biagio Vitolo
A questo mio secondo appello si
rispose con tanto entusiasmo che il solo ricordo mi riempie lĠanimo di
commozione.
Cos il 19 Novembre 1940 ripresero i lavori per la continuazione della
strada.
Questo nuovo
tratto doveva attraversare il centro dellĠantica Maratea; pertanto occorreva
demolire i ruderi di molti fabbricati di propriet private, per alcuni dei
quali si erano perdute anche le tracce degli eredi.
Dovetti cos
assumere personalmente la responsabilit degli atti che si compivano per il
passaggio della strada, demolendo le vecchie case. Riuscii con solo poche noie
a distruggere come giustamente diceva Mons. Damiano i Ònidi
di gufiÓ e fare piazza pulita per il passaggio delle macchine.
La prima ad
attraversare il tratto finale il 3 Maggio 1941 fu lĠauto
del Vescovo con un seguito di altre macchine. S.E. si recava al Castello per
celebrare lĠelevazione del Santuario alla dignit di Basilica e per la
sistemazione dellĠUrna contenente le Sacre Reliquie di S. Biagio nel trono,
eretto in altra sede.
Cos ebbe
termine questa, per noi, grande impresa, che per tante generazioni era un sogno
e per molti chimera perch non si credeva nella sua
riuscita, si pensava invece che non essendoci un regolare progetto ed una disponibilit
finanziaria, con le difficolt che si potevano incontrare, lĠimpresa sarebbe
fallita. Tutto ci non si verific e noi modestamente potemmo dimostrare che lĠesperienza molto spesso fa pi del sapere.
Ora restava da
costruire la Croce monumentale come avevo accennato nel mio manifesto del 22 Settembre 1940, sulla pi alta cima del Sacro Monte.
Eravamo in
guerra, non vi erano materiali ne mezzi, avevamo solo
la volont di fare e far presto.
Mi rivolsi ai
miei colleghi impresari di Lauria e Sapri per avere il cemento, ricorsi
finanche alle tombe fuori uso nel nostro Cimitero per ricavarne il ferro.
Riuscii ad
avere anche il necessario per il parafulmine e mio fu tutto il materiale
per forme ed impalcature.
Cos fu
innalzata la Croce col suo incantevole terrazzo che dominava il Golfo di
Policastro. Ora bisognava fare la strada dĠaccesso dal
piazzale della Basilica al terrazzo della Croce, un tratto di circa trecento
metri, sulla cresta del monte ove vi erano ancora i resti dellĠantico abitato.
Anche questo
lavoro presentava le sue difficolt per lĠabbattimento di ruderi con la occupazione di terreni, ma soprattutto per la posizione
topografica della zona su cui doveva correre la sede stradale, ma a questo pens
la dinamite e la costruzione di muri a secco. Cos si ebbe un rettifilo
meraviglioso con lo spiovente a destra sulla nuova Maratea e la sua
ubertosa e lussureggiante valle e quello di sinistra sul mare dai mille colori
e la sua incantevole e meravigliosa costiera.
Un insieme
veramente stupendo!
Anche lĠallargamento
del piazzale della Basilica contribu a dare pi estetica e maggior decoro alla
zona.
Con questo il
mio progetto e le mie promesse si attuavano e fu un vero prodigio se in tempi
cosi difficili si pot costruire unĠopera veramente
grandiosa.
Mia fu quindi lĠidea
e lĠiniziativa di costruire la strada, allargare e sistemare il piazzale
dinanzi alla Basilica ed innalzare la Croce
monumentale, col suo viale e lĠincantevole terrazzo.
Il Primo
Presidente della Suprema Corte di Cassazione S.E. Eula insieme a S.E. Vitton in
una visita al Santuario il 18 Luglio 1958 definirono
il posto pi Òunico che raroÓ.
Un celebre
predicatore lo defin Òun piccolo lembo di ParadisoÓ e
lo stesso Rettore della Basilica Òun luogo dove il Signore si rivela in tutta
la sua grandezzaÓ; fu per merito del popolo e degli operai che diedero le
somme necessarie e prestarono la loro opera manuale.
Io mai dimenticher
ma avr sempre presente quellĠentusiasmo di popolo che ebbe fede ed appoggi le mie iniziative.
La strada e la
Croce, come avevo previsto nel manifesto del 22 Settembre
1940, dovevano essere inaugurate al ritorno vittorioso dei nostri soldati, ma
purtroppo la guerra fatalmente fu perduta, pur se combattuta con coraggio ed
amore dal soldato Italiano.
Per la strada
non vi fu quindi inaugurazione, ma solo entusiasmo per il passaggio delle prime
macchine.
In un secondo
tempo il 3 Agosto 1947 quando i combattenti e reduci
furono quasi tutti ritornati S.E. il Vescovo bened la Croce monumentale
davanti allĠintera cittadinanza ivi convenuta.
LĠUfficiale
reduce della Germania, Ins. Pasquale StoppelIi, a nome
di tutti i Combattenti prese la parola e disse:
ÒEccellenza Reverendissima,
Confortati ed onorati
dalla Sua presenza, sono lieto di porgerLe, a nome della Sezione Combattenti e
Reduci di Maratea, il nostro devoto saluto.
Noi conosciamo il suo nobile cuore, noi abbiamo
sperimentato il Suo vivo interessamento ed il Suo
valido appoggio per ogni degna iniziativa di questo popolo e Gliene siamo
veramente grati e riconoscenti.
Concittadini, Commilitoni,
Su questo monte, coronato dal sole e dalle
istorie, che si eleva dalle glauche acque verso lĠazzurro infinito, sĠerge dominatore su un avanzo del morto paganesimo, in
tutta la maest del suo trionfo, il tempio dellĠAmore e della Gloria, custo- de
secolare delle reliquie del Martire Sebasto, Vigile Scorta della citta di
Maratea.
Non senza commozione profonda il partente volge ad Esso lo sguardo fiducioso, nel ricordo nostalgico del
Paese lo vede, nella mente, gigante a cavaliere del monte e chi ritorna ha per
Esso il primo sguardo, il prime fremito di commossa riconoscenza.
S. Biagio sentito vivo e operante su questo
monte, il suo venerato Torace freme amore per il paese prediletto, il suo cuore
di Martire e di Santo sembra ancora palpitare nellĠUrna Sacra.
Si susseguono gli anni, i secoli, tante idee
innovatrici e perturbatrici si agitano nellĠaria in una ridda fantasmagorica,
ma tutto passa e S. Biagio rimane, fiero ammonitore della verit Eterna a
benedire la fede di un pellegrinaggio che da tanti secoli si snodato per la
sua tortuosa strada: pellegrinaggio che sarebbe stato certamente pi numeroso
se la strada avesse permesso il trasporto del vecchio e dellÔinfermo, tanto che
il sospirato desiderio di una strada rotabile che allacciasse il Santuario al
Paese fu sogno di diverse generazioni.
E questo sogno cos lungamente vagheggiato in
tempi migliori doveva trovare attuazione nel periodo tormentoso e difficile
della seconda guerra mondiale, nel quale mancava nel modo pi assoluto
materiale indispensabile per portare a compimento. LĠidea di costruire la
strada sgorg dalla mente e dal cuore del benemerito concittadino Cav. Biagio Vitolo, allora amministratore del nostro comune;
uomo solerte, tenace nel suo volere, animato di amore verso il Paese, seppe
superare ogni ostacolo per portare a compimento lĠopera prodigiosa che doveva
coronare un sogno secolare.
Gli fu accanto a sorreggere ed
attuare lĠidea con uno slancio straordinario di operosit e di fede, il Molto
Reverendo Arciprete, Mons. Domenico Damiano; si distinsero il Sig. Pedota Luigi
per la sua opera disinteressata e quei lavoratori che offrirono senza compenso
la loro fatica; partecip con offerte il popolo tutto, con generoso
irresistibile entusiasmo.
La strada viene
costruita e di fronte al tempio assunto a dignit di Basilica per grande
iniziativa del Rettore Mons. Domenico Damiano, viene elevata maestosa e
altamente significative una Croce monumentale, in ricordo della guerra e in
onore dei soldati di Maratea.
Per il nobile fine per cui e stata eretta, io
sono ad esprimere, al generoso ideatore e costruttore
Cav. Biagio Vitolo la commossa riconoscenza dei combattenti e reduci di
Maratea.
La guerra non si poteva vincere perch moncavano
i mezzi e la concordia, ma si per duramente e lungamente combattuto. II
Soldato Italiano non e stato inerte spettatore della tragedia, e stato invece
vittima inconsapevole dellÔaberrazione e dellĠerrore, abbandonato in una lotta
impari col fucile 91 contro il carro armato e senza
armi adeguate contro il velivolo che si accaniva nella spietata caccia allÔuomo.
Anche di fronte a tanta disparit in una guerra
ingaggiata tra lĠuomo e la macchina, il soldato italiano ha saputo opporsi per
lungo tempo e lo dimostrarono i nostri eroi caduti, i combattenti che portano
nelle carni i segni augusti del loro sacrificio, chi ha speso quasi un decennio
di vita al servizio della Patria.
Ave Crux, tu che simboleggi il grande sacrificio
di un martire morto per tutti i martiri, di un Eroe
morto per tutti gli eroi. Tu sola, nel tuo linguaggio, da tanta santit, puoi
narrare rivolta al cielo, al
mare, alla terra il sacrificio dei nostri prodi. Essi caddero nellĠadempimento
del proprio dovere, confortati dalla dolce illusione
di essere stati utili alla Patria, portando immacolato nel cuore lĠonore di
soldato e dĠitaliano.
Caduti consideriamo
anche i reduci colpiti da crudeli infermit, veri agonizzanti che hanno avuto
soltanto il supremo privilegio di poter abbracciare i loro cari non nella gioia
piena del ritorno alla vita ma per il pi triste addio di separazione.
Noi ogni volta che sosteremo qui saremo
consapevoli di compiere un rito guardando la croce, noi ricorderemo il loro
sacrificio e trarremo gli auspici per la lotta di domani.
Un popolo che dimentica i propri morti rinunzia
alia storia.
Non si inizia il
cammino verso la redenzione se non saremo uniti nel venerare ed onorare i
nostri Caduti. I morti sugli arsi massicci africani e
nel gelo dei monti balcanici sono pari nel valore ai morti del fatidico Carso e
del tormentato Piave; pari rimangono oggi nel vano sacrificio senza riscatto e
senza premio. Con dolore bruciante noi sopravvissuti siamo
costretti ad accettare lĠiniquo trattato che sapeva lĠItalia dalla stessa continuit
del suo territorio; nellĠaccettarlo echeggia il gemito di tutti i morti delle
guerre dĠindipendenza e mentre il tricolore dĠItalia viene ammainato nelle
nostre terre, nasce tormentoso, vivo, il sentimento di non ammainarlo mai nei
nostri cuori.
E Tu, o Croce benedetta, destinata ad essere lĠAra Pacis, il faro luminoso per i caduti di
Maratea, sii qui ed altrove segnacolo fulgidissimo di redenzione per la Patria
mutilata in nome di quanti salirono il calvario ed aggrappandosi a Te seppero
cadere col nome dĠItalia sulle labbra e nel cuore.
Maratea - Castello, 3 Agosto
1947
Pasquale
Stoppelli
La Croce fu
anche illuminata per conto e spese di un mio parente Giuseppe
Campilongo residente
a Caracas.
Cos si concluse unĠopera da cui la posterit dovr trarre alti
insegnamenti e ricordare coloro che generosamente offrirono i mezzi ed il
lavoro per avvicinare il Patrono al suo popolo e innalzare la Croce monumentale
a ricordo dei caduti di Maratea nelle guerre vinte e perdute, quale faro
luminoso, simbolo di fede e di pace.
Le offerte in
denaro ed altre che venivano indirizzate al M. Rev.ndo
Don Domenico Damiano furono pubblicate nominativamente sul Bollettino
Parrocchiale volta per volta, con quella precisione e quellĠinteressamento che
hanno sempre distinto Don.
Domenico in tutte le opere
compiute e gli incarichi ricevuti per la sua Basilica.
Presso lÔUfficio
Parrocchiale della Basilica di S. Biagio tuttora visibile, in un registro, lĠelenco
completo e minuzioso delle offerte ricevute e delle spese sostenute.