Riforma sanitaria sia! Ma
con medico di famiglia!
Valerio Mignone* Pubblicato su La
Nuova del Sud l11 agosto 2021
Occorre
interrompere il silenzio sulla riorganizzazione sanitaria programmata nel Piano
Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) varato dal Governo,
e pubblicato dallAgenzia Nazionale per i sistemi sanitari regionali (Agenas), per evitare che il nuovo modello della Sanit
pubblica porti alla spersonalizzazione.
Come noto,
negli anni 60-70 del 900, in Italia cera un arcipelago di casse mutue,
come INAM, INPDAP che garantivano assistenza sanitaria ai propri iscritti, o rimborsi
per spese sanitarie affrontate. Ed i medici, a loro volta, dovevano avere sulla
scrivania i relativi ricettari. Alcune aziende, come lOspedale Maggiore di
Milano e la casa farmaceutica Carlo Erba, avevano casse mutue interne per i
dipendenti. E per lassistenza ai poveri dei vari Comuni cerano le Condotte
mediche.
Nel 1978 giunse
la Legge n. 833 che semplificava il Servizio Sanitario Nazionale, e riconosceva
il diritto alla salute ad ogni cittadino, come sancito dallarticolo 32 della
Costituzione della Repubblica Italiana. Daltronde, gi dal 1968 cambiava il
mondo, in senso antropologico, e non solo. Sul piano politico si superavano alcuni
dogmi sociali. Evolveva la digitalizzazione con i primi Fascicoli sanitari
elettronici, e con la Telemedicina. Il
pianeta terra si surriscaldava, si scioglievano i ghiacciai, nei Paesi poveri
le malattie infettive erano endemiche.
La pandemia
da Covid-19 stata occasione per verificare la efficienza e funzionalit dei
Sistemi sanitari a livello globale. Limitando lanalisi allItalia, si pu
affermare che, dopo la fase iniziale, con i decessi e la invasione delle
terapie intensive, la organizzazione ospedaliera ha retto, come in tutti i
Paesi avanzati, quando il Governo centrale ha recuperato, ed ha esercitato, in
gran parte la competenza del Sistema Sanitario Nazionale.
Oggi, pur
essendo numerosi i contagiati, cՏ una scarsa pressione sugli ospedali e sulle
terapie intensive, sia per gli effetti benefici delle estese vaccinazioni, sia
per la limitata morbosit della variante Delta del Covid-19. E tuttavia, opportuno ancora mantenere
distanziamento, mascherine, e igiene in senso lato.
Purtroppo,
intellettuali mettono in dubbio la efficacia delle vaccinazioni, e la utilit
del relativo certificato, quale il Green pass,
giustamente obbligatorio per alcune categorie lavorative, a garanzia della
salute pubblica. Non sono condivisibili le loro argomentazioni, secondo cui il
Green pass obbligatorio sarebbe un segnale della crisi della idea di
rappresentanza, e costituirebbe un pericolo per la democrazia in Italia! E il
caso di affermare che in crisi il mondo di quegli intellettuali,
che non accettano le evidenze scientifiche; ed in crisi la rappresentanza
politica che ne riconosce la credibilit! Fortunatamente,
questa frazione di intellettuali largamente minoritaria; nella realt
prevale la scienza che annulla le Fake news, e prevale
la politica che sostiene le competenze istituzionali e le indicazioni
sociosanitarie.
La bozza del
suddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)
varato dal Governo, prevede, tra laltro, lOspedale della Comunit con funzioni
e cure intermedie tra Territorio e Ospedale. Ce ne sar uno ogni 115 Km
quadrati per persone che non hanno necessit di essere ricoverate in reparti
specialistici ma necessitano di unassistenza sanitaria che non potrebbero
ricevere a domicilio, con 171 operatori sanitari, di cui 6 medici, 99
infermieri, 66 operatori sociosanitari. Per malati cronici e gravi prevista
assistenza, e cura, a domicilio.
Viene
proposta, poi, la Casa della Comunit, la cui definizione troppo generica per
poter essere riconosciuta inizialmente come un tassello del Servizio Sanitario
Nazionale; si potrebbe ripristinare la vecchia sigla U.S.L., gi nota per Unit
Sanitaria Locale. Ma, al di l, del nome, necessario rivederne la
funzionalit.
In questa
Casa della Comunit prevale il personale infermieristico ed amministrativo,
mentre ogni vecchio medico di Famiglia, o del Territorio o di base, che dir
si voglia, sarebbe addetto alla cura di tutta la popolazione territoriale, e
non soltanto dei propri iscritti. Tale innovazione potrebbe spersonalizzare il
rapporto medico-paziente, rendendo il medico un distaccato burocrate, e la
persona malata un anonimo numero da curare. Tutto ci da evitare.
Ben venga, in
un Centro sanitario polifunzionale, senza barriere architettoniche, un
poliambulatorio unico per vari medici di base, come, peraltro, gi si pu
riscontrare in alcuni Territori. Ogni medico abbia i suoi pazienti da seguire
per prevenirne, e curare eventuali malattie, e seguirne la riabilitazione. Non
si restringa la funzione del medico al modello di un pur rispettabile sportello
di Ufficio della pubblica Amministrazione, in cui vari funzionari si alternano al
servizio ben codificato, ed eseguibile con click, pi o meno numerosi, su tastiere
di computer.
La
prestazione medica ha una sua complessit e continuit, di imprevedibile
variabilit, presuppone fiducia reciproca, fino allempatia, tra medico,
paziente, familiari. Le Istituzioni ne prendano atto, almeno in questo momento
storico, in cui ancora sono operativi tanti, tantissimi medici, che sono
diventati tali dopo la lettura de La Cittadella, di Archibald Josepf Cronin, le cui descrizioni
sono riscontrabili ancora in non pochi strati sociali. In futuro si vedr!
*Gi
primario medico e Membro di Commissioni parlamentari Sanit