Attualit del pensiero
del sen. Carlo Levi su armi e atomica
Valerio Mignone*
Rocco Mazzarone, medico nativo di Tricarico, tisiologo,
conosciuto da chi scrive nel 1981 nel Comitato Tecnico Sanitario Regionale
della Basilicata, voluto dallAssessore Regionale alla Sanit Fernando
Schettini, ebbe occasione, negli intervalli delle poche sedute, di parlare di
Carlo Levi, nella sana convinzione che con corregionali bisogna parlare di
personalit, e fatti collegati alla Storia locale. In tale scia, si ritiene
opportuno proporre ai lettori qualche cenno su Carlo Levi, senatore della
Repubblica italiana, come da relativi Atti parlamentari, del lontano 1963,
contribuendo, con ci, a renderne noto un dato della biografia, a 120 anni
dalla sua nascita.
Laureato in
Medicina e Chirurgia, Levi non esercit la professione di medico. Dotato di
spirito artistico, era diventato un pittore di successo. Dipinse la lunga tela
Lucania 61, per onorare, tra laltro, il suo amico Rocco Scotellaro,
il poeta sindaco di Tricarico, del quale, nel 2023, ricorrer il centenario
della nascita. La tela, ospitata a Palazzo Lanfranchi in Matera, fu
commissionata dal Comitato per le Celebrazioni dellUnit dItalia, per
rappresentare la Basilicata alla mostra Italia 61, inaugurata a Torino nel
maggio 1961.
La
connaturata libert intellettuale port Carlo Levi ad opporsi al regime
fascista, che lo condann al confino ad Aliano, ove gli abitanti ne
sollecitavano il consulto, diffidando dei medici locali, considerati medicaciucci, come riportato nel Cristo si fermato ad
Eboli.
Presente nel
mondo culturale italiano da poeta, saggista, e scrittore, Carlo Levi venne eletto
per due legislature al Senato della Repubblica Italiana, come Indipendente di
Sinistra per il Partito comunista italiano; la prima volta, nellaprile 1963,
nel Collegio di Civitavecchia, e la seconda volta, nel maggio 1968, nel
Collegio di Velletri, aderendo rispettivamente al Gruppo parlamentare Misto, e
al Gruppo della Sinistra Indipendente.
Significativo
fu il suo primo intervento nellAssemblea del Senato nella Seduta del 21
dicembre 1963 per dichiarazione di voto di fiducia sul Governo di Aldo Moro.
Esord
evidenziando: la discussione che si svolta in questi giorni nei due rami
del Parlamento, e nel Paese, sul nuovo Governo, ha avuto momenti drammatici, di
alta tensione intellettuale, di rinata passione per la politica, come forse da
anni non avveniva piho ritenuto di dover parlare, e motivare brevemente il
mio voto: brevemente, come si conviene alla naturale commozione di chi prende
la parola per la prima volta davanti a un cos alto consesso, e limitandomi,
come giusto in una dichiarazione di voto , ad alcune rapide considerazioni
generali.
Erano i
tempi di Riccardo Lombardi, Ugo La Malfa, Antonio Giolitti, Vittorio Foa, a parere dei quali il Centro-sinistra sarebbe stato
la soluzione illuminata dei problemi nazionaliCՏ, al fondo, una superbia
intellettuale; di questa superbia intellettuale abbiamo peccato anche noi, e la
conosciamo, fino a quando lesperienza del mondo contadino ce ne ha guarito, e
abbiamo cercato di metterla fuori di noi, diventata poesia. Con umilt Carlo
Levi riconobbe che la civilt contadina maestra di vita. Ma riconobbe anche
che la realt altra, (e non solo, come fu detto, per le nuove condizioni
economiche, per lurbanesimo, lemigrazione, e cos via! Una posizione
intelligentemente conservatrice vi si deve adattare: deve studiarla,
riconoscerla, non negarla a costo della propria perdita. Lo hanno detto, con la
loro alta oratoria, qui, il senatore Gava, e alla
Camera lon. Zaccagnini il quale disse, se non erro, che di fronte ad una
realt in movimento si possono commettere errori muovendosi, ma si erra
certamente restando fermi. E dunque questa una politica conservatrice
intelligente ed efficace, al posto di una politica conservatrice ottusa e
suicida.
Levi non
ignor le tendenze innovatrici del Governo Moro, che pose attenzione al nuovo
come necessit, e, ben consapevole dei
problemi sociali che affliggevano lumanit, riconobbe la novit della
versione cattolica delle dottrine neocapitalistiche. Queste concezioni permeano
il programma, e rappresentano un momento moderno e nuovo, per quanto in s
contraddittorio e ambivalente. Lenciclica sociale Mater et Magistra, promulgata il 15
maggio 1961 dal papa Giovanni XXIII, proponeva una versione cattolica delle
citate dottrine neocapitalistiche.
Pur amico
dello scienziato, e ministro Carlo Arnaudi, Carlo
Levi ribad: Ma le grandi novit del nostro tempo non sono soltanto gli
sviluppi economiciLa dimensione atomica ha capovolto tutti i problemiChiediamo
che il nostro Governo proclami fin dora solennemente che lItalia sar sempre
estranea a un conflitto atomico, comunque o per qualsiasi ragione iniziatoContro
la morta ragione di Stato, vive la ragione, che difesa della vita, dei valori
delluomo, della sua esistenza.
La Stampa di
Torino scrisse di Levi: Levi ha pronunciato un discorso letterariamente molto
suggestivo ed elegante, citando espressioni tipiche della sua opera narrativa e
riferendosi allesperienza di umilt e di forza derivatagli dal contatto con il
mondo contadino italiano. Levi ha dato un giudizio negativo sul governo e sul
suo programma che esprimerebbe una politica intelligentemente conservatrice e
non rinnovatrice come credono <<per una nobile, passionata, illuministica
ma astratta interpretazione>> Nenni, Lombardi, Giolitti. Levi ha concluso
annunciando il suo voto contrario. Il governo Moro ottenne dal Senato la
fiducia con 175 s e 111 no.
LUnit,
diretto da Mario Alicata, e Luigi Pintor, il 22
dicembre 1963, scrisse che subito dopo il discorso del senatore a vita Gronchi,
ha preso la parola Carlo Levi il quale ha motivato la propria opposizione
allattuale formula di governo in termini di fiducia in quei valori di libert
e di dignit che animano le grandi masse popolari. Il popolo italiano di
fronte ai problemi reali del Paese maturo e capace di trovare la propria
unit al di fuori di qualsiasi compromesso e di qualsiasi formula
mistificatoria; tale unit dovr concretarsi nel rinnovamento dei metodi, nel
chiarimento dei fini e nella conoscenza della nuova realt del mondo, in vista
della creazione di una societ veramente libera e nuova. In nome di questa
esigenza di dignit e libert, Carlo Levi ha dichiarato di votare contro questo
governo, il cui programma indica s un nuovo indirizzo ma solo nel senso di
aver scelto una linea di conservazione intelligente e moderna in luogo della
conservazione arretrata e ottusa del recente passato. <<La esigenza di un
reale rinnovamento della vita nazionale, libero da ipoteche conservatrici e
consapevolmente partecipe delle profonde trasformazioni della vita sociale in
tutto il mondo, resta estraneo allo spirito di questo governo>>. In tema di
politica estera, Levi ha ricordato il cosiddetto <<appello dei
dodici>> lanciato nello scorso anno da un gruppo di intellettuali
italiani, appello che chiedeva che lItalia restasse sempre estranea a
qualsiasi conflitto atomico. Come potr lattuale ministro Arnaudi,
che fu tra i firmatari di quellappello, agire in quel senso, quando simile
indirizzo contrasta con tutto il programma di governo, il quale tra laltro
continua ad ignorare paesi come la Cina popolare e la Germania dellEst mentre
persiste nel riconoscimento di Stati quali la Spagna di Franco e il Sudafrica
razzista?>>.
Il lettore
vorr perdonare se, a conclusione delle trascrizioni, si esprime qualche
pensiero su quanto accade oggi in Ucraina, che riecheggia, in parte, ci che, a
suo tempo, invocava lo stesso Carlo Levi: lo stop alla bomba atomica.
Putin, che
sgancia bombe in Ucraina, veterocomunismo! Innanzitutto, si fermino le bombe!
Il Comunismo Togliatti, Enrico Berlinguer, il lavoratore con le mani
callose che, ancora oggi, fa fatica a guadagnarsi il pane nei confronti di un
becero neocapitalismo, che abusa degli attuali crimini di guerra per aumentare
il prezzo del grano e del gas.
Quanto alla
Comunit Europea, essa, pur in presenza di minoranze nazionaliste, costituisce
di fatto una Istituzione unitaria, dal Nord Europa alla Grecia. I tempi sono maturi
a che la NATO (North Atlantic Treaty Organisation), fondata il 4 aprile 1949, con sede centrale
a Bruxelles, si limiti allEuropa, invitando gli Stati Uniti dAmerica a farsi
da parte. Ed anche lONU, lOrganizzazione delle Nazioni Unite, va riformata,
adeguandola alle nuove esigenze politiche mondiali, a cominciare
dallabolizione del Veto di cui fruiscono alcuni Stati membri.