Il Seveso ancora allaga Milano! La Scienza ha fatto progressi! E la Politica indugia!

Valerio Mignone

Mercoled 1 novembre ultimo scorso, il Corriere della Sera ha pubblicato i suoi servizi Piogge e vento record al Nord Il Seveso allaga Milano, Accuse incrociate tra Comune di Milano e Regione Lombardia. In questi servizi la prima Regione dItalia, e la sua prima Citt si accusano reciprocamente! Il cittadino, ignaro, sinterroga su tali conflitti istituzionali, non senza stupore e indignazione!

Gi il 31 ottobre 1976, Walter Tobagi titolava sul Corriere della Sera <<Il maltempo infierisce su una zona mal difesa>>, e si riferiva alla esondazione del Seveso, che aveva allagato anche il tratto di strada che porta allospedale di Niguarda-C granda.

Gi nel lontano 1969, il tratto di strada tra il Centro di Milano e lospedale di Niguarda-C granda veniva allagato per la pioggia persistente, con penetrazione dellacqua nelle cantine, nei garage, e nei seminterrati. Son passati, da allora, ben 59 anni! E questi disagi persistono!

Oggi, pur con qualche capitombolo istituzionale, nei comunicati Stampa tra Comune di Milano e Regione Lombardia, appaiono chiare le reciproche accuse sulla inadeguatezza dei progetti tecnici per far fronte al surplus di piogge, ed allallagamento delle vie cittadine.

E cambiato il mondo! E cambiato il clima con il surriscaldamento del globo terrestre, cambiato il giornalismo, come si pu osservare sulla prima pagina del Corriere della Sera, interamente occupata dallo scritto di Walter Tobagi, senza fotografie o immagini! Ma la Politica lombarda indugia ancora su tombini di scarico e strettoie, mettendo a rischio la incolumit degli abitanti, pur essendo elaborati quei progetti su basi moderne della Scienza e della Tecnica.

Intanto, incredibile a dirsi, persino la Politica della Lega oggi cambiata, con il lumbard Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, che si attiva perch venga costruito il ponte sullo Stretto di Messina per poter pi facilmente collegare i Paesi costieri del Mare Mediterraneo con il Nord dellItalia e dellEuropa, tramite mezzi di comunicazione veloci, diversi dagli anacronistici, ingombranti Traghetti.

Daltronde, nel 1941, durante la Seconda guerra mondiale, sullisola di Ventotene, i tre confinati politici Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, scrivevano il Manifesto di Ventotene, in cui auspicavano quellUnione dei Paesi europei, che, nel 1992, fu ratificata come Unione Europea. Gli obiettivi erano: la fine delle guerre tra i popoli europei, e la equiparazione dei redditi da lavoro.

E, purtroppo, a distanza di 82 anni, in Italia, oggi, si stenta a raggiungere un equilibrio economico tra Nord e Sud. Le cause sono molteplici: il Mediterraneo ha perduto la centralit socioeconomica che aveva avuto in passato, il Sud ha una popolazione numerosa, ed il suo tasso di occupazione di una persona su quattro.       

Lultimo strumento di sviluppo del Sud Italia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), intesa questultima come capacit del Sud di superare le proprie difficolt. Le relative risorse finanziarie dovranno essere spese nei prossimi tre anni, non oltre la prima met del 2026, in modo aggiuntivo, e non sostitutivo.

E opportuno ricordare che il PNRR stato concepito come strumento di progresso del Sud sulla base di tre parametri: popolazione, tasso di disoccupazione, e reddito pro capite. E gli obiettivi di progresso, si ribadisce, si devono raggiungere entro 2026.

Purtroppo, gi ci sono tagli a questi finanziamenti, per il mancato rispetto delle norme che stabiliscono obiettivi ben precisi, e non trasformabili. E cՏ il rischio che il divario Nord Sud si accentui, e non si annulli, come temono alcuni meridionalisti, che, dopo la lettura di un documento della Universit Bocconi, hanno rilevato la mancanza di progetti al Sud.

Oggi, lEuropa intera ha interesse che nel Mezzogiorno dItalia ci sia una piattaforma logistica che funga da attrazione di merci dal bacino Mediterraneo: la Zona Economica Speciale unica (ZES). Ed lultima occasione per un finanziamento di grossa portata. Ma gi si esprimono perplessit sulla sua gestione, che si vogliono collocare in uffici tecnici presso il Governo nazionale in carica.

E in Basilicata cosa accade? Qui le strade provinciali sono dissestate, e pericolose da percorrere. Le frane invadono di fango e terra le corsie, causandone la lunga chiusura al traffico, come avvenuto a Castrocucco di Maratea con danni finanziari, e dimmagine, per una localit turistica deccellenza, che porta notoriet a tutta la Regione Basilicata.

La Scienza e la Tecnica hanno fatto progressi inimmaginabili nellaffrontare problemi geologici legati al clima; ma indugi, e inghippi burocratici, bloccano il progresso dei Territori.

Maratea 03 novembre 2023

Valerio Mignone