Maratea e San Biagio: una storia di libri.

di Luca Luongo

I libri su S. Biagio pubblicati a Maratea negli ultimi trecento anni circa sono stati almeno una decina.

Sembra che quella tra i marateoti e il loro santo patrono sia una storia di amore e devozione che  passata - e passa tuttĠora - anche attraverso i libri.

Questa storia non riguarda solo la religione. Rileggendo come autori nati a Maratea (o comunque legati a Maratea) hanno scritto del santo patrono e delle forme devozionali a lui dedicate possiamo scoprire momenti e spaccati di vita della comunitˆ.

Anche per ci˜, in questo articolo ripercorriamo sinteticamente le pubblicazioni sopravvissute nelle biblioteche dĠItalia e del mondo.

A teatro.

La pi antica opera letteraria di cui abbiamo notizia  un testo teatrale. Si intitolava Il trionfo della fede, ossia il Martirio di San Biase. LĠautore purtroppo ci  ignoto. é inedita e in gran parte perduta e dovrebbe risalire alla fine del XVII o allĠinizio del XVIII secolo.

QuestĠopera ebbe un grande successo tra i marateoti dellĠepoca. Gli unici versi superstiti dellĠopera vennero trascritti in un documento dellĠarchivio parrocchiale da Gaetano Ventapane, rettore del santuario tra il 1720 e il 1745.

DallĠantica Cittˆ di Velia distrutta
Poce [sic] leghe distante in Riva al Mare
Ove al Settentrione termina il Lido
La Calabria felice
Erge sassaso Monte altero il Capo
Quasi ˆ toccar col Sole, ˆ cui rendĠombra
Prima tra glĠaltri che le stanno in giro
Coronata di mura ha la cervice
Che fan mobilitade [sic] in cui primate
Par che le baci e che lĠadori
Onde sembrando ella
la Dea del Mare, Maradea [sic] sĠappella

Il successo dellĠopera nellĠimmaginario collettivo  percepibile: ancora oggi  circolante lĠinterpretazione filologica del nome Maratea quale dea del mare che pare nascere proprio qui!

é invece scomparsa lĠattribuzione di maternitˆ di Maratea da Velia, colonia magnogreca ancora non ben localizzata nel Settecento. Ulteriori ricerche, se saranno fortunate, esploreranno la questione. Ma  pur sempre un dato riguardo quella che era, allĠepoca dellĠopera, lĠautopercezione dei marateoti nella Storia.

La leggenda delle reliquie.

Nel 1728 il sacerdote Paolo DĠAlitti (1676-1728) diede alle stampe il suo Della vita e del martirio di San Biagio. Il testo  stato introvabile fino al 2007, quando  stato riedito per i tipi dellĠIstituto Grafico Editoriale Italiano di Napoli. LĠopera  divisa in due parti, la prima riguardo lĠagiografia del santo e la seconda concentrata sul culto che gli si presta a Maratea.

In questo libro si trova la prima versione ampia e sviluppata della leggenda, tuttĠora diffusa, dellĠarrivo delle reliquie del santo armeno su di una nave che si sarebbe fermata di fronte Maratea. Si segnalano anche interessanti notizie sulla storia del santuario e della Regia Cappella.

A dire il vero, una precedente menzione della leggenda era giˆ contenuta nel rogito del 1695 con cui venne istituita la moderna festa patronale. Ma questo documento venne dato alle stampe solo nel 1779 in opuscolo intitolato Sprono verso la maggiore e vera devozione verso il glorioso vescovo, ed invitto martire San Biaggio acerrimo difensore della Regia, e Fedelissima Cittˆ di Maratea. Per interi secoli rimasto introvabile, da questĠanno si pu˜ leggere e scaricare da questo link.

Anni dopo, nel 1790, arriv˜ la seconda monografia. Venne scritta da Domenico Lebotti (1729-1797), parroco e rettore del santuario, e intitolata Storia della vita, virt e miracoli di S. Biagio Vescovo e Martire principale Padrone della Cittˆ di Maratea, e Diocesi di Cassano. Anche Lebotti usa la bipartizione di DĠAlitti. Nella seconda parte si segnala la pi bella e corposa versione letteraria della leggenda della traslazione delle reliquie. Sfortunatamente questo libro  praticamente introvabile negli istituti pubblici (persino la biblioteca del Centro Culturale di Maratea ne difetta) e meriterebbe pertanto una riedizione.

Il manoscritto di Carmine Iannini.

Giunto a Maratea per prendere possesso della parrocchia di S. Biagio nel 1804, il sacerdote napoletano (ma di genitori marateoti) Carmine Iannini (1774-1835) si dedic˜ per gli ultimi sei anni della sua vita alla stesura del suo Di San Biase e di Maratea. Discorso Istorico.

A prima vista lĠopera di Iannini non si discosta troppo da quelle di DĠAlitti e Lebotti. La bipartizione delle parti  identica. Ma le similitudini, in fondo, finiscono qui.

LĠagiografia del santo  molto romanzata, in termini di scrittura, quando non di contenuto. Iannini  lĠunico - a mia conoscenza, quanto meno - a scrivere che in realtˆ il vescovo sebasteno si chiamasse Marco Pupio. Al di lˆ di ci˜, Iannini sfrutta gli episodi della vita del santo per esplorare, con la sua non comune cultura, aspetti della teologia e della dottrina cristiana, anche collocandoli nellĠepoca dei fatti.

La seconda parte  dedicata tutta a Maratea e alla sua chiesa. La storia della cittˆ  molto pi ampia e viene riletta nellĠottica del patrocinio costante del santo. Oltre alle tante interessanti notizie che Iannini fornisce sulla Maratea della sua epoca, si segnala il dettagliato racconto che il curato fa dellĠassedio dei banditi del 1676. Purtroppo non  chiara la fonte da cui attinse, come del resto non solo note le fonti di molte altre informazioni qui contenute.

La rilettura delle vicende di Maratea alla luce della devozione per il santo e il tentativo di stendere la storia dellĠevoluzione della comunitˆ marateota sono un contributo assolutamente originale di Iannini, il cui lavoro influenzerˆ tutti gli autori successivi. Infatti, nonostante il manoscritto sia tornato alla luce solo nel 1985, delle copie circolarono tra gli eruditi di Maratea sin dal XIX: ne sono prova le numerose citazioni che si trovano nei libri successivi alla stesura e precedenti alla pubblicazione.

I Cenni ottocenteschi.

Al XIX secolo risalgono anche altre due pubblicazioni.

La prima porta la firma di Pietro Mazzei-Lieto, che fu perseguitato politico nel 1848 e garibaldino, con suo figlio Carlo, nel 1860. Nel 1858 raccolse alcuni dei suoi articoli apparsi sul giornale letterario napoletano La Rondinella e li pubblic˜ con il titolo di Cenno sulla traslazione del Sacro Torace del Martire e Vescovo di Sebaste San Biagio nella cittˆ di Maratea in Basilicata. Il volumetto consta di poche pagine e si segnala per qualche accenno agli interventi fatti alla chiesa in quegli anni. LĠopera pu˜ essere letta integralmente in questa pagina.

Pochi anni dopo, ma dopo lĠUnitˆ dĠItalia, fu la volta del Cenno intorno alla traslazione del sacro torace del vescovo e martire San Biagio e del corpo di San Macario in Maratea superiore composto dal parroco e rettore Gennaro Buraglia (1831-1921). La prima edizione venne pubblicata a Lerida, in Spagna, nel 1864.

Questo volumetto, seppure di poche pagine,  molto importate. Buraglia si appropri˜ di molte congetture storiche formulate da Iannini nel suo manoscritto - allora ancora ufficialmente inedito - e fiss˜ nellĠimmaginario della comunitˆ la data del 732 come quella dellĠarrivo delle reliquie. Questa data, congetturata come plausibile e probabile da Iannini in una lunga ricostruzione storica, viene da Buraglia ritenuta come pressochŽ certa. Buraglia fu parroco per ben sessantasei anni, avendo quindi tutto il tempo di cementare nella comunitˆ questa data, tanto che nel 1932 si celebr˜ il presunto 1200esimo anniversario della traslazione.

Le opere recenti.

Nel 1928 il nuovo parroco del santuario, Domenico Damiano (1891-1969), diede alle stampe il suo San Biagio a Sebaste ed a Maratea. Il libricino si inserisce nella tradizione ormai consolidata di agiografia e notizie sul culto marateota. Non ha particolari motivi dĠinteresse se non la bella prosa di Damiano. Pu˜ leggersi integralmente online grazie alla digitalizzazione fatta alla Biblioteca Nazionale di Potenza: qui il link.

Nel 1954 lo stesso autore riassunse i tratti fondamentali dellĠopera, insieme con la raccolta di vari articoli a sua firma sul bollettino parrocchiale, nel libro Maratea nella storia e nella luce della fede, che ebbe anche altre due edizioni ampliate nel 1961 e 1965.

Nel 1970 venne edito il saggio storico S. Biagio di Sebaste vescovo e martire patrono di Maratea, composto da Gaetano Drago, sul quale non mi esprimo, non avendolo mai letto.

Ultime in ordine di tempo, due pubblicazioni ancora disponili allĠacquisto: San Biagio a Maratea, Vescovo e Martire di Sebaste, patrono e protettore della cittˆ di Maratea, del 2010, scritto da JosŽ M. Cernicchiaro (1949-2010) e Tina Polisciano, e Divo Blasio. Ricerche storiche e sociologiche sul culto di S. Biagio a Maratea composto qualche mese fa da chi scrive questo articolo.

Il primo si segnala per aver portato allĠattenzione degli studiosi marateoti i risultati delle ricerche a Sebaste (oggi Sivas) del prof. Armand Tchouhadjian. Inoltre, il libro di Cernicchiaro e Polisciano  oggi lĠunico accesso alle notizie contenute in un perduto registro della confraternita di S. Biagio, poi sfortunatamente scomparso dallĠarchivio parrocchiale.

Il secondo, che si elenca per mera cronaca,  un tentativo di analizzare il culto marateota, pi che la vita del santo, nella loro evoluzione storica e sociologica. Contiene notizie inedite sulla formazione del busto argenteo del santo.

E la storia continuerˆ.

Una decina di titoli in trecento anni. Staticamente, uno ogni trentĠanni. é curioso il fatto che pare che ogni generazione di marateoti senta il bisogno di scrivere e fare il punto sulla relazione della comunitˆ di Maratea e il suo santo patrono. Una tendenza che certamente continuerˆ nel futuro.

 

 Luca Luongo

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