Marina di Maratea tra XVIII e XIX secolo
DI LUCA
LUONGO PUBBLICATO 26/05/2020 AGGIORNATO 25/05/2020
Proseguiamo
il nostro viaggio nella storia particolare delle singole frazioni del comune di Maratea. Oggi andiamo a Marina, la pi vasta per
estensione superficiale.
Una
frazione senza nome.
Il tratto di
costa dove insiste la frazione Marina, di fatto, non ha un nome proprio.
Genericamente si tende a far cominciare, a nord, il territorio interessato dal
torrente Malcanale, oggi superato da un ponte
della SS 18, e a chiuderlo, a sud, dalla Bocca del Citrosello o, forse pi correttamente, alla Valle
dellAcqua.
Allinterno
di questo tratto, per, ci sono numerosi toponimi che frazionano il territorio:
Ilicini (che si scrive correttamente
con una sola l), San Giuseppe, Macarro (nome
di un territorio boscoso preso in prestito da uno stabilimento balneare sulla
spiaggia detta Cala Grande o Don Nicola), Rovina, Triolo, San
Bartolo, San Michele, Santa Teresa, Citrosello.
Il nome
collettivo di Marina ha unorigine curiosa. In epoca moderna, la marina
di un paese altro non era che la sua costa: marina
di Maratea, marina di Tortora, marina di Aieta erano espressioni
equivalenti a costa di Maratea, costa di Tortora ecc. Mentre
gradualmente il resto della costiera marateota prendeva nomi specifici, in
parte ceduti alle nascenti frazioni, per il tratto sud letichetta
toponomastica rest scoperta, per cui lepiteto Marina di Maratea
rimasto confinato solo qui.
Rudere di una struttura in
localit S. Giuseppe.
Il Settecento.
Nel Catasto
Generale del 1753 Marina di Maratea pressoch vuota. Sono registrati solo un
paio di frantoi, pochissime cascine rurali e una taverna di propriet del
monastero dei Paolotti. La zona era frequentata solo
stagionalmente, per cui non era necessario costruire molto.
La
principale coltivazione in zona era quella dellolivo. A fine secolo, Lorenzo
Giustiniani (1761-1824) descrive appunto Marina piena
di speciosi oliveti.
I principali
proprietari erano i Calderano, gli Orlando e i Ventapane. Per i possedimenti di questi ultimi dispongo di uno straordinario documento: un inventario
dettagliatissimo delle propriet di questa famiglia a Maratea, che ho potuto
osservare in un archivio privato. Questa fonte ci permette di vedere come erano fatte le prime case di Marina.
Dentro
una delle prime case di Marina.
Nellinventario
sopra citato, redatto nel 1802, troviamo la descrizione del casamento che
la famiglia Ventapane possedeva in localit S.
Michele. Oggi questa struttura esiste come rudere.
La
costruzione aveva due piani. Nel superiore cerano quattro stanze e ad una di esse vi parimenti un piccolo stanzino,
servendosene per uso di dispensa, unArcova
[sic], ed un Ristretto. Nellinferiore vi sono, una Cappella [] un
magazzino con due forni, e con un posto, dove vi sta la tina, e tinella per uso
della vendemmia, ed altri due magazzini, uno dentro
laltro, in dove si ci costruito un Trappeto per macinar lolive,
ed a fianco dellistesso vi la cisterna. Lingresso era abbellito con
sei pilastri che reggono una pergola, di fabrica.
Il casaleno
di S. Michele in una foto del 2009.
Il vasto
fondo connesso alla struttura contava un vasto patrimonio agricolo: cio
Piedi di Vite n. 8000 [] Fichi piedi 77 [] Celsi
n. 17 [] Querce grosse 13 [] Olive piedi 8 [] Prune
piedi 13 [] Scioscelle selveggie
piede uno [] Crisomole due [] Persichi e Percochi piedi 20
[] Carruggia piedi uno [] Noci piedi uno [] Agrumi agri piedi 5 [] Una
macchia di fichi dindia, una macchia di canne.
La struttura
si configura come una piccola masseria, con il piano superiore pensato per dare
uno spazio minimo abitabile (sempre stagionalmente, non trovandosi notizia di
custodi) e il piano inferiore tutto dedicato alle attivit di supporto ai
lavori agricoli.
Le
cappelle.
Tra la fine
del XVIII e linizio del XIX secolo a Marina esistevano tre piccole cappelle,
dedicate a S. Giuseppe, S. Bartolomeo apostolo e S. Michele.
Questultima,
di cui oggi esiste solo la struttura muraria, era posta nel pianterreno del casaleno dei Ventapane.
Aveva il suo Altarino, e Nicchia, colla Statuetta di S. Michele in
alabastro, colla sua vetrata avanti, e fornita di tutti quelli utensili
bisognevoli per la medesima; come pure lacquasantiera di Pietra, ed uno stipetto, per riponerci gli
utensili della detta, e sopra listessa vi unArchetto
con una Campanella di bronzo, per chiamarsi la gente del Villaggio nelli giorni festivi. Purtroppo oggi sopravvissuta solo lacquasantiera.
Marina negli anni 50 del XX
secolo.
Dal 1817 la
cappella di S. Michele assolse le funzioni di chiesetta filiale durante la
stagione della raccolta di olive, cera la maggiore frequentazione della zona.
Nelle conclusioni
clericali della parrocchia di S. Biagio annotato che: dal Rev.
Attuale Procuratore D. Giovanni Cantore Fiorillo, stato proposto, qualmente
gli abitanti del Villaggio della Marina, lanno passato richiesero in tutte le Feste un Sacerdote per celebrare la Messa in quella Chiesa
di S. Michele Filiale di questa Parocchia, e
quantunque sin da tempi antichi sempre questo Clero e Capitolo tanto pratticato aveva, specialmente in tempo della raccolta
delle Olivi; pure per la mancanza de Preti, si fece a sudetti
sentire, che se li dava il permesso di potersi provvedere altrove di Sacerdote,
o secolare, e Regolatore come di fatto si providero
in persona del Sacerdote D. Vincenzo Labanchi di
Maratea inferiore, il quale lodevolmente h istruito que Ragazzi ne Rudimenti della Dottrina Cristiana, e
tuttavia ci continua a prestare un tale officio. Poi, nel 1819, la zona di
Marina pass sotto linfluenza della parrocchia di S. Maria Maggiore.
Luca Luongo