Vecchia e nuova Castrocucco
di Luca Luongo
LĠattuale frazione Castrocucco di Maratea
nata allĠincirca un secolo fa. In quegli anni la coltivazione del cedro era
divenuta molto redditizia e la piana nei pressi del fiume Noce rappresentava il
luogo ideale dove implementarla.
Ci che talvolta sfugge che il nome Castrocucco apparteneva in origine a un
altro centro abitato, non dipendente da Maratea, ma con un suo territorio. I
confini erano grossomodo chiusi nel triangolo disegnato dal promontorio con la
Torre Caina, la foce del fiume Noce e i Cannicelli, pianoro entroterra dietro il Monte Serra.
LĠantica Castrocucco.
Una terra chiamata Castrocuccu citata nella celebre Bolla di
Alfano I, arcivescovo di Salerno, del 1079, inclusa nellĠelenco dei paesi della neo costituita diocesi di Salerno.
Il primo feudatario di cui abbiamo notizia
un tal Guglielmo di Castrocucco, il cui nome tra i testimoni di un atto
redatto nel 1144 a beneficio del monastero di S. Elia a Carbone.
Questi, probabilmente, era tra i capostipiti degli Alivernia,
famiglia normanna che ebbe per secoli il possesso del feudo, e che dal feudo trasse poi il nome.
Le notizie su questa famiglia furono raccolte, anche per noi, nel XVI secolo
dallĠaraldico Filiberto Campanile. ÇLa famiglia di Castrocucco fu
anticamente chiamata dĠAlvernia, essendo che ella dĠAlvernia Citt principalissima della Francia venne in Napoli aĠ tempi deĠ Re Normanni, e indi per la Signoria di
CastrocuccoÈ. Il feudo rest a questa famiglia anche dopo il
passaggio del Regno di Sicilia dalla dinastia Altavilla alla Sveva: ne abbiamo
notizia dallĠunico registro di cancelleria federiciana superstite, in cui si
trova la concessione, datata al 1Ħ maggio 1240, a Rinaldo di Castrocucco della
custodia di Brahalla (oggi
Altomonte) in Calabria.
Tra il 1268 e il 1269, Carlo I dĠAngi, nellĠindagine da lui voluta sulla
fazione filo-sveva insorta alla discesa di Corradino, chiese notizie su questa
famiglia e sul feudo castrocucchese, per cui sappiamo
che Çiudex Iohannes de Claricia
iuratis et interrogatus quo
iure dominus Renaldus dominus Castricucti
et predecessores sui vixerunt
et successerunt in predicti
castro (Castricucti), dixit se scire ex auditu quod quondam dominus Guido
fuit dominus ipsius castri,
de quo orta est domina Alesiana
et de ea suscepta est domina Politana
mat [er predicti
domini] Renaldi, qui omnes successerunt in castro ipso successive,
sicut predicitur, paterno
et materno iure, et vixerunt de eo
iure FrancorumÈ .
Al Rinaldo nominato nellĠinchiesta angioina successe
il figlio Rinaldello, il quale Çhebbe per moglie Giovanna figliuola
di Rinaldo di Turtura, la qual dopo la morte di Rinaldello fu moglie di Ruggeri di Loria, figliuolo di quel
gran Ruggeri, che fu Ammiraglio di Sicilia, e dĠAragonaÈ.
Primogenito della coppia fu Giacomo di Castrocucco. Costui, coinvolto nelle
vicende del Vespro, fu, il 29 aprile 1296, giudicato colpevole di tradimento da
Carlo II dĠAngi e privato dei suoi averi. Il castello di Castrocucco,
consegnatosi con Giacomo ai siculo-aragonesi, fu assegnato in feudo, Çpostquam de manibus hostium
recuperabiturÈ a Filippo Della Porta,
soldato e congiunto di Carlo II. Non sappiamo come – ci mancano le
notizie in merito – ma nel 1299 Giacomo riusc a ottenere il perdono di
Carlo II, che gli restitu Castrocucco riconoscendo a
Della Porta, in compenso, la cittadina di Baccarati
in Sicilia.
Poi, ÇGiacomo oltre lĠesser rimasto Signor di Castrocucco, fu anche dal R cinto Cavaliere secondo
lĠuso di quei tempiÉ Fu anchĠegli molto ricco Barone, perci oltre lĠantica
Signoria di Castrocucco compr nella medesima Provincia nellĠanno 1318 Albidona
per quattrocento trenta onze dĠoro da Diena dĠOppido
moglie di Iezzolino della Marra Signor di Cerchiara,
e di Casal Nuovo. Compr etiandio da Pietro Peres dĠAierbo Bagnolo con la met di Castrignano, e Petrolo in Terra dĠOtranto. Possedette oltre a ci Tomerano, Ansiano, e Cannule. Fu anche Signore della met
di Montemileto, e di Latronico donatogli da Ugone
Conte di Chiaromonte con consenso del R. Hebbe anche il dominio di Turture, e Agete in Calabria, che
egli tenne come balio di Ricciardello dellĠOria figliuolo di Ruggeri, e suo fratello uterino. Possedette etiandio molti tenitori nella medesima Provincia, e tenne
sempre in sua casa gran numero di gente, e di servidori;
onde nellĠanno 1317 dimanda licenza
al R di poter fare condurre in Napoli 800 tommola di grano raccolte daĠ suoi tenitori di Calabria,
per uso della sua famiglia. Fu moglie di costui Giacoma di Petravalida,
di cui hebbe egli sette figliuoli,
deĠ quali furono quattro maschi, cio Rinaldo, Francesco, Riccardo, e Teodino; & tre femmine, Saurina,
Beatrice, e GiovannellaÈ.
Giacomo, forse per farsi bello anche agli
occhi di Roberto dĠAngi, il figlio del re che lĠaveva perdonato, nel 1324 fu
anche uno dei baroni arruolati in uno dei pi convinti tentativi di riconquista
della Sicilia.
ÇRinaldo primogenito [di Giacomo] rimase dopo la morte del padre Signor anchĠegli di
Castrocucco, e dĠAlbidona, e Bagnolo, fu Camarerie, e
famigliare del R Roberto. A
costui per esser morti gli altri fratelli senza figliuoli
pervenne tutta la robba di suo padre, onde egli hebbe cura di maritar le sorelle. Cos di
la prima chiamata Saurina Pietro Ruffo Signor di
Badolato discendente da i Conti di Catanzaro: Beatrice
a Nicol Signor di Santangelo ad Estas; Giovannella a
Ruggeri figliuol di Goffredo di Morra ricchissimo, e nobilissimo Barone.
Giacomo secondo di tal nome Signor di Castrocucco, dĠAlbidona, e
Bagnolo, fu unico figliuol di Rinaldo. Costui ne gli
intrichi delle guerre che furono tra Carlo Terzo, eĠl
Duca dĠAngi volendosi dimostrare fedele di Carlo; fu da Francesco Sanseverino
signor di Nard nipote di Tomaso Conte di Marsico, e adherente
del Duca spogliato di fatto della Signoria di Bagnuolo.
Hebbe egli
per moglie Beatrice Grappina sorella di Iezzolino, con dote di 400 onde dĠoro, con cui fe Francesco, e Riccardo.
Francesco primogenito di Giacomo [II] ricuper la Signoria di Bagnuolo
da Beuab figliuolo di
Francesco Sanseverino, che lĠhaveva tolta a Giacomo
suo Padre; ma non tard molto a perderla di nuovo neĠ rumori delle guerre
succedute tra Sanseverini, e Balsi. Ne si fermorono qui le sue
sciagure; poi che per esser egli stato fedelissimo alla Regina Giovanna seconda
fu dal R Alfonso Primo [di Napoli, V
dĠAragona, n.d.r.] privato di tutti gli altri suoi
beni, e il Castel dĠAlbidonia pervenne ad Antonio
Sanseverino Duca di San MarcoÈ.
La guerra tra Renato dĠAngi e Alfonso V
dĠAragona determin la definitiva perdita del feudo per la famiglia Alvernia, ormai nota col nome Di Castrocucco. Trattenuto in
un primo momento dalla Corona, nel 1470 il re Ferrante dĠAragona concesse feudo
e castello a Galetto Pascale di Policastro.
LĠatto di consegna, originalmente conservato allĠarchivio di Stato di Napoli,
andato perduto nellĠincendio del 1943, insieme a gran parte dei registri dei Quinternioni, da cui si ricavavano le fondamentali notizie
sulla storia del feudo. Per fortuna dello storico, verso il 1890 Michele Lacava
chiese e ottenne da Bartolomeo Capasso, allĠepoca direttore dellĠarchivio, un sunto di quei
documenti per un suo libro; dai suoi appunti possiamo seguire, a grandi linee, la
successiva storia del feudo.
Lacava appunt come Çnel 1470 Re Ferrante invest Galiotto Pascale
di Policastro del castello diruto e disabitato di Castrocucco in Provincia di
Valle di Crati e Terra Giordana, cum eius arce juribus etc. Nel 1563
il detto castello fu venduto a Giulia De Rosa dallĠincantatore del Sacro Regio
Consiglio per esecuzione contro Antonio Varavalle.
Nel 1573 lo stesso castello fu venduto a Giovan Cola
de GiordanoÉ Nel 1603 era possessore di Castrocucco, Fabio GiordanoÉ Nel 1680
Domenica Giordano, Baronessa di Castrocucco, legittima moglie di D. Bonaventura Salone Caracciolo don a D.a Francesca Greco sua figlia primogenita la Terra seu Castello di Castrocucco sito in Provincia di BasilicataÈ
.
Intanto, nel 1664 la nobildonna Francesca Greco aveva sposato Antonio Labanchi, attraverso cui questa famiglia acquis il titolo
di barone di Castrocucco e che conserver fino allĠabolizione della feudalit.
Pochissimi abitanti.
é interessante notare che nella donazione
del 1470 il castello sia detto Çdiruto e disabitatoÈ. Evidentemente, gi a questo punto
lĠinsediamento aveva esaurito il suo ciclo vitale. Se Castrocucco era nata,
quasi certamente, come presidio a controllo strategico della foce del Noce (e
relativa valle, via naturale di penetrazione allĠinterno), le vicende della
Storia avevano ridimensionato la sua funzione. E a questo si univa lĠostilit
del territorio, a picco sul mare e ingrato allĠagricoltura.
Per di pi, lĠantica Castrocucco non fu mai particolarmente popolosa. Nel Cedolario del 1276, il centro venne
censito tra quelli della provincia di Terra Giordana e Val di Crati (cio in
quella che poi fu detta Calabria Citeriore) e tassato per 1 oncia, 13 tari e 16
grana: vale a dire circa 73 abitanti. In quello del 1443, poi, ÇCastrum CultrumÈ
tra i centri i Çtaxa unius collecte
provincie Vallis GratisÈ, mentre
nellĠelenco pubblicato nel 1609 da Ernico Bacco, a Castrocucco sono segnati 12 fuochi, ossia circa 60 abitanti.
Castrocucco sparisce definitivamente dagli
elenchi delle terre abitate del Regno in conseguenza del
decreto della Regia Camera della Sommaria di Napoli del 9 luglio 1667, in cui
il centro classificato ÇTerra data per dishabitata daĠ NumeratoriÈ.
Le antiche chiese.
NellĠantica Castrocucco esistevano due
chiese, di cui una era sede di parrocchia, facente parte, come quelle di
Maratea, della diocesi di Policastro prima e di Cassano allo Jonio poi. Proprio
dai documenti superstiti dellĠarchivio di Cassano si trovano le pochissime
notizie sulla parrocchia castrocucchese.
Dentro il recinto del castello cĠera la chiesa di S.
Maria, sede della parrocchia. Non possibile definire esattamente in quale
angolo si trovasse perch i suoi resti non sono pi riconoscibili. Carmine Iannini menziona Çuna mediocre Cappella, la quale per un muro ceduto, in dove era
lĠAltare, non si conosce a chi fosse dedicata. Nelle Sepolture per esistono le
ossa degli antichi DefontiÈ. (Oggi, per,
non restano neppure quelleÉ!)
LĠaltra chiesa era quella
di S. Pietro e si trovava a poche decine di metri fuori dalla porta del
maniero. é in stato di rudere, ma le strutture murarie superstiti sono
facilmente identificabili: esistono tuttĠora le mura
perimetrali, a pianta rettangolare, e lĠarco della porta dĠingresso. ÇFuori la porta del descritto Castello –
annotava Iannini – esistono gli avanzi di due altre fabriche,
delle quali la prima si conosce, essere stata una Chiesa dedicata a S. Pietro,
vedendosi la di lui Immagine chiaramente dipinta, con delle iscrizioni, quali non abbiamo saputo affatto interpretare. LĠaltra per
tradizione si sa, essere stata una Taverna, per commodo
della posta, e di coloro che trafficavano nelle Calabrie; giacch per ivi era la pubblica stradaÈ.
Oggi non rimane nulla delle iscrizioni, mentre dei dipinti restano solo poche
macchie di colore.
Oggi il castello resta abbandonato e
consumato dalle intemperie, quasi a sfregio di trovarsi in un territorio ad
altissima vocazione turistica con lĠesigenza di destagionalizzare i flussi diversificando lĠofferta.
Ufficialmente il castello non pi raggiungibile per la perdita del tracciato
del sentiero: le tante foto sul web di coraggiosi (quando non temerari) trekker che lo aggiungono, per, raccontano una altra storia. Per gli storici del futuro sar un bel da
fare spiegare ai posteri come mai la sua rovina continua, in silenzioÉ
Luca Luongo