Raccolta
Manoscritti Storici
riguardante lUniversit di Maratea
lasciati dal Molto Reverendo Parroco di S. Biagio
D. Carmine Cav. Iannini
ed accresciuti da altre notizie procurate dal suo discendente
Sac. Biagio Ant. Cav. Iannini
gi arciprete Curato di Cipollina Grisolia
e di poi arciprete di S. Nicola Arcella
fascicolo I
=
DICHIARAZIONE =
Fonte copiosa ad autentica di
memorie storiche locali sono gli atti degli antichi notari, perch nei secoli passati, uno a tutto il secolo XVIII,
tutti i fatti pi importanti della vita pubblica erano accertati da atti
notarili.
Or poich trovandosi nel
Comune i protocolli della maggior parte dei notari di
Maratea, dal secolo XVI al XIX, stimai prendere
notizia degli atti pi importanti riguardanti le Universit, le Chiese ed Esuli
morali del nostro Comune.
Speravo cos, con laiuto di altre fonti, di fare un quadro completo della vita
Municipale di Maratea; ma non mi fu possibile raggiungere lintento.
Diversi protocolli mancavano,
altri erano tanto sciupati che riusciva difficile e talvolta impossibile di
leggerli. Daltra parte non potetti avere notizia delle schede di alcuni notari, i cui nomi avevo
rilevati da altri, come Lombardi, Comes, Barlense, Brando, Perretta,
Mordente, Santoro ed altri. Di questa schede non
esiste traccia, e credo siano state disperse o distrutte.
Gli archivi delle Chiese sono
stati pure dispersi. Negli ultimi tempi, mancando
Soprattutto da deplorare la
perdita degli Statuta Universitatis
approvati dai cittadini delle due Universit verso la met del secolo XVI, una
copia dei quali, alcuni secoli dopo, venne depositata
presso il notar Lombardi (delle cui schede per, come ho detto non si ha
traccia). Pure deplorevole la scomparsa del Liber
Magnus Parlamentorum
che aveva ciascuna Universit e conteneva i Parlamenti
o Consigli, o Conclusioni dei notabili che concorrevano coi Sindaci e gli
Eletti alla amministrazione della cosa pubblica.
Mi
riserbano di riordinare alla meglio le notizie che venivo
raccogliendo dagli atti notarili e da altre fonti sicure; ma distratto da altre
occupazioni, avevo sempre rimandato di farlo, anche perch mi proponevo di fare
ricerche negli Archivi di Stato, negli scrittori del tempo e altrove.
Ne
ora mi riesce ordinare, sia
pure sommariamente, il materiale raccolto e solo ho pensato di assicurare su
fogli volanti. Manca perci anche la coordinazione alla quale potr supplirsi
con note di richiamo a margine.
= SCHEDE NOTARILI ESAMINATE = |
|
||||||
Giovanni
Paolo Greco |
vol.21 |
dal |
1564 |
al 1602 |
|
||
Annibale Assafris |
'' |
5 |
'' |
1565 |
'' 1575 |
|
|
Fulvio Assafris |
'' |
4 |
'' |
1590 |
'' 1601 |
|
|
Giov. Antonio
De Pace |
'' |
11 |
'' |
1601 |
'' 1633 |
|
|
Giov. Giacomo
Fiorillo |
'' |
14 |
'' |
1613 |
'' 1652 |
|
|
Nicola
Antonio Armenia |
'' |
5 |
'' |
1632 |
'' 1657 |
|
|
Francesco
Antonio Mangini |
'' |
20 |
'' |
1626 |
'' 1654 |
|
|
Giuseppe Mangini |
'' |
23 |
'' |
1658 |
'' 1697 |
|
|
Francesco
Armenia |
'' |
21 |
'' |
1663 |
'' 1724 |
|
|
Antonio Mangini |
'' |
19 |
'' |
1698 |
'' 1738 |
|
|
Giov. Pietro
DOrlando |
'' |
6 |
'' |
1700 |
'' 1745 |
|
|
Urbano
Armenia |
'' |
19 |
'' |
1730 |
'' 1773 |
|
|
Felice De
Lieto |
'' |
58 |
'' |
1747 |
'' 1809 |
|
|
Gaetano Siciliani |
'' |
19 |
'' |
1800 |
'' 1820 |
|
|
= ANNUNZIATA
=
Ingrandita
nel tempo che si predicava D. Mariano Arciero, mandatoci dal Vescovo di
Cassano D. Gennaro Fortunato.
Carmine
Cav. Iannini - Parroco di S.
Biagio -
= ORIGINI E
VICENDE =
Maratea suona greca parola,
come notarono Mandelli (Lucania
Sconosciuta) Lenormant (
In epoche diverse si rinvennero
nel territorio di Maratea sepolcri, monete ed altri oggetto.
Eseguendosi scavi in contrada San Basile si rinvennero
dei piccoli vasi, verniciati un nero, ben conservati, di quelli soliti a
collocarsi nei sepolcri. Ma ci non ha importanza essendo noto che nelle provincie meridionali spesso si sono rinvenuti sepolcri
senza alcuna relazione con la esistenza di antiche
citt.
LAntonini
riferisce che da uno dei sepolcri rinvenuti in Maratea egli ebbe una armatura che sarebbe stata pregevole se non fosse stata
consumata dalla ruggine. Dice pure che il Dottore
Paolo DAlitto gli mostr la seguente iscrizione
rinvenuta in Maratea
D.
D.L.
Aelio Pio
L. Aelius
Serenus
Frati Optimo
Michele Lacava
nella monografia Del Sito di Blanda
Lao
e Tebe Lucana a pagina 14 dice
che detta iscrizione esiste nel Museo Nazionale di Napoli, riportata dal Mommsen sotto il numero 2007 e con sconcia
impostura dellAntonini attribuiti a Maratea.
A me non sembra giusta questa
censura dellAntonini che stato
in Maratea (ove un figlio fu Governatore, come dalla lapide sulla edicola a Zia
Pagana) dice di averla veduta, e ove non sia provato che al Museo pervenne da
altra localit, pu bene ritenersi che sia stata trovata in Maratea.
Si disputato a lungo sulla
situazione di Blanda, ritenendosi da alcuni che corrispondesse a Maratea o al
suo territorio. Mancando per tracce notevoli della antica
citt, e riducendosi, quello che se ne conosce, a brevi e poche menzioni negli
antichi scrittori, le diverse opinioni vagano del campo delle ipotesi pi o
meno verosimili e fondate, stimo inutile riferirle, potendosi leggere nel cennato opuscolo del Lacava, il
quale conchiude per la ubicazione di Blanda al Timpone
dei Pagliari in tenimento di Tortora. Vedi pure Tarantini Blanda e Maratea.
Secondo una
incerta tradizione Paesana al tempo della traslazione in Maratea delle
reliquie di San Biagio, venne miracolosamente additato il Castello come luogo
scelto dal Santo per nuova dimora. Ora sia che sia
fosse cominciato a sorgere ivi il nuovo aggregato di case che divenne poi
Maratea Superiore, sia che le prime abitazioni fossero state costruite intorno
alla Chiesa eretta per custodire le Sacre Reliquie, certo Maratea Superiore
ebbe incremento o nascimento dalla traslazione delle reliquie
di San Biagio. Lepoca di questa traslazione incerta, ma si pu, con giusta
ragione, assegnare tra il 7 ed il X secolo.
Il Mandelli
(manoscritto citato) scrive che Maratea Superiore fu edificata dai terrazzani
(abitanti di Maratea Inferiore o del territorio) per rifuggirvi in occasione di improvvisa invasione di corsari. Secondo altri, Maratea
Superiore pi antica, e
Lorigine comune delle due
frazioni per indubitabile, sia per la promiscuit del territorio, sia per la identit del nome e dello stemma, sia per
i comuni statuti.
La prima volta si incontra il nome di Maratea; per quanto si conosce, nel
1079. Il Mandelli riferisce Ancorch questa terra
non avesse antichit cos grandi, non per devesi
credere moderna, ritrovandosi memoria circa ottocento anni dietro, nella bolla
di Alfano, Arcivescovo di Salerno, che annoverando le Diocesi fra le terre
segna Maratea. Storicamente per le prime notizie risalgono al tempo del
Vespro Siciliano.
LAmari riferisce tra diplomi,
conservati nellArchivio di Stato di Napoli (Registro 1283 e 1284, folii 163, 51,
In seguito Maratea ottenne
non pochi privilegi e immunit dai Re Angioini alla
cui parte si mantenne costantemente fedele, e quando
morto il Re Luigi in Cosenza nel 1434, divamp pi che mai la contesa tra il
fratello Renato dAngi e Alfano
dAragona, Maratea, come tutte le Calabrie, ader al
partito degli Angioini. Alfonso incaric Francesco Sanseverino, Conte di Lauria, di
renderla in obbedienza. Il Sanseverino vi pose
lassedio, delle cui fasi nessuna memoria giunta
sino a noi, meno che i patti della capitolazione seguita a 8 Novembre 1440, che
si leggono nella ratifica sovrana concessa in Benevento il 4 Gennaio 1441. Il
Re Alfonso, noto, non uso rappresaglie in alcuna
parte del regno e fu largo di incoraggiamenti e beneficii
alle citt e ai baroni che si sottomettevano. Fu cos che approv i patti
consentiti dal Conte Sanseverino tra i quali ricordo
la conferma dei privilegi gi conceduti dal Re
Roberto, da Giovanna I, da Carlo, da Ladislao e da
Giovanna II, meno quelli conceduti da Luigii e da Renato; la rimessione
dei debiti verso la regia corte: il condono dei delitti; il mercato franco dal sabbato mattina alla Domenica; ed infine di conservare e di
tenere sempre Maratea in demanio et dominio regiae coronae e di non alienarla
mai in potere di chicchessia.
Questa immunit dalla
soggezione feudale che malgrado diversi tentativi contrarii
perdur sino alla abolizione della feudalit, fu per
la citt nostra un beneficio di incalcolabile valore in quei tempi tristissimi,
e che noi in tanta diversit di costumi e di condizioni politiche, non sappiamo
adeguatamente valutare. Ma i nostri progenitori
seppero mantenersi liberi dal servaggio feudale, e quanti sacrifici costasse un
tale beneficio lo sappiamo da quanto fecero altri comuni per rivendicarsi a
libert.
Re Alfonso per, malgrado la promessa, fatta per ottenere la pacificazione
del Regno, ottenuto lintento, aveva fatto donazione al
medesimo Conte Sanseverino di Lauria
della terra la stella di Maratea. Come a quel tempo i nostri maggiori
riuscissero a salvarsi non so, ma lo stesso Re Alfonso con diploma del 20
settembre 1444 non solo revoc la fatta donazione, ma promise di nuovo di non
rendere, n donare, n pegnorare, n in in qualsivoglia altro modo
alienare Maratea.
Nelle guerre tra Francesi e Spagnuoli, i Marateoti, che si
erano imposti grandi sacrifici per mantenersi liberi, furono con gli Spagnuoli, che da tanto tempo tenevano il Regno. Alla
battaglia di Cerignola del 28 Aprile 1503 la condotta
eroica dei Marateoti ebbe grande importanza nella
vittoria riportata dal gran Capitano Consalvo di Cordova, il quale volle compensarli con nuove concessioni
con rescritto del 3 Luglio 1503 confermato da Ferdinando il Cattolico il 31
Luglio
Intanto le
continua guerre avevano impoverito lerario e lImperatore Carlo V aveva
incaricato il Cardinale Colonna, pro luogotenente nel regno di Napoli, di
vendere citt e castelli. Non poteva sfuggire Maratea a tanta ruina, ed il Conte di Policastro
Pietro Antonio Carafa acquist i diritti feudali su
Maratea per il prezzo di ducati diecimila, dei quali gi erano stati sborsati
3000. Da Maratea part allora una Commissione di notabili, e propriamente il
magnifico Nicola Parnello, dottore in diritto, il
nobile Gregorio De Lieto e Antonello Migliolo, i
quali, ottennero di far rescindere il contratto,
mediante il pagamento di ducati 6000, dei quali ducati 3000 per lacquisto di
annui ducati 3000 di pesi fiscali, e ducati 3000 per la
concessione del demanio, come da istrumento del sei
ottobre 1530 del Notaio Sebastiano Canoro, ratificato dallImperatore Carlo V
con diploma dato a Bruxelles il 19 Marzo 1531 e nuovamente confermato con altro
diploma del 18 Marzo 1536.
Un secolo pi tardi vi fu
nuovo allarme che si volesse recedere Maratea e negli
atti del notaio Francesco Ant. Mangini
trovasi una procura del 10 Marzo 1643 che i Sindaci fanno a Francesco Sanseverino e a Muzio Greco, dottore in diritto, per
rappresentare lUniverso davanti al Vicer e suo Collaterale Consiglio alla
Gran Corte della Sommaria, specie nella voluta alienazione di Maratea, facendo
valere i privilegi di esenzione ottenuti dal Re. Sullo stesso oggetto vi erano
state due Conclusione a 19 Marzo e a 6 Aprile detto anno 1643 e quindi a mezzo
detto stesso notaio Mangini in data 18 Aprile si fece
altra procura a Giovanni Battista, Giovanni Antonio e Muzio Greco, al reverendo
Giovanni Battista Armenia e al notaio Nicola Antonio Armenia per prendere a mutuo tutte le somme occorrenti per far valere il diritto
di esenzione da ogni vendita, ovvero per transigere col fisco o in fine per
avvalersi della prelazione che de iure spetta in caso di alienazione. Nella
conclusione detto: che si vogliano vendere tutti i
beni demaniali, sopra i quali
Non
so quale fondamento potesse avere la voce, ma manifestato come i nostri
antenati vigilassero per mantenere la immunit dalla
soggezione feudale.
= LE DUE
UNIVERSITA =
Sino al
1806 Maratea fu divisa in due frazioni principali, lattuale citt,
detta propriamente, e il Castello. Nel linguaggio curiale erano dette Maratea
Superiore e Maratea Inferiore, e questa denominazione quanto alla
circoscrizione ecclesiastica, durata sino agli ultimi perch Maratea
Superiore corrisponde alla Parrocchia di San Biagio, e
Maratea Inferiore alla Parrocchia di S. Maria
Maggiore.
Le due frazioni costituivano
due Universit, e ciascuna aveva i sindaci, gli Eletti, egli altri officiali soliti dei Comuni o Universit, il proprio bilangio, con proprie entrate e proprie spese, e si
amministravano separatamente dallaltro.
I Francesi, nel 1806, dopo
vinta la resistenza opposta in M. S. dai Borboniani,
capitanati dallIllustre concittadino Alessandro Mandarini, le tolsero ogni
autonomia. A quel tempo per M. S. era ridotta ad un numero di
abitanti di poco superiore a quello attuale, essendosi a poco a poco
trasferiti nelle borgate di Massa, Brefaro, Santa
Caterina e in M. I.
Le due frazioni per non
costituivano due diverse comunit, nel senso proprio
della parola, ma erano due parti di una stessa comunit, che si amministravano
separatamente.
1 dal nome di Maratea comune
alle due Universit. In alcune scritture, anzi, invece della
denominazione di M. S. e M. I. si legge: in hac terra superiori Marathea, in hac terra vel civitate
inferiori Marathea.
2 Dal Santo Protettore
comune alle due Universit e ai Casali (Acquafredda e
Cersuta)
3 Delluso di unico stemma, che si trova a ricordare i monumenti pi
antichi, ora esistenti, sulla Cappella di San Biagio al Castello, restaurata
nel 1619; e sulle fosse dietro laltare maggiore della Chiesa del Rosario con
la data del 1575. Anche il sigillo delle Universit
aveva lo stesso Stemma. Quello di Maratea Sup.
portava la scritta: Arma Marathea Superioris, quella di Maratea Inferiore: Questo lo sigillo di Maratea
4 Dal trovarsi nelle Grazie,
Privilegi ed altri Diplomi del Governo Centrale indicata Maratea senzaltra aggiunta
5 principalmente dalla promiscuit
del territorio.
= RELAZIONI
TRA LE DUE UNIVERSITA =
Gli Statuta
Universitatis scritti e giurati dai cittadini delle
due Universit verso il 1550 sono scomparsi, e non se ne
consce neppure il contenuto, se non si limitavano alla relazioni tra le
Universit o se contenevano pure le consuetudini di Maratea. probabile che contenessero una cosa e laltra, confondendosi a quel tempo
le norme del diritto privato con quelle del diritto comunale o universale.
Tale scomparsa di grave
pregiudizio a chi volesse tentare lopera gi da me
vagheggiata della esposizione della vita municipale di Maratea nei secoli
passati.
Riferisco quello che mi
riuscito di rinvenire circa le relazioni tra le due
Universit:
1 In un Diploma del Re Carlo
VIII del 12 Aprile 1495 detto che i Capitani e Commissarii
rispetto agli uomini di M. S. debbono recarsi
amministrare giustizia in quella Terra senza citarli nella Inferiore.
2 Con atto del notaio Pace
del 29 Marzo 1626; Sindaci di M. S. ricevono dai sindaci
di M. I. ducati 150 ex causa computorum
et expensarum comunitu factarum vigore literarum significatorialium expeditarum per rationales electos super visione liberarum provisionalium R. Camerae Summariae
3
Con atto 25 Gennaio 1643 (Notar Francesco Ant.
Mancini) le rappresentanze di M. S. e di M.
I. affittano
la foresta del Carroso e
4 In un atto del 29 Aprle 1757 (Felice De Lieto) vi convenzione tra Carlo Maria De Lieto e le due Universit per una
occupazione di demaniale alla contrada Gangema,
vi sono conclusioni delle due Universit e il territorio dichiarato
promiscuo.
5 In altro atto del 17
Ottobre 1794 (N. Carmine Di Lieto) Nicola Schettino detto Colacello
figlio di Giuseppe, Sindaco di M. Sup. dichiara non
essere stato mai suo proposito affittare la foresta del Carroso,
corpo redditizio appartenente a M. I. ed attualmente
affiatata a Pasquale Ferola.
6 Nel 1691 lUniversit Inferiore
concedeva a Giov. Cesare DAlitto due tomolate di
terra alla Marina in corrispettivo di un diritto di acqua per la fontana di Molopiccolo. Alla concessione dette lassenso M. S. perch
aveva il godimento del sesto del territorio demaniale. Latto fu stipulato il 18 Maggio 1691 dal notaio Perretta.
7
In un atto del notaio Biagio Miraglia del 28 Aprile
1771 il Sindaco di M. I. presta consenso ad alcuni cittadini di
pagare le tasse in M. S. bench per alcuni anni avesse pagato in M. I. Quei
cittadini avevano sostenuto una lita con M. I. alla quale appartenevano, ed erano rimasti soccombenti
davanti
8 Entrambe le Universit sostenuto la lite contro il Barone di Castrocucco D. Nicola Labanchi per la difesa del territorio di Valle dAcqua.
Furono esaminati gli atti, del 1705, tra le carte lasciate dal Barone Labanchi.
9 Nei Parlamenti o Adunanze
Generali, convocati in Napoli, dei Baroni, Citt, Castelli e luoghi demaniali,
le due Universit si facevano rappresentare separatamente. Cos nel Parlamento
adunato in San Lorenzo M. I. fu rappresentata dal
reggente di Cancelleria Annibale Moles con procura
del 19 Dicembre 1594: Maratea Superiore nel 23 Maggio 1734 (N. Antonio Mangini) faceva procura al patrizio ed avvocato D. Francesco Ventapane per essere
rappresentato al giuramento di fedelt a R. Carlo di Borbone.
10 Atto del notaio Giuseppe Mangini del 29 Gennaio 1670. Dichiarazione fatta nella
piazza di M.
I. da
Giuseppe Iaselli Sindaco, Girolamo Deodati e Biagio Rizzo eletti: qualmente
questa predetta Universit con lUniversit Superiore fanno una Maratea ed uno
territorio per essere promiscuo; osservano e fanno una legge municipale, chiamata Statuta Universitatis
quali furono stipulati per il quondam notaro Giovanni
Ginnaro, circa nello anno
11 Atto del notaio Antonio Mangini 24 Febbraio 1727 col quale alcuni cittadini di
Maratea Superiore attestano che li corrieri che
vengono con ordini regii in questa citt Superiore
sono soddisfatti del loro pedatico dalli magnifici
del reggimento di detta, con forme in questo corrente anno ne sono venuti tre, alli quali dal magnifico Giov.
Battista Perretta, odierno sindaco di
detta citt se li pag il loro pedatico; e similmente
da detta citt e suoi magnifici del reggimento pro tempore
per difesa e mantenimento del territorio hanno tenuto il loro avvocato nella
citt di Napoli, come avergli assegnata la provvigione di ducati dodici per
ciascun anno. Anzi Biase Fiorillo (uno dei dichiaranti) attesta
con giuramento, tacis scripturis,
qualmente in tempo del suo indicato sbors e pag
ducati quaranta di proprio denaro di essa Universit per la difesa del
territorio di Valle dAcqua, oltre di molte altre spese alle quali ha
soggiaciuto essa Universit per la difesa dei territorii
quanto accorso.
Dichiarano ed attestano
inoltre dette prenominati cittadino
qualmente detta Universit di M. S. non ha giammai
avuto bisogni de servirsi delli
carceri di M. I. tenendo detta Universit S. le
carceri separate dentro la propria citt Superiore, siccome attualmente le
tiene, delle quali ne paga ogni anno il solito affitto il che cosa pubblica e
manifesta. E questo quanto dichiarando ec. ec.
= NATURA DEI
RAPPORTI =
= TRA LE DUE
UNIVERSITA =
Volendo in queste notizie
stabilire la natura dei rapporti tra le due Universit a ricordare che quando
nel territorio di una Colonia o Municipio si formava una specie di villaggio o comunello rustico, questo si costituiva
il suo particolare patrimonio con una certa autonomia, e si amministrava
indipendentemente dalla Colonia o Municipio di cui faceva parte. Ci dava luogo
a rapporti di comunione di diritti e di promiscuit del
territorio. Scrive il Tapia: Communio
adquiritur non solum praescriptione immemorabili et privilegio regis, sed etiam filiazione ut ita dicam veluti
si ex aliquo oppido vel urbe recedentes cives ad alium locum civitatis se conferant inique oppidum vel villam construant.
Si pu perci dire che Maratea fu sempre un solo corpo
politico (civica, municipium, oppidum,
terra) e perci in tutti i secoli nei rapporti col Governo Centrale si parla
sempre di Maratea senzaltra aggiunto circa le due Universit Costituitasi una
frazione importante, si costitu quella comunione di rapporti, con la
promiscuit del territorio, della quale parla il Tapia,
tra la citt e la nuova frazione, e questa ebbe vita e personalit propria e si
amministr da se, ma politicamente, non avendo un territorio proprio, faceva
parte della Universitas Principalis.
Cos spiegansi la promiscuit del territorio, le spese comuni, la difesa in
comune della terre demaniali, e cos spiegasi pure
come scomparendo la frazione pi piccola (Castello) o meglio cessandone la
autonomia amministrativa, il dominio si consolidasse nella Universitas
principalis e venisse meno ogni maniera di
smembramento e divisione di uso.
= QUAL ERA
Occorre ora esaminare il
quesito storico se
La
denominazione di Casale e Casaletto a due rioni di M.
I.
lappellativo di Borgo dato qualche volta al rione inferiore, non bastano a far
supporre che lantica Universit sia stato il Castello perch non vi traccia
di preminenza di M. S. e di essersi la citt Inferiore considerata come un
casale. Il nuovo aggregato poteva chiamarsi Casale o Castello secondo la
localit in cui sorgeva e la forma o aspetto speciale che veniva a prendere. Se
la comunit pi antica e madre fosse stata M. S.
avremmo certamente trovato negli ultimi quattro o cinque secoli, dei quali
abbiamo notizia sicura, qualche affermazione della sua matricit
rispetto alla nuova Comunit che da quella aveva avuto origine. Invece di questa matricit non esisteva
neppure il ricordo o la tradizione quando proprio Maratea Superiore faceva le
pubbliche dichiarazioni davanti al notaio Giuseppe Mangini
il 29 Gennaio 1670 (vedi a pagina 11) e davanti al notaio Antonio Mangini a 24 Febbraio 1727 (vedi pag. 12).
In contrario troviamo:
1 Che il territorio
promiscuo stato sempre amministrato dalle due Universit o solo da quella inferiore. Questa anzi ne disponeva
come di cosa propria e poi chiedeva lassenso di M. S. in ragione del godimento
del sesto. Ci chiaro nella concessione fatta a DAlitto
(v. pag. 10 numero 6). Anche la foresta del Carroso era affittata da M. I. che
poi corrispondeva il sesto a M. S.
2 Che M. S. aveva una
piccola parte del godimento del territorio (sesto) mentre se fosse stata
3 Che ecclesiasticamente
la giurisdizione esclusiva del Parroco di San Biagio era limitata intra moenia Maratheae Superioris, mentre
quella del Parroco di S. Maria Maggiore si estendeva
a tutto il territorio promiscuo e mentre sono accertati diversi casi di esercizio di ministero del Parroco di S. Maria Maggiore nel territorio pi promiscuo al Castello,
non si ha memoria che il Parroco di S. Biagio abbia mai esercitato
giurisdizione o cura di Anime nel territorio promiscuo a M. I. Ci si vedr meglio quando si parler della contestazione tra i due
Parrochi. Si aggiunge che mentre il Parroco di S. Maria
Maggiore ha avuto sempre il titolo di Arciprete
Parroco, quello di S. Biagio ha il titolo di Rettore Curato (della Chiesa e del
Castello e Cappellano della Cappella di S. Biagio).
La minore circoscrizione
della Parrocchia e la minore dignit dello investito
(in ci che riguarda il titolo) mostrano che un tempo la giurisdizione
spirituale e la cura di anime di tutto il territorio doveva appartenere al
Parroco di M. I.
4
Che anche i governatori della Cappella di S. Biagio erano nominati quattro
dalla M. I.
e due dalla M. S.
5 Che i diplomi e privilegi
indirizzati a Maratea senzaltra aggiunta, come nՏ detto a p. 9 numero 4, e
perci comuni alla due Universit erano custoditi nellArchivio di M. I.
6 Dallo stemma comune delle
due Universit formato, come noto, dalle tre torri
civiche che sono le tre torri di M. I, quella DAlitto
che conserva ancora la forma di torre; quella incorporata alla casa Passeri gi
Visconti; e quella che ora forma il Coro della Chiesa Parrocchiale. Non si
conosce se questo stemma deriva da concessione sovrana o da scelta ed uno da
parte delle Universit. Verosimilmente queste si formarono lo stemma,
mettendovi la caratteristica delle tre torri; e poi
ottennero dal sovrano o si arrogarono senzaltro laggiunta dellaquila
bicipite. Ora se M. S. fosse stata
= PRIVILEGI =
Erano custodi dal Sindaco e
dagli Archivisti dalla Universit Superiore.
Con atto del notaio Giov. Paolo Greco del 23 Gennaio 1591 il nuovo Sindaco
Biagio Ferraro riceve dal Sindaco uscente Giov. Battista Santoro ventisei privilegi della Universit, un pergamena, e un libro contenente il
sunto dei privilegi. menzionato che il sindaco pure aveva
avuto consegna dei privilegi con atto notarile.
Un secolo e mezzo dopo erano
gli Archivisti della Universit Giuseppe Lombardi e
Raffaele Desanctis che consegnavano al Sindaco D.
Gioacchino Salemme i privilegi della franchigia di
Dogana per farli valere presso il governo, e di tale consegna fu compilato atto
dal Notaio Giovanni Ruggiero a 25 Novembre 1753.
LArchivio era nella
Sacristia (ora non pi esistente) della Cappella o Confraternita del Santissimo
nella Chiesa Parrocchiale di S. M. Maggiore. Per se i
privilegi almeno nei primi tempi, quando avevano valore giuridico, erano
custoditi con diligenza, come apparisce dagli atti succitati, in seguito ne
cominci la dispersione. Dallistrumento del notaio
Felice Di Lieto, 8 Maggio 1759, si rileva che per la trascuragine
degli antecessori lo stipo era vuoto e senza chiave, e le pergamene trovavansi in Napoli presso lavvocato,
nostro concittadino, Don Giulio Sifanni, che
restituite dal Sifanni e riconsegnati agli
archivisti, furono riposte in una cassetta con le effige
di San Biagio, si San Francesco e della Madonna, chiusa con tre chiavi da
conservarsi rispettivamente dal Sindaco e dai due Archiviari.
Dopo non molto tempo per in una dichiarazione firmata dai nuovi Priori della
Confraternita del SS.mo add 3
Settembre 1792 (che conservasi) detto: Scritture in uno cassettino dentro uno
stipo grande della Sacrestia della medesima, senza chiave, date a
tenuta, per sicurt da questa Universit. Intanto i privilegi se avevano
perduto ogni valore giuridico avevano acquistato
grande valore storico, e se ne abbiamo lo elenco nel citato istrumento
del notaro Felice Di Lieto ci manca la maggior parte
il testo autentico.
= ATTO DEL
NOTAIO FELICE DI LIETO =
= 8 MAGGIO
1759 =
Die octavo menis
Maii, septimae Indictionis, millesimo septingentesimo
quinquagesimo nono, Maratheae
et proprie in pubblica platea.
Costituiti personalmente
avanti di noi li magnifici Rinaldo Ursomando e Don
Paolo Maria DAlitti,
sindaci, nec non li dottori
signori Don Raffaele De Santis e Don Giuseppe
Lombardi, archivarii di questa citt di Maratea, li
quali avanti di noi qualmente essendo stati nel
prossimo passato Agosto del caduto anno 1758 eletti per rispettivi Sindaci ed Archivarii di detta citt, quale Archivio sta risposto
nella Sacristia della Confraternita del SS.mo Sacramento eretta entro la venerabile Madrice Chiesa delle stessa, ed come fusse
uno stipo, nel quale per la trascuragine degli
antecessori non si tenno n scritture, n chiavi o altro, perloch
detti signori Sindaci sono stati nellobbligo farci tre
differenti serratura, colle di loro chiavi, delle quali una se ne conserva da
detto Don Paolo come Sindaco, ed altri due da detti signori Don Raffaele e Don
Giuseppe, li quali unitamente con me predetto notaio, reverendo Cappellano Don
Giacomo Sifanni, magnifico notar Francescantonio
Greco ed altri, sonosi portati in detta sacristia, ed
avendo preso le di loro differenti chiavi hanno lo stesso archivio aperto,
quale si ritrovato vuoto e senza scrittura alcuna, di qualunque maniera si fusse, cos nel ridetto Archivio come nei taraturi vi sono. Essendosi nuovamente serrati si sono
portati in questa pubblica piazza per riceversi dal detto signor Cappellano Sifanni alcuni privilegi mandati dallavvocato Giulio Sifanni, di lui fratello da Napoli, quali erano in detta
citt e si rattrovavano in suo potere da pi anni, perloch a futura cautela di detto Don Giulio e di chi
spetta vonno fare il presente istrumento
di dichiarazione e ricevo delli sotto notati
privilegi, quali ricevono ed hanno presentemente dal riferito Don Giacomo in
nome di detto Don Giulio, vedutisi ed osservati dalli stessi nella presenza
nostra, riporti in una cassettina nella quale vi sono le effigie di San Biase,
San Francesco e
SS.
con
le imprese del regnante di quel tempo e della nostra citt e detti privilegi
sono come seguono.
1
A Venti Luglio 1404 il Re Ladisalo riduce il demanio o
territorio di Maratea burgensatico.
2 A due Settembre 1414
3 A 4 Marzo 1419
4 A 4 Gennaio 1441 Alfonso
dAragona conferma li privilegi alla Universit
suddetta dal suo R. Commissario Signor Conte di Lauria
Sanseverino, li quali erano in somma di conservarla
sempre in demanio o dominio reale era obbligata in quel tempo lUniversit
verso
5 A 20 Settembre 1444
Alfonso dAragona concede privilegio alla Universit
predetta col quale revocando la donazione della terra e Castello fatta al Conte
di Lauria Sanseverino, di
nuovo promette non venderla, n pignorarla, n in qualsivoglia altro modo
alienarla.
6 A 16 Ottobre 1469
Ferdinando dAragona concede alla Universit ed uomini
di Maratea privilegio di non dovere essere riconosciuti nelle prime cause
civili, criminali, o miste se non dalli ufficiali di detta terra, n esser
tratti ad altro tribunale sive ratione, loci, sive ratione delicti, sive ratione contractus,
e nel suo caso di essere coventuo altrove possono in
virt del privilegio di mandare la scissione della causa.
7 A 12 Aprile 1495 Carlo
VIII concede privilegio alla Universit che li
Capitani e Commissarii debbono andare a ministrare
giustizia nella Terra superiore rispetto alli uomini
di quella. Inoltre concede la remissione della cause prima, civili,
criminali e miste, secondo si detto di sopra, e confirma
li privilegi antichi ed infine che per li mulini, battendieri
e paraturi fossero stati tratti li cittadini come erano in possesso.
8 A 3 Settembre 1496
Federico DAragona il quale concede privilegio
allUniversit di Maratea col quale parimenti rilascia li residui che si
dovevano alla Regia Corte; in secondo luogo concede indulto a quelli che
fossero stati della fazione Angioina. 3 che le barche da pescare siano franche da decima. 4 che li animali, possono andare a pascolare nelle terre convicine per quindici miglia intorno senza pagamento
alcuno, dummodo le terre fossero della R. Corte. 5
che quelli che portano vettovaglie in Maratea non siano
tenuti siano tenuti pagar passo di Lauria. 6 che non
sia tenta alloggiar uomini darma ne fanti a piedi. 7
concede la bagliva. 8 la franchigia di dogana ed
altre gabelle delle robe che comprassero e vendessero.
9 A 3 Luglio 1503 il Gran
Capitano in nome del Re Ferdinando il Cattolico
concede alli uomini di Maratea di poter andare armati
in qualsivoglia parte del regno eccetto che per detta terra; oltre a ci la
franchigia di poter pascere senza pagamento alcuno di esser franchi di falangaggio per tutti li mari del Regno, quoad demanialia tantum. Conferma
tutti li antichi privilegi della casa di Aragona.
10 A 31 Gennaio 1506 il Re
Cattolico conferma il privilegio conceduto dal Gran Capitano.
11 A 6 Aprile 1530, il Cardinale Colonna, vicer del
regno, in nome dellImperatore Carlo V conferma li privilegi, immunit,
franchigia e grazie concedute allUniversit suddetta
dalli serenissimi regnanti della casa DAragona, da Sua Maest Cattolica, e
dalli Vicer pro tempore
del Regno delle quali lUniversit era in possesso sino al tempo della
invasione del Regno.
12 A 9 Marzo 1531 Carlo V
imperatore e
13 A 17 Marzo 1536
lImperatore Carlo V con
14 A 15 settembre 1605
Filippo III conferm tutti i privilegi, grazie e capitali concessi alla Universit ed uomini di Maratea per quanto ne erano
stati in passato dei medesimi.
15 A Settembre 1707 il Vicer Martinez ferma li privilegi alla Universit in quanto ne era in possesso.
16 Istrumento
di compra di Pietro Antonio Carafa, Conte di Policastro, del ius di nominare il Governatore di questa citt per ducati
250 con molte altre obbligazioni di detto Conte.
17 Exequatum
al privilegio primo di Carlo V a 2 Luglio 1533.
Quali privilegi ed altro
sopra notati, sonosi messi nella detta scatola e riposti
in detto archivio dalli detti signori Sindaci ed Archivari,
li quali avendoli ricevuti ed avuti per mano del detto
signor Don Giacomo Cappellano Sifanni, in nome e
parte di detto Don Giulio, perci spontaneamente, non per forza, dolo ecc. ma
per ogni miglior via, ne quietano, liberano ad assolvono lo stesso Don Giulio
assente e per esso detto signor Cappellano ecc. della quale dichiarazione e
ricevuta detti signori Sindaci ed Archivarii hanno
richiesto noi ec. ec.
= OSSERVANZA
DEI PRIVILEGI =
Come ho accennato
a pagina 43, nel 1753 il Sindaco Don Gioacchino Salemme
ritir dagli Archivarii il privilegio della
franchigia di Dogana per farlo valere presso il Governo.
Era
lepoca delle riforme attuate dal
Re Carlo III di Borbone e i privilegi erano ormai incompatibili coi nuovi
ordinamenti; ma in ogni modo i nostri antenati portarono la quistione
davanti alla R. Camera. Esiste un esemplare a stampa della relazione del
Razionale Don Antonio Taro, e la trascrivo per assicurarne la conservazione: la
decisione fu sfavorevole ma ho smarrito le carte
relative; reputo per interessante la relazione Taro che trascrivo:
Relazione fatta per ordine
del Tribunale della R. Camera, precedenza istanza
fiscale, del magnifico Razionale D. Antonio Taro, per li privilegi
che godono li naturali della citt di Maratea, dei quali richiedesi la
osservazione dei medesimi.
Copia
etc.
Die 5 Mensio
Maii 1758 praesentata per magnificum U. J. D. Vincentium Ginnari C. P. Maltellonus
Aet. AllIll. Marchese signor D.
Antonio Palumbo
Presidente della R. Camera a Commisiario.
Con decreto di V. S. dei 14 Febraio del corrente anno, precedente istanza
del R. Fisco, mi viene commesso che riconosciute le scritture opportune fatto
avessi relazione di quanto occorre in ordine alla dimanda
dei cittadini privilegiati di Maratea, che esponendo tutti i privilegi conceduti a quei naturali si dallanno 1496 dal R. Federico
II e confirmati dai precessori
monarchi, cercano la manutenzione nelli medesimi, quali verificati soddisfarsi allinformo ordinato su di questo
assunto dalla Maest del Re nostro Signore (fol. 2 e 3) col suo real dispaino
dei 22 Agosto del caduto anno 1757, (ut hic fol.
Adempiendo io intanto allincaricatomi collespressato
Decreto, devo riferire ad V. S. che nellanno 1496 dai cittadini ed Universit
di Maratea si umili supplica alla Maest Federico II, allora regnante,
chiedendo la conferma di tutti i privilegi per laddietro goduti e la
rinnovazione e nuova concessione di altri che in dodici capi esposero: su di
questi si appoggiarono le particolari determinazioni delle quali piacque
aggraziare quel Pubblico, e poi furono espressamente inserito in un privilegio
spedito sotto li 3 Dicembre 1496, primo anno di regno dellespressato
monarca e sottoscritto in bergamena nella Real Piazza di Gaeta.
Copia di tal privilegio vi
in questi atti presentata (fol. 4 ad 8) ma come copia ricacciata da altra copia, ho voluto
riscontrarla col proprio originale in bergamena. Il
privilegio originale trovasi dal tempo logorato, e poco intellegibile,
per con matura riflessione fattaci lho ritrovato uniforme alla copia
suddetta, motivo per cui viene a rimanere comprovata
per appoggio della presente relazione.
Varie furono le grazie concedute e confirmate dal Re
Federico II alli naturali di Marateea,
ma di presente dimandano soltanto la manutenzione
della franchigia dei diritti: su di ci si fa parola
nel Capo 12 di detta cessioni, nel quale si dice degnarsi concedere che gli
uomini di Maratea siano franchi di ogni pagamento di Dogana e Gabella di tutte
le robe, comprassero e vendessero in ogni parte e luoghi del Regno e fu di
questa dimanda decretato: Placet regiae Majestati, ut hic. Fol 6.
Lespressato privilegio fu inde confermat dai successori monarchi, rilevandosi la varii altri privilegi ottenuti e trascritti in pergamena
che mi sono stati esibiti; e tra di essi quello
spedito a favore della Universit predetta di Maratea della Maest di Carlo V
della data in Napoli sotto li 17 Marzo 1536. Da questo privilegio si rileva che
essendosi dalla Universit suddetta pagati alla R. Corte ducati seimila, con strumento stipulato in nome della
prefata Maest dallEminentissimo Cardinale Colonna, per mano di Notar
Sebastiano Canoro di Napoli, sotto li sei Ottobre 1530, si f
vendita a beneficio di essa Universit di annui ducati trecento di fiscali
feudali sopra di essa citt, per il capitale di ducati tremila, soggettandoli al servizio feudale e pagamento dadoa, e relevi; e per gli altri
ducati tremila la se li ratific la concessione del demanio, con che per in
virt di questo contratto se li ratificassero e quantenus
opus di nuovo concedessero tutte le grazie e
privilegi antecedentemente ottenuti e tutte le immunit sino allora godute,
ancorch fussero stati in qualche tempo interrotti;
come in effetto con espressato privilegio fu
ratificato lo strumento suddetto, con la conferma dei privilegi che
lUniversit suddetta rappresentava giusto loriginal
privilegio da me riconosciuto, copia del quale in questi atti folio 17 ad 22.
Per dimostrazione poi che limmunit e franchigia come sopra concedute ai naturali di Maratea abbiamo avuto la di loro osservanza, si in questi atti prodotta copia
estratta dallattuario Nicola Mastellone
di fede, precedente ordine, fatta da Don Gennaro Mirenglia
credenzero di mare della R. Dogona
di Napoli, sotto li 23 luglio 1756 da me riscontrata col suo originale
esistente negli atti per il magnifico Don Giovanni Battista Ginnari,
colli Piazzeri della terra di Senise
presso detto Ottuario, colla quale attesta che dai libri ove sono assentati li privilegi delle persone napolitane, si rileva che vi siano registrate anche li
privilegi di diversi cittadini Marateoti, che in
quella, e siccome nelle cartelle di spedizioni si pone il nome e cognome del
negoziante con dirsi di Napoli, cos in quelle dei Marateoti
si pratica lo stesso, con dirsi di Maratea, venendo essi a godere quello che
godono li privilegiati Napolitani, ut hic fol. 9.
Su lappoggio dei suddetti
privilegi et signanter del
capo 12 delle grazie di sopra espresse, come altres della osservanza
per laddietro tenta, si dice dai ricorrenti, che sempre sono stati trattati
franchi quei naturali, che in virt dei privilegi spediti dalla R. Camera hanno
dimostrato esser cittadini di Maratea, ed un caso di inosservanza dal Tribunale
della Regia Camera se li sono rilasciati gli ordini per la puntata ed esatta
osservanza dei privilegi suddetti.
Per contesto
di che hanno esibito copia dei decreti lati dal Tribunale nella causa agitata
tra il negoziante Don Giov. Battista Ginnari di Maratea, con lUniversit di Senise
e suoi Piazzeri (hic fol. 10 et 11)
quali bench stati da me incontrati con loriginale negli atti suddetti.
Da detti documenti si rileva che ritrovandosi il magnifico Don Giov. Battista Ginnari spedito
privilegio di cittadino di Maratea fu con provisione della R. Camera dei 2 Settembre 1752, presso lAttuario Mastellone ordinario a
tutti e qualsisiano Officiali, Doganieri, arrendatori, credenzieri, Gabelloti.
Passaggieri, Piazzeri scafari ed altri che quanto volte
occorresse allespressato Ginnari
o al suo procuratore, di comprare, vendere e contrattare merci o mercanzie
debba essere trattato franco ed immune da tutti e qualsisia pagamento di Dogana
, Gabella, Dazi, Passi, Piazze, Scagi, Ponti ed altri
diritti, servata la forma delli
sopra espressi privilegi, con avvertenza che resti tenuto a tutti li pagamenti
spettanti alla regia Corte, ed al Ius
Salmarum e lesiture degli Ogli, ut fol.
Di
tali decisione
gravassi lUniversit, cos che trattasi sinodalemente
laffare in Regia Camera con decreto dei 18 Giugno del caduto anno
Die 27 Maii
1758 Iiscus relitti se iuxta
relationem, Salvis etc.
= CHIESE =
In Maratea Inf. una tradizione ritiene pi antiche le Chiese di S.
Vito e di S. Anna, ma questa tradizione non
confermata n da iscrizioni n da menzione di antiche scritture. Fo notare
Nella controversia per la
morte di Mons. Paolo Palumbo
vi fu controversia v. n. 217.
Ne 1565 troviamo la erezione
della nuova parrocchia nella Chiesa della SS. Annunziata. Il nuovo Parroco D.
Fabio Boreo ebbe il possesso a 24 Marzo 1585 (not. Paolo Greco) vedi atti relativi.
= S. ROCCO =
Da un atto n. Giov. Ant. De Pace del 12 Giugno
1621 si ha che il Chierico Giov. Nicola De Rosa, per
nomina avuta dalla S. Sede il 15 Maggio 1621 prende possesso della
abbazia di S. Maria di Loreto in Maratea fuori
le mura, contrada S. Elia. Da altro atto di notar Nico: Ant.
Armenia del 24 Ott. 1656 troviamo
che Caterina Santoro dona alla cappella di S. Rocco, ove si dice
P.P.
Capp.
disposto da Giov. Ant. De
Pino comprano da Don Anto. ed Ovidio Bono per Duc. 100 una vigna in contrada S. Maria di Loreto per la costruzione del Monas.
Dei Capp. Ci conferma che quelle tre cappelle, una
delle quali intitolata S. Rocco, erano intitolate alla
Madonna di Loreto, non della Libera come volgarmente si ritiene. (pag. 29bis)
Certificato del Sindaco D.
Biase Dalitto e del Decurionato
7 Sett. 1815 che
Ragioni
reciproche date da Dalitto a 18-2-1818
di risposta al Vic. Cap. e a 4 Marzo risponde Iannini.
Estratto.
Dalitto: il parroco di S. Biase
manca di titolo per la cura esclusiva sui villaggi, mentre il Parroco inferiore
ha il possesso secolare, di mille e pi anni. Risponde: ha il possesso dei
Sacramenti di ultima necessit
2 Il Parroco di S. Biase
rettore curato e Cappellano e non ha quindi fuori le mura del Castello.
Risposta Invece ha
amministrato sacramenti e esatto le decime fuori, e ha
sempre protestato lettera 29 Sett. 1778 dal Delegato
della Repl. Giurisdizione e fu
notificato al Deodati di non pi molestare il Parroco
di S. Biase, ci a seguito dellinformazione del Vescovo di Cassano
D. G. B. Coppola che le parrocchie erano indipendenti.
A
9-1-1818 il Vic. Gen. e Lapito
De Benedetto rimise i due pure al Vicario foranco per
linformo a 8 dic. 1717 Iannini
rimise al Vic. di Cassano il
decreto del delegato della Real Giurisdizione del
= DECRETO DELLA R. GIURIS.NE =
Signor
mio, nella vertenza concernente esercizio dei diretti e delle funzioni tra il
Parroco della Chiesa di Mar. Sup. e
il Parroco della Chiesa di M. Inf. come dagli letti,
si degnato il Re nostro Signore ordinarmi con real
carta dei 15 del passato Agosto; che stando io nella intelligenza di trovarsi
il sunto del R. Patronato didatto
nella Curia del Cappell. maggiore,
dia su le altre cose dedatte le ulteriori provvidenze
e gli ordini che io stimi convenire. In seguela e per
esecuzione del Sovrano comando stato da me provveduto, che per la causa del fati ras della C. di S. B. si accudisca nella che per la
causa del C. M. che per la controversia dellesercizio dei diritti, e delle
funzioni siccome la distinzione delle parrocchie stata introdotto per
evitarsi la confusione e il disordine e il Vescovo di Cassano nella sua
relazione del 10 Dic. del passato anno rappresentata
che i due luoghi nei quali divisa la citt di Marat. Sono tra loro nel
governo ecclesiastico divisi, cos ciascuno di essi
Parrochi si ritenga nel suo rispettiva distretto insinuandosi specialmente
allArciprete di M. ed tutti ai quali occorr che
si astengono dal ledere i diritti del Parroco di M. S., di attentare ed
esercitare funzioni nella costui Chiesa e distretto: serbandosi in tal guisa il
dovuto buon ordine ed evitandosi le occasioni agli sconcerti ed agli scandali. E finalmente quanto alle altre vertenze le parti accudiscano nel S.
Consigli. Partecipo a V. S. la provvidenza premanata
perch la faccia sentire alle parti parimenti
Di
V. S. Napoli il di 29 Settem. 1778.
Al
Aep.
Gov.re Affmd. servire di Maratea Il Cuv. Varges
= TEATRO DI
MARATEA =
D. Felice Antonio Greco,
vecchio di circa 90 anni, era solito andare a passeggiare lentamente al piano
del Monastero del Rosari, oggi Istituto de Pino, non
essendovi, in quel tempo, in paese, altre passeggiate migliori.
Io, Biagiantonio
Sac Iannini, giovinetto di
circa 13 anni entrai nella sua benevolenza, e mi facevo raccontare da quel bravo e compiacente vecchietto molti fatti antichi.
Mi parlava dellassedio al Castello dei Francesi che egli ricordava cos bene,
dei ricatti operati dai briganti diffusi nelle vicine campagne e mille altre
cose, che io giovanetto, ascoltavo con grande
meraviglia. Mi parl una volta del teatro di Maratea, ora distrutto, ed allora
in ottime condizioni, e mi raccontava che il teatro in origine era una Chiesa
di S. Biagio, e con la venuta dei Francesi a Maratea, fu adibita da essi Francesi a deposito di materiale bellico. Mi diceva
pure che, ed io lo ricordo cos bene, che ladibirono
anche a stalla di muli e cavalli, di modo che, quella chiesa rimase interdetta,
e dopo lassedio per molti anni rimase sempre chiusa al culto senza mai aprire
le porte. I Signori di Maratea allora concepirono, in quel
bel vano, farne un teatro. Infatti vi costruirono un
ottimo palcoscenico ben pitturato, due file di palchi tutti appartenenti alle
famiglie nobili e possidenti del paese, e sulla porta dingresso stabilirono il
palco del Municipio, fregiato con lo stemma del Comune, che veniva occupato
dalle autorit locali quando si rappresentava sulle scene. Questo Teatro si mantenne
in ottime condizioni sino ai tempi moderni, per le autorit locali indolenti
non badarono mai alla sua manutenzione, di modo che deperendo a poco a poco, un
bel mattino si trov in piena rovina. Il popolo
vedendo quel disastro, di notte tempo rub tutto quel grosso materiale, ed ora
non si vedono che sole le muraglie crollate; questa la storia del teatro di
Maratea. Nella contrada Molo Piccolo esistono i
ruderi. Quando i Signori di Maratea rappresentavano
sulle scene, prima dincominciare lopera; in coro, sul palcoscenico, a testa scoverta, cantavano primo linno di S. Biagio e poi
incominciarono la recita.
= CHIESETTA
DEL CALVARIO =
tradizione
che
= CHIESETTA
DI S. LEONARDO =
Pi avanti della Chiesetta
del Calvario vi era una Cappella di S. Leonardo che and in frantumi, le mura
di essa cappella furono aggregati al novello
fabbricato edificato in quel sito da Raffaele Zaccaro
gi da poco decesso.
= UOMINI
ILLUSTRI DI MARATEA =
Alessandro Mandarini difese
Maratea dallassedio dei Francesi chiudendosi sul Castello e facendo ad essi valida resistenza. Nella famiglia Labanchi,
Baroni di Castrocucco, vi stato un ambasciatore a Costantinopoli, un
Ammiraglio, un Colonello di Marina e centinaia di
professionisti, perch famiglia nobile e antichissima.
Nella nobile ed antica
famiglia Ginnari Satriani
vi stato un generale dellesercito, e vi stato
pure un dotto professore di lingua greca e latina e pure profondo nautico, i
suoi pregevoli manoscritti lasciati andarono poi perduti, lo scritto in latino
inciso vicino la colonna dellAddolorata opera sua. La sua casa di abitazione un palazzo cadente a ridosso della casa di
Francesco Picone. Fu discepolo di Mario Pagano.
La colonna dellAddolorata fu
eretta a spese di Gerardo Laurelli. Lunico figlio
del quale fu trucidato di notte a Sorgimpiano a colpi
di coltello.