UNA LUCE DAL MARE
di Emanuele Labanchi
Per iniziativa di alcuni giovani di
Maratea, domenica 6 maggio prevista per la prima volta la "messa in
scena", a partire dalla costa di Marina -localit
Ilicini-, di una rievocazione storica con corteo dell'approdo
delle reliquie di Biagio, Vescovo e martire di Sebaste,
e della loro traslazione sino alla Basilica sul monte al Castello.
E' vero, insieme a Maratea, tanti altri
Comuni italiani vantano la custodia di reliquie di San Biagio, ma il culto del Santo
Patrono nella nostra citt ha sempre rappresentato attraverso i secoli e rappresenta la testimonianza di una profonda fede
individuale e collettiva.
A me piace partecipare idealmente
all'iniziativa richiamando alla mente una poesia di mia zia, Letizia Labanchi, dal titolo:
SAN
BIAGIO
(Tra storia e
leggenda)
Mai s'era vista
una notte s buia
mai la tempesta
avea flagellato
con tanta violenza
le pendici del monte.
Il rombo del tuono
e il baleno ininterrotto
tra schianti e fragori confusi
aveano atterrito
Maratea alta,
indifesa e impotente
contro il furore
degli scatenati elementi.
La
livida alba mostr,
fra la nebbia
che si dissolveva pian piano,
l'orrore d'un mare
trascinante sull'onde sconvolte
i rottami dispersi
d'una nave distrutta.
Del naufragio
pareva null'altro restasse:
ma sopra Santo Janni,
l'isolotto di fronte alla costa,
qualche cosa brillava...
Stup quella luce
chi spinse l'occhio sul mare
nel fosco mattino,
a indagare,
esplorando il lontano orizzonte,
se le nubi lasciassero alfine
il posto al sereno.
La
voce si sparse
e a consiglio
s'adunarono gli uomini
per cercar di scoprire la fonte
dello strano splendore
che sembrava invitarli
dalla piccola isola,
ora lambita
da soffici trine di
spuma.
Oro? Diamanti?
Che cosa poteva causare
lo scintillo sullo scoglio?
Visto che il tempo
volgeva a sicura bonaccia,
presero a scendere in fretta
lungo il pendo,
per l'angusto sentiero
che sterpi e macigni
dopo la notturna tempesta
rendean pi difficile
ed aspro.
Un sacerdote
benediceva con tremula mano
l'impresa,
mentre le donne
co' bimbi in collo
o per mano
gli spalti affollavano
delle mura merlate,
fra congetture e commenti.
Per
quanto poteano,
a distanza,
seguirono ora per ora
i movimenti degli uomini.
Li
videro
con piccoli legni
raggiungere l'isola,
caricare qualcosa
e tornare col carico a riva.
Attesero
quindi,
con ansia,
fino a sera inoltrata.
Lungo i fianchi del monte
si vedevan le fiaccole
agitate dal vento
salire,
lentamente salire,
mentre si udiva
un vociare eccitato e confuso
sempre pi avvicinarsi.
Corsero allora le donne
nell'umida sera
incontro agli uomini
che tornavano stanchi
ma con volto sereno.
Avanzavano lenti due buoi
trascinando una specie di carro:
trasportavano drappi di seta?
soffici lane?
broccati?
Erano
forse
i naufraghi
mercanti?
Ma sul carro non c'era
che un'urna di pietra,
ed un ramo d'alloro
si vedea sul coperchio
scolpito.
Dietro il carro
camminava a fatica
un uomo straniero
portando in mano con cura
un rotolo lungo.
"Le
reliquie del martire Biagio,
di Sebaste nativo,
cercava salvare la nave
dalla furia dell'Iconoclasta.
L'altra
furia - del mare e dei venti ! -
qui le ha spinte.
San Biagio ci ha eletti".
All'annunzio
un clamore commosso
sal al cielo:
formando un corteo,
il Paese accolse il suo Santo.
Giovanetti e fanciulle
andavano innanzi
inneggiando;
con lo sguardo lontano
e le braccia levate in preghiera
il sacerdote guidava
la folla fedele;
scortato dagli uomini
il carro con l'urna
procedeva solenne.
Si fermarono i bovi
ad un tratto,
e puntando gli zoccoli al suolo,
e la forte cervce inarcando,
indicare sembrarono il luogo
ove porre quell'urna
e quelle Ossa.
L le posero
meta ne' secoli
di pellegrinaggi devoti.
Le protegge
fra solide mura
l'antico santuario,
testimonianza di fede profonda,
di sincera piet.