di
Emanuele Labanchi
Richiamo qui la lapide commemorativa dell'apertura di una strada
agevole per accedere alle "acque" da Maratea
inferiore (quella superiore
Poterono allora incrementarsi le attivit agricole e artigianali
nella verdeggiante valle (si rinvia in merito al pregevole opuscolo "Ad Aquas a cura dell'Associazione "Amici di
Maratea"-2016).
Bene! La situazione descritta rimasta sicuramente tale per i secoli
successivi almeno fino ai primi anni cinquanta-sessanta del 1900 e la valle,
ricca di acqua, dette per lungo tempo un notevole
contributo allo sviluppo della Maratea inferiore, oggi Centro storico. Tanto
pot verificarsi soprattutto a seguito della migrazione della popolazione dalla
parte superiore (Castello) verso la parte inferiore.
Vi fu una lenta migrazione comunque rispettosa
dell'ambiente e della pi vicina, fertile valle, nella quale rimanevano gli
antichi fabbricati, per lo pi rurali, abitati e curati insieme agli orti ed ai
giardini di pertinenza. Erano raggiungibili attraverso sentieri o stradelle proporzionati alla natura del luogo ed alla
modesta presenza di abitazioni in terreni destinati
prevalentemente all'agricoltura ed, in parte, alla pastorizia.
Oggi, e da qualche tempo, non pi cos! Per avere un quadro
chiaro e completo basta affacciarsi dal piazzale don Domenico Damiano al
Castello per esclamare: C'era una volta la valle di Maratea!
Si intravede distintamente un mare di case sparse di qua e di l sin
sotto il monte Cerrita, costruite in barba all'antico
esempio del borgo a monte ed in assenza di una qualsiasi logica nella
disordinata prospettiva di una Maratea nuova e diversa dal Centro storico.
Pochi orti e giardini sopravvivono e le antiche abitazioni progressivamente,
per la maggior parte, sono state sostituite da ville con nuovi residenti
"estivi" in vacanza. Sono stati ristrutturati dal Comune alcuni
mulini e frantoi naturalmente con attuale diversa destinazione. Sono comparse anche
le piscine in un contesto in cui appare stravolta del
tutto la verdeggiante valle di un tempo. Essa ora percorribile in lungo ed in
largo ma solo attraverso piccole strade carrabili che sarebbe preferibile
utilizzare a senso unico, in considerazione della loro minima larghezza, come
realizzate in passato senza la previsione del notevole sviluppo edilizio. I
vecchi sentieri sono quasi del tutto abbandonati.
Le acque superstiti sono esse stesse, per cos
dire, disorientate dinanzi a siffatto irrispettoso stravolgimento dei
luoghi.
Cui prodest? Direbbero i latini.
A chi giova? Diciamo noi.
Dove finita la valle rigogliosa che avevamo ricevuto dai nostri avi?
Quale valle lasciamo o intendiamo lasciare
a chi verr dopo di noi?
E' possibile ancora ed in qualche modo porre rimedio con opportuna
pianificazione urbanistica, anche se tardiva, in modo da rapportare degnamente
il Centro storico alla nuova realt abitativa caoticamente in espansione sotto
i suoi occhi tra il monte San Biagio ed il monte Cerrita?
E' ancora possibile progettare una idonea
viabilit rapportata al volto nuovo della valle o, tra un mare di case sparse,
dovremo ormai continuare a percorrerla in auto, anche a nostro rischio e
pericolo, attraverso un dedalo di inadeguate viuzze, tutte a doppio senso di
circolazione?
Mentre pensiamo a Maratea possibile patrimonio Unesco, adoperiamoci per
salvaguardare opportunamente il nostro meraviglioso territorio con le sue
peculiarit.
Quanto accaduto, lentamente ma inesorabilmente, nella valle negli
ultimi cinquanta-sessanta anni sotto gli occhi di
tuttie certamente non depone bene.