CICCILLUZZO
di
Emanuele Labanchi
Si chiamava Francesco Piro ma a tutti
era noto come Ciccilluzzo e come uno dei comunisti di
Maratea: naturalmente un comunista pi o meno alla maniera di Giuseppe
Bottazzi, il celebre "Peppone", perennemente in lotta con don Camillo
(personaggi ideati da Giovannino Guareschi per i suoi racconti ambientati,
nell'immediato dopoguerra, a Brescello, piccolo Comune in provincia di Reggio
Emilia).
Diversamente da "Peppone", Sindaco di Brescello, il nostro
Ciccilluzzo non era mai stato e non era Sindaco di
Maratea n aveva mai aspirato ad esserlo; era comunque,
a suo modo politicamente impegnato nel sostegno teorico alla rivoluzione
bolscevica e nella paziente attesa di "baffone". Come tanti, ripeteva
spesso il popolare detto napoletano "adda ven baffone" ("arriver colui
che metter la situazione a posto"), con
chiaro riferimento al
Dittatore sovietico Stalin, noto per i suoi folti baffi e...non solo per
questo.
Francesco, o meglio, Ciccilluzzo era
un simpatico personaggio del nostro Centro storico, un poĠ come il
simpaticissimo "Peppone". Era amante della piazza, della compagnia,
della politica, della buona tavola e delle belle donne; era, altres, un
animatore della locale Sezione del PCI insieme ad altri
pochi compagni (non era facile allora essere comunisti) con lunga militanza tra
le fila del partito e piuttosto restii a cogliere e condividere il pensiero di
Enrico Berlinguer e l'idea del "compromesso storico".
Sempre nell'attesa di "baffone", comunque
anche lo "zoccolo duro" della Sezione accolse e sostenne il giovane
nipote dello statista lucano Francesco Saverio Nitti, Giampaolo Nitti, venuto
nel
Giampaolo si era incamminato sulle orme del nonno: fu eletto ma,
all'indomani del suo successo elettorale, mor tragicamente in un grave
incidente stradale tra Acquafredda e Maratea. Poco tempo dopo, la locale
Sezione fu a lui intitolata, nel mentre ad essa si
avvicinava un gruppo di giovani che, dopo aver completato gli studi
universitari a Napoli o a Roma dove avevano respirato l'aria del '68,
"sognavano di cambiare il mondo" a cominciare dal loro paese natale.
Nel gruppo, considerato un poĠ come erede di Giampaolo, c'ero
anch'io con Giuseppina Ambrosio, Biagio (Ciccillo) Colavolpe
ed il compianto Sergio De Nicola, tutti provenienti da famiglie di tradizione
moderata, per non dire piuttosto conservatrice, che male accolsero, e non poteva essere diversamente, la scelta dei loro figli o
nipoti.
La locale Sezione del Partito con i compagni giovani e meno
giovani, tra i quali Ciccilluzzo, mi volle come
Segretario e dette vita, con rinnovato entusiasmo ed
insieme al PSI, alla lista delle "Sinistre Unite", che affront con
successo le Elezioni comunali del 1975.
Naturalmente per successo deve intendersi la conquista dei
quattro seggi di minoranza al Comune a fronte dei sedici seggi che spettarono
alla Democrazia cristiana, ancora una volta vittoriosa. Del resto sconfiggerla
sarebbe stata impresa ardua, ma le "Sinistre Unite", con i candidati
eletti - Biagio Colavolpe, Sergio De Nicola, Emanuele
Labanchi, Gioacchino Albanese - ,
erano riuscite a prevalere sulle altre due liste civiche, "Bilancia"
e "Azione democratica". Tanto consent loro di dare, per cos dire,
"filo da torcere" alla DC, allora partito di
maggioranza ben radicato in Italia, in Basilicata ed anche a Maratea,
attraverso un'attenta e dura azione politica di opposizione nella massima
assemblea cittadina.
Ciccilluzzo era l'entusiastico animatore di sempre: sorridente, si aggirava
per le vie e le piazze del Centro storico, visibilmente soddisfatto per il
risultato ottenuto, e lentamente tralasci di aspettare "baffone",
citato sempre pi di rado mentre veniva meno il comunismo sovietico e cadeva il
muro di Berlino.
In fondo, Ciccilluzzo era un uomo
semplice, buono, assetato di giustizia, un "cattocomunista" proprio
come "Peppone" appunto, e ben per lui, come per "Peppone" e
tutti noi, che "baffone"...non sia mai venuto.
CIAO, CARO CICCILLUZZO!