I RICORDI DELLA MAESTRA ANTONIETTA
di Emanuele Labanchi
Sono resi palesi a tutti in ben 23
racconti nel libro "INCONTRI" della maestra in pensione Antonietta Ignacchiti, nata a Maratea nel 1940 e residente a San
Gennaro Vesuviano (NA), presentato nella serata di sabato 23 novembre presso il
Centro culturale "Jos Mario Cernicchiaro".
I suoi primi ricordi "risalgono agli anni '50, quando
l'Italia nel dopoguerra cercava di riprendersi" e sono legati al luogo di
nascita e di residenza della famiglia, per poi riferirsi ad altre localit
dell'Italia meridionale, sedi del suo lavoro di insegnante.
Un paio di pagine del libricino sono dedicate ad
un singolare incontro con Luciano De Crescenzo, che a Maratea "era seduto
su una panchina e leggeva il giornale".
Le ultime pagine, le pi intense, sono dall'autrice dedicate a
suo padre Francesco, che "era un gran lavoratore e insieme a mamma hanno allevato ben otto figli. Lavorava come deviatore
presso la stazione ferroviaria di Maratea...".
Tra gli incontri della maestra Antonietta ne voglio evidenziare
uno che ha attratto la mia attenzione, sino a riportarmi agli anni in cui
frequentai la Scuola media a Maratea solo qualche tempo dopo del
periodo cui si riferisce il bel ricordo dedicato a "Marcella; la nostra
bidella della scuola media".
Scrive l'autrice:
"Era una ragazza sui venticinque anni, gentile, affettuosa, molto attenta soprattutto a noi che venivamo da lontano. Spesso, se eravamo infreddoliti, ci faceva riscaldare vicino alla sua stufa, prima di entrare in classe.......
Dopo tanti anni ho rivisto Marcella: sempre seduta su una
panchina, vestita come una barbona, non mostr di riconoscermi. Non si era mai
sposata, era sola, non rideva pi!
morta pochi anni fa, ultranovantenne, ma rimasta nei miei
ricordi pi belli!!!".
Ebbene, diversamente da quanto erroneamente afferma la maestra
circa la morte di Marcella, c' da precisare che quest'ultima vivente ed
accudita da una nipote a Parrutta, frazione di Trecchina.
Comunque, nel leggere questo toccante ricordo, anche io sono ritornato, con la mente e con il cuore, agli
anni presso quella scuola media dove, tra i bidelli, c'era la giovane Marcella,
sempre attiva e sorridente, l al lavoro sino al suo pensionamento. E, ahim,
il rivederla tanto tempo dopo su quella panchina nel Centro storico come una
barbona, sola e pensierosa, abbacchiata e quasi irriconoscibile, in prossimit
della sua scuola, mi ha profondamente rattristato, cos come ora mi rallegra il
sapere che da un po' di tempo amorevolmente accudita
da una sua familiare.
Lunga e buona vita alla cara Marcella!
Aggiungo anche che, a mio parere, la descrizione dei maestri Trofimena,
Immacolata e Roberto, con riferimento a determinati aspetti, potrebbe essere
anche frutto di un ricordo di scolara forse un po distorto, laddove sarebbe stato
magari preferibile riferire la dedizione e i grandi sacrifici che anche i
maestri, operando in quell'epoca senza strumenti adeguati ed in fabbricati non
idonei ad ospitare una scuola elementare, si trovavano a dover affrontare
quotidianamente. Si tratta di maestri che hanno lasciato un buon ricordo nella
nostra comunit, a cominciare proprio dai loro amati scolari.
La lettura del libro, tutta d'un fiato, consente un "meraviglioso viaggio in un passato non troppo lontano..." (cfr. "Presentazione" di Stefania Guarracino).