GLI AMICI INVISIBILI
di Emanuele Labanchi
E vero,
lItalia Paese di Santi, tanti Santi, forse troppi, sia di ieri che di oggi, ed il loro culto largamente diffuso e
profondamente radicato in ogni parte del suo territorio!
Particolarmente
significative in merito sono le considerazioni
seguenti:
Don Gigino – dice lanziana parrocchiana al prete che tentava discretamente di ridurre il numero di statue di santi presenti in chiesa – se lei crede che noi veniamo in chiesa solo per Ges Cristo, si sbaglia di grosso! Ci ridia i nostri santi! Classico esempio di una religiosit popolare cattolica che ha smarrito la centralit di Ges Cristo nella fede cristiana e rasenta la superstizione? Forse. Ma, pi probabilmente, il segno che le persone semplici percepiscono i santi - anche e soprattutto quelli locali e meno famosi – come uomini e donne alla loro portata, esempi che possono essere imitati, o chiamati in soccorso nelle traversie della vita, proprio in virt del fatto che anche loro le hanno affrontate.
-Enzo
Bianchi (Comunit di Bose), da Il popolo degli amici invisibili (La Repubblica
del 17 gennaio 2016)-
Eccoli gli
amici invisibili: sono proprio i Santi che il popolo vede e sente pi vicini di
Dio, pi facilmente raggiungibili quasi in un rapporto familiare, e capaci di recepire la sofferenza individuale e collettiva sino a
miracolosamente alleviarla, sopirla o farla cessare. E non possono che essere
patrimonio di tutti, credenti e non, appartenendo alla nostra storia.
Tanto vale anche per Maratea, piccolo Comune del Mezzogiorno dItalia, con tanti Santi e con il suo protettore San Biagio, privato questanno dei solenni, lunghi festeggiamenti annuali secondo tradizione causa emergenza sanitaria da Covid-19 (coronavirus) ma non certo di un pi intenso, silenzioso rapporto spirituale da parte della nostra comunit. Sono state possibili, comunque, solenni celebrazioni liturgiche- senza la partecipazione dei fedeli- presso la Basilica pontificia.
La
tradizionale festa rinviata per la giusta e prioritaria tutela della salute
pubblica e non si deve escludere che il pericolo e lo stravolgimento della vita
quotidiana, per fortuna senza alcun contagiato, causati dallepidemia-pandemia
anche a Maratea possano portare, con minore, superstiziosa e bigotta
esteriorit, ad un diverso e pi spirituale approccio al
culto del Santo protettore come degli altri Santi.
Con recente sua Pillola, Gian Carlo Marchesini, nel riferirsi ad un nuovo libro su San Biagio di Luca Luongo, ha posto alcune domande rimaste sin qui senza risposta, anche da parte del giovane ricercatore marateota, ben consapevole dellessersi dedicato a qualcosa che gli ha consentito di dare alla stampa lennesimo libro sulle vicende del Santo di origini armene.
Eppure
sarebbe auspicabile un tentativo di risposta da parte del Luongo
e, perch no, anche da parte dello stesso Marchesini, che ben conosce la nostra
realt cos vicina, per certi aspetti, a quella del suo Veneto cattolicissimo.
Penso che
San Biagio faccia ora parte e da tanto tempo della storia della nostra
comunit, di credenti e non, nel bene e nel male in cammino attraverso i secoli
e con legame profondo tra le diverse generazioni.
Insomma,
un importante amico invisibile, il cui culto potr essere, proprio perch dato
storico, anche meno appariscente, meno intenso e pervasivo senza nulla
togliere alla sua storica sacralit.
E sar,
tuttavia, preferibile tener sempre distinte vicende di uomini e donne
riconosciuti poi, per il loro esempio di vita, come Santi dalla Chiesa
cattolica da quelle di tanti altri uomini e donne indubbiamente nel tempo divenuti famosi, illustri e meritevoli di rispetto
e ricordo nella nostra societ come, ad esempio, Francesco Saverio Nitti.
Che la
bella villa sulla splendida costa di Acquafredda, ora di propriet regionale,
cessi di essere vuota ed abbandonata in ricordo dello
statista e per essere finalmente presente ed attiva nel contesto
socio-culturale di Maratea e della Basilicata!