LA MAESTRA CON LO SCALDINO

 di Emanuele Labanchi

Pensieri-ricordo in memoria della mia cara Maestra elementare, peraltro sollecitati dalla bella poesia ÒMIA MADREÓ della figlia, Mariantonietta Mordente.

Avevo appena cinque anni quando, senza precedente frequenza di asilo nido e/o scuola materna, cominciai timidamente a varcare lĠaustero, vecchio portone dellĠantico Palazzo De Lieto dove arrivavo da via Cardinale Gennari, giˆ Pendinata. Ero in prima elementare ed in quelle stanze essenziali e sempre fredde cĠerano tanti bambini delle diverse classi con i loro Maestri, tra i quali mio nonno materno, il Maestro Biagio Schettino. In quegli anni era l“ solo una parte degli scolari di Maratea perchŽ tanti altri potevano fruire della scuola in ciascuna frazione o nella valle, in localitˆ prossima alle loro famiglie.

Mi capita di frequente, e non solo quando ancor oggi entro in quello storico palazzo, di ripensare a quel periodo e di rivedermi bambino tra vecchi banchi, muniti di calamaio, con i compagni di classe, tutti con grembiulino e rispettosi delle regole, in unĠaula che, nel mio ricordo, sembra essere stata sempre quella dalla prima alla quinta elementare. CĠera anche una porta-balcone da cui poter uscire per raggiungere vecchi gabinetti alla turca posti allĠesterno e tali da, comunque, scoraggiarne lĠuso.

Ci ritrovammo con una Maestra che fu sempre la stessa, questo lo ricordo bene, e che, con il tempo, imparammo a conoscere come la Maestra Maria Iannini Mordente. Si dedicava alla sua classe ed a ciascuno di noi amorevolmente, con dolcezza accompagnata da tanta pazienza, ed i suoi modi erano sempre materni anche quando si arrabbiava un poĠ.

Era molto importante il calore umano, almeno quello, in una stanza priva, come allora si usava, di qualsiasi tipo di riscaldamento, ma noi bimbi per lĠintera mattinata non ci facevamo caso, abituati come eravamo giˆ nelle nostre case, nelle quali non mancava per˜ un piccolo focolare. O, meglio, nellĠaula qualcosa cĠera e compariva soprattutto nei giorni pi freddi ma si trattava solo di un piccolo, poco utile scaldino, tipico di quel periodo, a disposizione della nostra Maestra che, pur infreddolita, non lo dimostrava.

Eravamo bambini costantemente da lei seguiti e piacevolmente impegnati, tanto daÉnon avere il tempo di sentir freddo, pur seduti e composti nei banchi, muti testimoni del nostro crescere con quella voglia di imparare a leggere e scrivereÉ, che ancora oggi ci accompagna.

Grazie, Maestra Maria !

 

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