CON
LOCCHIO DEL DRONE
SULLA CIMA DEL MONTE SAN BIAGIO
di
Emanuele Labanchi
Nel
suo libro "ARRAMPICARE" - Solferino 2022-, Mauro Corona esordisce
cos:
"Guardate un bambino di pochi
mesi.
Guardatelo sforzarsi di tirarsi su dal
pavimento, aggrappandosi al divano. Cercare di salirci. Farcela.
Questa idea dentro di noi. Ed pi di
un'idea, una necessit.
E' nell'essere umano l'idea della scalata. L'idea di salire, di allungarsi verso il cielo".
Certo
Maratea non ha le montagne di Erto ma gode, con l'abbraccio dello splendido
golfo di Policastro, anche della compagnia di piccoli monti, tra i quali si distingue per la sua storia e la sua "sacralit"
quello conosciuto come monte San Biagio, dal nome del martire di Sebaste, Santo patrono del paese, arroccato ai suoi piedi e
distesosi poi nella sottostante valle, con le numerose frazioni costiere e
montane.
Da
bambino ero attratto, oltre che dal mare, anche dai monti prossimi al Centro
storico e dalle loro, pur modeste, vette. Mi incuriosiva
il bosco dei carpini che, ben visibile dalla Pendinata,
si agitava nei giorni di vento e ne coglievo il respiro, ancora credendo che
fosse proprio quell'ondeggiare degli alberi, accompagnato da musichevole
fruscio, a causare il vento e...non il contrario. E dalla casa dei nonni
materni a via Alessandro Mandarini potevo
ammirare meglio quel monte con in alto una maestosa, antica costruzione ed, a
breve distanza, una grande croce che, a volte, sembrava volessero giocare a
nascondino nei giorni di nebbia. Quando solo l'azzurro del cielo ne copriva la
vetta, a mo' di tetto, mi capitava di chiedermi e, forse di chiedere, se fosse
possibile da l toccare quel cielo, vedere ed andare
oltre...
Ha
proprio ragione, Mauro Corona!
Ebbene,
su quella cima qualche giorno fa stato l'occhio di un drone, avente a guida
mani esperte e ricche di amore per Maratea, a regalarci immagini con visione
analitica e d'insieme, tali da suscitare in noi, con il rinnovato stupore per
la bellezza, anche
la preoccupazione per gli evidenti segnali legati all'inesorabile
trascorrere del tempo, in assenza o scarsa e discontinua attenzione e cura per
il luogo ed i suoi monumenti.
Ecco le immagini: Un sabato di febbraio - 18
febbraio 2023 da
www.calderano.it
Non
possiamo far finta di niente.
L'occhio
del drone indugia sulla sommit della Statua del Redentore (nel 2015 abbiamo
festeggiato i suoi primi 50 anni) e sulle sue mani
...lacerate, per poi dare uno sguardo alle tante antenne nel tempo proliferate
a lato ed in prossimit dei suoi piedi, soffermandosi su quel lungo percorso
per avvicinarsi al Redentore con gradinata di difficile, se non impossibile,
fruizione per quanti siano disabili.
Come poi non cogliere il crollo sul sottostante sentiero di quel poco che restava di un rudere? Era da troppo tempo in triste compagnia di tanti altri ruderi del Castello, che mostrano tutto il carico degli anni e la voglia di cedere e scomparire per sempre.
Quasi incredulo l'occhio del drone torna, infine, sulla grande Statua, sulle mani e sulle dita del Cristo..., quasi ad invocare l'intercessione sua e di San Biagio perch qualcuno, e non solo il suo occhio, veda e... provveda.