A  LAGONEGRO

UN OASI DI SPIRITUALIT DA VALORIZZARE

di Emanuele Labanchi

quella del Convento di Santa Maria degli Angeli, dove sono stato lo scorso venerd con amici in visita organizzata. 

Per quanti, come me mai recatisi prima in quel luogo, stata, per cos dire, una piacevole sorpresa nello scoprire unampia, antica struttura con circostante terreno, affidata alla custodia e cura del sig. Giovanni, che l si da tempo trasferito, eleggendola a sua dimora, ed stato la nostra guida, sempre disponibile con tutti i visitatori.

Vincenzo Fucci cos descrisse nel 1992 la bellezza e limportanza di quello storico monumento unitamente  allo stato di degrado e di precariet, nel quale allepoca versava, invocando un intervento di rivitalizzazione:

IL COMPLESSO DI S. MARIA DEGLI ANGELI A LAGONEGRO

Un monumento che parla al cuore degli uomini

C' il silenzio assoluto sull'antico complesso di S. Maria degli Angeli a Lagonegro. il silenzio dell'abbandono, del degrado che fa presto diventare rudere.

Eppure sembra di sentire ancora nei corridoi e nelle "celle" lo sgranare dei rosari, il lento e continuo salmodiare di frati e di conversi che per secoli lo hanno abitato e lo hanno animato con le preghiere, con le pratiche di piet, con tutto un insieme di opere e di attivit rivolte alle comunit della zona. Purtroppo solo una sensazione presto interrotta da voli di pipistrelli che hanno scelto le antiche mura per nidificarvi e perpetuarsi. Richiamano alla realt.

Quello di S. Maria degli Angeli un complesso monumentale entrato nella storia religiosa di Lagonegro e della zona alla quale ha notevolmente contribuito con la presenza attiva dei suoi abitanti. Dai Benedettini ai Cappuccini, attraverso i secoli, tutti con la loro animazione hanno dato impulso anche alla vita civile.

Ed ha un valore anche sul piano economico che non da poco, nonostante le condizioni in cui ridotto e nonostante le gravissime spoliazioni che negli anni ha subito al suo interno.

letteralmente incastonato nell'ambiente e la bianca facciata della chiesa - su cui campeggia, all'esterno, sopra la porta, un'antica maiolica con l'immagine della Madonna degli Angeli ed il simbolo dei Francescani - non attira l'occhio di chi transita sulla fondovalle del Noce perch un verde lussureggiante copre e quasi nasconde tutto. Solo l'inverno, con gli alberi spogli, lo rende ben visibile.

Non c' nulla di particolarmente maestoso o di particolare rilevanza architettonica perch un complesso che apparteneva al quotidiano e dove la vita scorreva anche nella povert degli ambienti.

Eppure c' qualcosa. Da questo complesso emana un non so che di particolare, lo si avverte dai muri sbriciolati, dagli intonaci scrostati, dai dipinti murali che vanno scomparendo, dalle "volte" che crollano; ha il sapore del mistero della storia, di una storia non pi ripetibile, di una storia che pare si sia fermata con gli uomini all'esterno del complesso e che storce il muso dinanzi al silenzio ed all'abbandono che oggi caratterizzano Madonna degli Angeli.

Le sue origini si perdono nel tempo, lo si data tra la fine dell'VIII ed i primi del IX secolo. La sua costruzione risale ai Solitari o Cenobiti, seguaci del Beato Niceforo, in fuga dai saraceni, che fissarono la loro dimora proprio in contrada Montuoscio di Lagonegro. Ebbero a loro capo prima S. Cristoforo e poi S. Saba.

Successivamente, intorno al 1000, pass ai Benedettini, che vi dimorarono a lungo fino a che l'interno complesso pass ai Cappuccini. Proprio questi, durante alcuni lavori, rinvennero verso la fine del secolo XVI "gli istituti della regola benedettina strettissimi scritti a mano con carattere longobardo" mentre in quello stesso periodo ed ancora dopo ripetutamente venivano ritrovate sepolture di religiosi le cui ossa venivano inglobate nei muri.

Da luogo di vita attiva, il convento di Montuoscio diventato via via un eremo, un luogo di raccoglimento e di preghiera. Lo sempre stato nell'alternarsi delle vicende dei periodi storici che si sono succeduti nella zona, fino a quando intorno agli anni '50 venne definitivamente abbandonato anche dai Cappuccini.

E proprio i Cappuccini che lo cominciarono ad abitare grosso modo nel 1536 e che perci ne portano la fondazione a tale data, ritengono che si tratti del secondo monastero francescano in Basilicata dopo quello di Potenza sorto qualche anno prima, nel 1533.

Negli Stati dei Conventi Cappuccini del 1650 lo si riporta fondato intorno al 1560 con 17 celle oltre ai luoghi comuni di incontro e di culto. detto anche che vi prendeva dimora il padre predicatore di passaggio da un paese all'altro della zona dove veniva chiamato nei diversi periodi dell'anno.

Per secoli il convento di Montuoscio - dal nome della localit - o convento di S. Maria degli Angeli stato un preciso punto di riferimento della religiosit popolare ma anche preciso punto di riferimento per i valori che rappresentava e testimoniava e frequentato luogo di studio per studenti di teologia, per chierici e laici della zona.

Con suoi ospiti - e non sono mancati quelli illustri tra cui Mons. Nicola Molinari, Vescovo Cappuccino, del quale venne iniziata la causa di santificazione - il convento da sempre ha esercitato notevole influenza sulle comunit della zona - cristiane e non - che vi accorrevano sempre, specie nei giorni di maggiore festivit, per trovarvi alimento alla fede, conforto agli smarrimenti del quotidiano ma anche soltanto per trascorrere una giornata diversa dalle altre. In termini moderni potremmo dire che da sempre ha esercitato una funzione di luogo di relax, una funzione comunque benefica, a seconda dei bisogni di quanti lo frequentavano.

I Cappuccini lo hanno sempre abitato e saltuariamente anche dopo il 1934 quando ebbero in donazione una casa nei pressi dell'antica chiesa del castello nel centro abitato. L'ultimo cappuccino di cui si ha memoria ai nostri giorni, padre Berardino da Colliano, ancora ricordato da molti in compagnia dell'asinello che gli era compagno nei suoi andirivieni tra il centro abitato ed il convento dove si dedicava anche ai lavori agricoli.

Solo nel 1958 i Cappuccini, accettando l'offerta di Giovanni Cantisani, passarono nella sua abitazione di piazza S. Anna che poi lasciarono nel 1963 per entrare nel nuovo convento nella nuova zona di espansione nel centro abitato, nel frattempo riattato.

Sino a qualche anno addietro, l'accesso all'antico convento era assicurato esclusivamente da una "mulattiera" non molto agevole che iniziava - ma inizia ancora - dalla zona sottostante la stazione ferroviaria e che nei periodi forti dell'anno era frequentata notevolmente da pellegrini e da semplici gitanti che si recavano all'antico eremo.

Guidano all'antico convento, lungo la strada, 14 croci di legno simboleggianti la via crucis mentre nel piazzale antistante la chiesa nel 1886 venne eretta una croce in pietra locale montata su due ordini di gradini. Col decorrere del tempo, ma soprattutto per incuria degli uomini, sia le 14 stazioni della via crucis che la croce dinanzi la chiesa sono andati pressoch distrutti. Pezzi della croce sono ancora abbandonati nel piazzale in attesa che mani pietose cerchino di risistemarli.

Soltanto in questi ultimi anni un comitato, volontariamente costituitosi per cercare di preservare l'antico convento da altri guasti o perlomeno di limitarli e comunque per tentare di ripristinare il ripristinabile, ha provveduto a sue spese alla sistemazione di nuove stazioni della via crucis realizzate in ferro da un artigiano locale.

Oggi il complesso raggiungibile con una comoda strada, in corso di completamento, e l'accesso diventato agevole. Si trattato di una realizzazione richiesta a gran voce dalla comunit sia per raggiungere l'antico convento ma anche per agevolare possibilit di intervento.

Abbandonato dai Cappuccini intorno agli anni '50, il convento stato "spogliato" prima per esigenze dello stesso ordine francescano e successivamente da vandali e ladri che hanno distrutto o asportato quanto di meglio vi era rimasto.

Non esistono pi nemmeno le briciole dei grandi valori che vi erano conservati: dall'antichissima biblioteca, patrimonio librario e ligneo, alle varie suppellettili, ai quadri sacri, agli arredi sacri e non, tant' che oggi esistono solo le mura che ancora resistono al tempo.

Eppure il convento ha superato nei secoli i periodi pi bui tra cui le "soppressioni" a volte stabilite per mancanza di rendite e le prime leggi di soppressione degli ordini religiosi e dei loro averi del 1807.

Non cos avvenne con quella del 1861 tant' che nel 1866 i Cappuccini dovettero lasciare il convento che nel 1874 venne posto all'asta pubblica dal demanio dello Stato. Fu per riacquistato dallo stesso ordine che lo ha posseduto fino ai nostri giorni, intorno agli anni '80, quando dai Francescani venne trasferito ai beni della parrocchia di S. Nicola anche di Lagonegro.

Realizzato in calce e pietra, con il suo stile asciutto, severo, dovuto certamente all'abilit ed alla intelligenza costruttiva di "maestri" muratori della zona, con la povert con cui si presenta, col silenzio e l'abbandono, il complesso di Montuoscio Chiesa e convento - fa malinconia, tanta malinconia. Ma suggestiona.

Le sue mura sono impregnate di storia, fanno storia anche esse e la loro severa austerit, la loro nudit, si impone anche all'occhio pi distratto.

Pur nelle condizioni in cui si trova, costituisce comunque un patrimonio di notevole entit e chi lo visita se ne esce con un senso di sgomento, di vuoto, perla irrazionalit degli uomini.

Non ci dovrebbero essere dubbi sulla necessit della conservazione dell'importante complesso: appartiene alla storia, fa parte del patrimonio culturale che onora s il luogo in cui sorge ma anche l'intera regione.

Perch allora non rivitalizzarlo evitando che sia del tutto, pietra dopo pietra, mattone dopo mattone, raso al suolo come tanti altri esempi che ci circondano? Sarebbe un contenitore ideale per molteplici attivit che mancano di una loro sede. E ce n' richiesta.

Rivitalizzazione significa anche attivazione di processi produttivi e pu essere attivata stabilendo un rapporto nuovo tra l'uomo e l'ambiente antico, un rapporto fruttuoso che veda l'uomo protagonista.

Occorre, per, bloccarne il degrado, prima che sia troppo tardi.

Testo di Vincenzo Fucci

tratto da "BASILICATA REGIONE Notizie, 1992

Oggi non pi cos poich quellimportante complesso stato poi oggetto di un significativo intervento edilizio di recupero, s quasi da risorgere dalle sue rovine e da riproporsi, immerso nel verde, a Lagonegro e nella zona con la sua silenziosa, semplice maestosit.

L abbiamo trascorso alcune ore seguendo la nostra guida, sia allinterno che allesterno del Convento, lungo i corridoi, in Chiesa, presso le celle, ove possibile pernottare, sino a ritrovarci nel refettorio per consumare insieme il pasto che ciascuno aveva portato.

Certo, possibile solo immaginare la vita che l conducevano monaci e frati di un tempo ma laria che si respira continua ad essere quella e tale da esortare alla spiritualit

Saranno pur sempre necessari periodici interventi di manutenzione ordinaria e /o straordinaria, ma sar anche importante  che i competenti Organi e quanti abbiano a cuore quel luogo e  quel risorto complesso monumentale si adoperino per una sempre maggiore valorizzazione di un bene cos prezioso in unarea, vera oasi di spiritualit.

 

Maratea 06 ottobre 2024

Emanuele Labanchi

 

 INDICE