ARRAFFA…ARRAFFA…!

di Emanuele  Labanchi

Anche l’antica Abbazia di Montecassino, luogo sacro per religiosi e laici dell’umanità intera, dimora del motto “Ora et  labora” (“Prega e lavora”), con cui la tradizione benedettina da sempre ha sintetizzato lo spirito delle prescrizioni del lavoro e della preghiera rivolte da San Benedetto da Norcia ai suoi monaci, è venuta in questi giorni alla ribalta della cronaca per via del suo ex Abate, Pietro Vittorelli. Questi è stato alla guida della famosa Abbazia dal 2007 al giugno 2013 ed, in quel periodo, durante il suo mandato, dimentico del motto benedettino, avrebbe prelevato dai conti, destinati a finalità di culto ed aiuto ai poveri, oltre cinquecentomila euro.

Tanto è emerso a seguito di indagine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma, che ha richiesto ed ottenuto dal competente GIP il sequestro di beni nei confronti dell’ex alto prelato e del fratello Massimo per il valore della somma (. 500.000,00), di cui il primo si sarebbe impossessato con l’aiuto del fratello. L’accusa è di appropriazione indebita aggravata di denaro sottratto alla carità e speso in viaggi in Brasile, hotel di lusso ed anche ecstasy.

E meno male che il Vittorelli ha rinunciato al governo dell’Abbazia nel giugno del 2013 per motivi di salute, altrimenti l’arraffa…arraffa sarebbe probabilmente continuato, secondo comune e diffuso “modus operandi” (comportamento) del nostro tempo. In questo caso, in modo irriguardoso e sacrilego, non è stato risparmiato neanche l’antico e glorioso monastero benedettino, posto sulla sommità di Montecassino, più volte distrutto e ricostruito, divenuto poi sentinella  di  pace  tra cimiteri di guerra.

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