A PROPOSITO DI MARATEA,
CITTADELLA DELLA TUTELA AMBIENTALE
di Emanuele Labanchi
Quanti accedono da sud al centro storico di Maratea sono accolti da scoloriti cartelloni apposti sui muri di vecchie case ed inneggianti alla “Città delle 44 chiese” ed alla “Cittadella della tutela ambientale”. Si tratta, per così dire, di “bigliettoni da visita”, cui i residenti ormai non fanno più caso, ma che destano ovviamente la curiosità dei turisti durante la stagione estiva, non senza provocare spesso un loro positivo o negativo commento. Mentre le “44 chiese”, più o meno grandi e belle, costituiscono un patrimonio della comunità, non sempre opportunamente custodito e valorizzato e, comunque, vissuto in modo piuttosto statico, la proclamata tutela ambientale da intendersi in modo dinamico genera perplessità che appaiono, tuttavia, del tutto sopite in chi ha o, nel passato, ha avuto responsabilità di governo locale. Ebbene, come può esserci stata o può esserci a Maratea idonea tutela ambientale in assenza di un pur indispensabile Piano regolatore generale o Piano strutturale ed in permanenza di vecchio ed inadeguato strumento urbanistico per un così lungo periodo durante il quale il territorio tutto ha subito lentamente notevoli trasformazioni per volontà dei singoli e non oggetto di pianificazione complessiva da parte dell’Ente pubblico? E’ vero, a Maratea non sono stati realizzati ecomostri, l’intero territorio non è stato invaso dal cemento e la costa rimane ancora verdeggiante a sfidare l’azzurro del mare diversamente da quanto verificatosi altrove anche nella vicina Calabria, ma basterà tutto ciò per affermare solennemente e dare per realizzata per il passato e per il presente una indiscutibile tutela ambientale, tale da non doverci preoccupare per gli anni avvenire? Personalmente sono convinto che la mancanza di pianificazione territoriale, che già lascia trasparire guasti derivanti dal navigare a vista o, per meglio intenderci, dal procedere alla giornata, renderà con il passare del tempo pienamente visibili gli irreparabili danni progressivamente arrecati a Maratea ed alla sua comunità, di fatto, al di là delle mere proclamazioni di tutela, mal governata nel sistema complessivo delle Autonomie locali (Regione, Provincia, Comune).
Non si spiegano diversamente la contrarietà o, comunque, la riluttanza a stabilire delle assolute priorità da perseguire con tenacia al di là dei fatti e problemi quotidiani e contingenti, in modo da aver chiara la rotta e da poter navigare sicuri, evitando il rischio di lasciare ai nostri figli una nave finita sulle secche. E tra le assolute priorità per Maratea, località turistica così ricca di bellezze paesaggistiche, vi sono la definitiva approvazione della nuova pianificazione territoriale, adeguata ai tempi, alle esigenze, alla normativa vigente e non più rinviabile nonché l’idonea e concreta tutela del mare attraverso una o più riserve marine lungo la nostra costa, così come già da tempo istituite altrove (Liguria, Toscana, Sicilia, Sardegna, Calabria, ecc.). Credo anzi che anche l’istituzione di una riserva marina o area marina protetta per Maratea non sia più rinviabile ed allo scopo, ove non si provveda, si renderà opportuna una mobilitazione, anche con una petizione, di quanti, residenti e non, abbiano a cuore le sorti del mare prospiciente la nostra costa E del resto, a cosa deve pensare per la sua comunità un Sindaco con i suoi Assessori, tanto più perché tutti sgravati di compiti e responsabilità affidati ai vari Funzionari, Responsabili di settore con a capo il Direttore generale, se non a progettare e perseguire obiettivi di carattere generale, secondo priorità in modo da non ridurre l’attività politico-amministrativa , svilendola del tutto, al più semplice e comodo governo del quotidiano e del “particulare”? Passano, purtroppo, le Amministrazioni e i problemi non solo restano ma si aggravano mentre i cartelloni (bigliettoni da visita) inneggianti si scoloriscono sempre di più a triste presagio per il nostro territorio, unica finestra della Basilicata sul mar Tirreno, che pur qui continua ad arricchirsi annualmente di bandiera blu messa a sventolare sulla splendida isoletta di Santo Janni, sito di interesse storico- archeologico, meritevole di essere finalmente posta, e non da sola, in area marina protetta.
In conclusione, penso che la “cittadella della tutela ambientale, più che autoproclamarsi tale, possa e debba fare molto di più conciliando sviluppo e salvaguardia dell’ambiente senza dare per scontata una tutela che, ad un esame più attento, già rivela e rivelerà ancora di più in futuro tutti i suoi limiti.