UN CASTELLO DA SALVARE
di Emanuele Labanchi
Faccio mio l’appello “a tutti coloro che
possono fare qualcosa: amministratori pubblici, associazioni, enti, privati”,
lanciato da Santino Gallorini su “L’Eco di
Basilicata” del 15 settembre 2015 con articolo dal titolo
“Il Castello di Castrocucco di Maratea: un tesoro da
salvare”.
Un pomeriggio di fine agosto il Gallorini,
alzando gli occhi al cielo verso il Castello di Castrocucco,
vi ha visto sventolare una grande bandiera rossa con
croce bianca al centro, e, assicuratosi che non si trattasse di un sogno, ha
attribuito a quella bandiera che sventolava, collocata lassù da chissà chi, una
funzione rivitalizzatrice dell’antico maniero, il cui
indiscusso fascino appariva ingigantito e tale da “non farlo sembrare solo un
rudere in attesa della definitiva scomparsa”.
L’illustre autore dell’articolo, che si recava da Maratea verso la
Calabria, costeggiando la stupenda costa tra Torre Caina
e La Secca, scrive:
“Castrocucco meriterebbe di essere
salvato. Messo in sicurezza, restaurato, riutilizzato. È un luogo magnifico, da
cui si gode un panorama irripetibile sul Golfo di
Policastro, sulla costa della Calabria cosentina,
sulla valle del Noce, sui vicini resti dell’antica Blanda. Potrebbe diventare
sicuramente un valore aggiunto per la zona.
Castrocucco ha una storia di tutto rispetto….
Castrocucco è composto da un castello, con abitazione
padronale, ampia cisterna per raccogliere acqua piovana e alcune povere
casette: esso è circondato da mura, con la porta che si apre ad oriente,
protetta da una torre circolare. Fuori dal Castello si
notano i resti del borgo e le mura di una semplice chiesetta orientata, che
lascia ancora intravedere tracce di affreschi sulla porzione absidale”.
E scrive ancora:
“Proviamo a salvare questo luogo della memoria, salviamo
Castrocucco, ma anche Torre Caina
e le altre torri costiere…Se Maratea chiede di entrare tra i Beni del
Patrimonio UNESCO, si trovino gli strumenti per restaurare e valorizzare i suoi
gioielli”.
Aggiungo: Salviamo questo luogo della memoria, prima che sia troppo tardi e prima che il tempo cancelli definitivamente anche i ruderi rimasti a sfidarlo e sui quali è importante veder, comunque, sventolare ancora “una grande bandiera rossa con croce bianca al centro”, simbolo di vita passata e presente, premonitrice di vita futura.