UN GIORNO IMPORTANTE PER LA NOSTRA STORIA
di Emanuele Labanchi
È il 4 novembre, Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate.
È la data che celebra la fine vittoriosa della prima guerra mondiale (1915-1918), commemora la firma dell’ Armistizio siglato il 3 novembre 1918 a Villa Giusti (Padova) con l’Impero austro-ungarico ed è diventata la Giornata delle Forze Armate.
I soldati al fronte appresero dell’Armistizio nel pomeriggio del 3 novembre e… … … .
“Vi fu un solo grido di gioia e di esultanza. In serata, l’enorme catasta di graticci, che dovevano servire per i camminamenti e per le trincee e le migliaia di sacchi preparati con zolfo e catrame per proteggerci dai gas asfissianti, furono ammucchiati ed accesi e le fiamme si levarono alte nel cielo. Dalle cime circostanti del monte Altissimo, del monte Baldo, del monte Zugna e del Pasubio altre immense fiammate brillavano nel firmamento ed esprimevano la gioia delirante, trionfante in ogni cuore di combattente”.
Così mio nonno materno, uno dei ragazzi del ’99 al fronte, ha ricordato in “Memorie di un Maestro” la fine della “guerra di trincea”, che aveva costretto ciascun soldato ad atroci sofferenze ed a convivere continuamente con lo spettro della morte sino a cancellare un’intera generazione.
Particolarmente significativo in merito è quanto ha scritto Francesco Ranocchi: “Andare avanti significava morire, ma anche tornare indietro significava morire… … … . Il fronte era insomma una vera e propria, spaventosa bolgia, un inferno di morte e devastazione, nel quale i due opposti schieramenti si affrontavano senza riuscire a prevalere gli uni sugli altri. Terrificanti erano i combattimenti corpo a corpo, all’arma bianca, alla baionetta e man mano che il conflitto procedeva, furono introdotti nuovi, orribili strumenti di morte, come i gas asfissianti, che bruciavano gli occhi, la gola ed i polmoni e che causavano la morte nel giro di poco tempo al termine di una spaventosa agonia… … … . Seppellire i morti era spesso impossibile ed i cadaveri in decomposizione avvelenavano l’aria, rendendola irrespirabile, aggiungendo sofferenza a sofferenza… … … . Questa fu la prima guerra mondiale: una lotta mai vista prima, caratterizzata dall’impossibilità a prevalere, che condusse quasi all’annientamento reciproco e combattuta , in condizioni disumane, da ragazzi poco più che ventenni”.
Ma vi erano anche i leggendari ragazzi del ’99 appena diciottenni o diciannovenni.
Il 4 novembre 1918 il Generale Armando Diaz, Comandante supremo dell’Esercito italiano, annunciò la vittoria dell’Italia e la disfatta dell’esercito austro-ungarico con il “Bollettino della Vittoria” e con la famosa dichiarazione finale:
“I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano disceso con orgogliosa sicurezza”.
Fu una vittoria frutto della dedizione, dell’unità e del sacrificio del popolo italiano e tanti giovani persero la vita o rimasero, comunque, feriti o mutilati per sempre nel corpo e/o nell’anima.
Ecco perché il 4 novembre è un giorno importante per la storia d’Italia, un giorno affidato alla fiera ed orgogliosa memoria nostra e delle generazioni future per ricordare ed onorare i Caduti, con il pensiero rivolto a quanti, tra questi, rimasero addirittura ignoti. I resti di uno di essi, decorato con medaglia d’oro al valor militare, “degno figlio di una stirpe prode e di una millenaria civiltà….”, riposano a Roma presso l’Altare della Patria. Accanto alla tomba, con lapide dedicata “ IGNOTO MILITI”, vegliano giorno e notte sentinelle delle nostre Forze Armate.
Passano gli anni, rimane la memoria con un doveroso omaggio.