Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea É parliamone ancora
Giovanni Di Puglia e lĠinfinito di
Maratea
Un artista in dialogo con memoria e
natura.
Sono i colori trasparenti e crepuscolari del mattino che oggi
delicatamente fissa sulle tele a riempire le sue giornate nella solitaria
stanzetta della locale casa di riposo.
Cos Giovanni Di Puglia, abbatte barriere ambientali e fisiche impostegli dallĠet e si
congiunge a quellĠinfinito che sin dallĠinfanzia ha riempito la sua
anima quando il suo spirito si confondeva nella contemplazione del mare
di Maratea e le brezze e le onde con il loro alito e le loro voci parlavano al
suo cuore di ragazzo ribelle.
Ero affascinato,
sono sue parole, dalla natura grezza, dal mare, dal cielo, dallĠinfinito.
Mi incuriosiva la vita degli uomini, la studiavo e la vivevo
scappando da casa o marinando la scuola per stare con i pescatori.
Queste immagini ritornano sempre nella mia mente e trasfigurati
dalla maturit li traspongo sulle tele in un continuo
dialogo con la memoria e la natura.
Giovanni Di Puglia nasce a Maratea nel 1913.
Sin dalla primissima infanzia fu
attratto dalla pittura.
Scrive in una sua biografia: ... Cominciai
a dipingere sulle lastre di pietra della scogliera del mio paese. I miei colori
preferiti furono le terre che impastavo con lĠolio dĠoliva in mancanza di
diluenti con i quali raffiguravo, a modo mio, le meraviglie della natura che mi
circondava.
Usavo pennelli che mi costruivo alla meglio con setole di
maiale, dipingevo su tele di lino grezzo sottratto dal corredo di mia madre e
che tagliate fissavo su telai rudimentali. I
suoi primi soggetti furono stelle marine, pesci, scogli, barche, case di
pescatori, tutti soggetti patrimonio di quel mondo
ruvido e nello stesso tempo poetico di questi uomini di mare pieni di saggezza
antica e temprati nello spirito da silenziosa fatica.
Nel 1960, notato dal maestro Vittorio Gui,
direttore dĠorchestra e fondatore del Maggio Musicale Fiorentino, viene introdotto in importanti ambienti artistici e nello
stesso anno a Roma organizza con successo la sua prima mostra personale.
In questi anni scopre lĠacquarello, una espressione
artistica che pratica ancora e che gli consente, come dice, di calarsi nel
profondo delle cose.
Nei suoi soggetti quasi sempre rivive
la cultura e la tradizione locale con la quale lĠArtista ha un rapporto intimo
e alla quale ha fatto sempre riferimento anche quando la vita lo ha portato
lontano dal suo paese.
Sono i personaggi della sua infanzia, diventati nel tempo eroi
e miti, sono le donne del Porto di Maratea slanciate,
alte, diritte come un fuso, con i visi ovali, occhi e capelli
per lo pi neri, dalle lunghe sopracciglia ad essere riplasmati sulle tele
dalla sua fantasia e dai suoi colori.
In queste opere, che nulla hanno a che fare con la
ritrattistica tradizionale, resa e rivive lĠenergia, la forza il coraggio e
la rudezza di questi uomini.
EĠ tutto il loro carattere vivo e dignitoso, plasmato in
continua e verghiana lotta per la sopravvivenza che tali personaggi esprimono nelle sue tele.
Nel 1973 Giovanni Di Puglia si trasferisce a Cormons.
Feconda nel Friuli la sua produzione che rimane intimamente
legata alla sua terra dĠorigine.
La sua Venezia,
scrive Federica Di Castro, infatti vista nella
stessa chiave in cui vista MarateaÉ ...Venezia, come Maratea,
fiammeggia di luci, di interiorit subito spente, tanto da apparirle del tutto
sorella.
Come naturale, la maturazione artistica di Giovanni Di Puglia
si evoluta nel tempo; voglio solo superficialmente segnalare, non essendo un
esperto della materia, le tre fasi salienti che caratterizzano nel tempo la sua
produzione e che sono a me accessibili.
tutta la natura e lo spirito mediterraneo, caratterizzato da
colori vivaci e decisi ad emergere nella prima fase
della sua produzione artistica.
Negli anni del suo soggiorno friulano sente fortemente
lĠinflusso della cultura e del carattere centroeuropeo, mi dice: ... ...
In questo periodo ero come un vulcanoÉ... sarei
stato capace di mangiarmeli i colori.
Ora ritornato a Maratea a vivere
in serenit la sua senescenza i colori delle sue opere sono diventati sfumati,come quelli dellĠarcobaleno, quasi ad esprimere un
bisogno di riposo, un desiderio di tranquillit, autoanalisi,
interiorizzazione.
Numerose negli anni sono state le sue mostre personali e
collettive che hanno spinto a scrivere su di lui numerosi artisti e critici tra
cui Giorgio Bassani, Mario Gorini, Giuseppe Appella e
altri.
Incontro spesso Giovanni Di Puglia nelle mie periodiche visite
alla locale Casa di Riposo; si parla di arte, di Maratea, del suo passato e del
suo futuro, si commuove quando con slancio augura al suo paese un avvenire
prospero nel rispetto della cultura, della natura e della tradizionale
architettura del luogo.
Gli ho detto ultimamente che avrei scritto qualche cosa su di
lui perch mi ha colpito la serenit con la
quale vive i suoi ricordi e il senso di luce ed infinito col quale continua a
fissare sulle tele il suo forte desiderio di immenso.
Da ÒIl
Sirino Ò Marzo 2002