Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora
Primula Palinuri
Petagna
una pianta rara sul Tirreno
L’abbiamo ammirata,
Faceva
capolino, ignara di essere, oggi, una rara preziosa espressione della flora
mediterranea, sul greto calcareo di una rupe, pavoneggiandosi nel suo pieno
rigoglio biologico.
Si,
Questa
Primula è una pianta perenne, endemica della costa tirrenica dell’antica
Lucania, alta circa venti centimetri, dal fusto legnoso. Le foglie sono
carnose, obovate-spatolate con peli bianchi ai margini, farinose di sotto,
acutamente e inegualmente dentate. I petali sono odorosi, di un intenso colore
giallo e formano una corolla infundibuliforme a lacinie con margini ripiegati
in dentro, il calice è bianco e campanulato.
L’area
della sua maggiore diffusione è rappresentata dal versante occidentale di Capo
Palinuro, nel 1971 il prof. Ricciardi, in una ricognizione da Palinuro a
Diamante, ne scoprì nuove sparute stazioni vegetative
sul monte Sant’Antonio, a sud del fiume Mingardo,
Marina di Camerota, pareti costiere presso la grotta dell’Inferno a Scario,
Punta Caina a Maratea, sull’isola Dino e Fiuzzi a Praia a mare.
L’insediamento a
Punta Caina dista circa otto chilometri in linea
d’aria dalle stazioni più vicine (Fiuzzi-Isola Dino)
ed è localizzato sull’unico affioramento di dolomie triassiche in questa parte
del litorale, fatto che sembra confermare l’univoca preferenza nei confronti
dell’età del substrato ed anche il fatto che
Primula
Palinuri Petagna
un tempo sia stata molto diffusa.
Nella prima
metà dell’ottocento detta primula veniva largamente coltivata e
commercializzata nella reggia di Caserta, oggi viene
coltivata nel giardino botanico di Hamburry, negli
orti botanici di Padova, Parma, Bologna, Napoli, Portici, Cosenza e nel
giardino alpino di Pietra Corva.
Questa
ormai rara espressione fioristica endogena è stata
particolarmente studiata, nel corso di un progetto rivolto allo studio e alla
tutela della flora locale, nello scorso anno scolastico, dalla prima media sez.
B di Maratea, avente come referente
Questo
gioiello della natura, che sfidando i secoli, troviamo
ora nelle sue espressioni residuali nei nostri luoghi, grazie a tale ricerca, è
diventato, per tanti giovani, il simbolo di un impegno costante per la difesa
ambientale delle nostre aree costiere. Che sia da stimolo, anche per gli
adulti, per un più rispettoso e corretto rapporto di tutti con la natura. E’
questo l’augurio che tutti ci facciamo.
Da “Il Sirino “Dicembre 2000