Dal libro di Sergio De Nicola:

Maratea … parliamone ancora

Biagio Iannini

a servizio della scuola e della comunità di Maratea per 46 anni

Il 19 ottobre 1948, all’età di 74 anni moriva Biagio Iannini, una delle tante figure che hanno nobilitato la prima metà del ‘900 a Maratea.

Biagio Iannini, compiuti gli studi presso la Badia di Cava dei Tirreni, iniziò la sua attività di insegnante nel 1899, attività che si protrasse ininterrottamente per 46 anni.

Furono questi anni dedicati completamente alla promozione culturale e umana di numerose generazioni di giovani che ancora oggi, anche se sempre più pochi, unanimemente lo ricordano con ammirazione ed affetto; fu, inoltre, per oltre dodici anni fiduciario scolastico comunale e dal 1920 al 1928 espletò le funzioni di direttore incaricato del soppresso Circolo Didattico di Maratea.

Furono, questi, per Biagio Iannini anche anni di studio e di riflessione su problemi connessi all’educazione infan­tile, all’analfabetismo e all’organizzazione scolastica anche in rapporto alle particolari esigenze economiche e sociali della realtà della nostra zona.

Lo testimoniano le sue tante pubblicazioni, alcune apparse con ampio rilie­vo sul Corriere delle Maestre all’epoca prestigioso settimanale didattico edito a Milano.

Dal 1913 in poi ampio spazio fu, infatti, dato da tale settimanale ai suoi scritti riguardanti, tra l’altro, il riordinamento della scuola rurale, la problematica dell’obbligo scolastico e nel 1915 perfino un fascicolo allegato alla rivista con una sua analisi su La nuova scuola e la riforma Credaro.

Nel 1913 la stessa rivista ampiamen­te recensiva Pedagogia spicciola volumetto dove Biagio Iannini analizzava le sue esperienze avute con i giovani in oltre dieci anni di insegnamento e nel 1924, poi, la Remo Sandron di Palermo gli pubblicava il volume La frequenza scolastica e l’opera del maestro.

Ma oltre che insegnante Biagio Iannini fu uomo pienamente inserito nelle realtà istituzionali di Maratea: fu dal 1924 al 1930 presidente del Patronato Scolastico comunale e relativa confraternita, dal 1918 al 1924 e dal 1930 al 1936 fece parte della commissione amministrativa del reale Istituto De Pino Matrone Iannini, nel 1924 fu membro del comitato di assistenza e vigilanza degli orfani di guerra, nel 1929 consultore delle Opere Pie e nel 1930 componente della commissione locale dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia distinguendosi sempre, in tale mansione, per senso di responsabilità e onestà.

In tali anni numerosi furono le sue pubblicazioni a favore delle opere caritative esistenti nel comune.

Dal 1937 fino alla morte, ricoprì la carica di ispettore onorario ai monumenti e scavi per i comuni di Maratea e Trecchina, dimostran­do molta attenzione alle emergenze artistiche del territorio e dal 1932 al 1937 fu presidente della congrega di carità con annesso ospedale civile.

In tale mansione, nonostante i reite­rati rifiuti di sussidi dell’amministrazione Provinciale, ritenuti da questa spese essenzialmente facoltative e non consentite dalle esigenze di bilancio, non venne meno il suo impegno per migliorare la struttura ospedaliera e servizi per gli ammalati tanto da ottenergli l’8 apri­le 1933 un encomio Prefettizio.

Assunte le funzioni di presidente, infatti, per assenze di fondi, subito rivolse ai cittadini e ai suoi allievi un appello per raccogliere la somma di 2.000 lire per l’acquisto di un autoclave, necessario per il funzionamento della camera operatoria, vera rarità all’epoca in tutta la regione e in quelle confinanti.

Molto prezioso fu il suo contributo alla comunità in qualità di amministratore del comune di Maratea, quando nell’immediato dopoguerra fece parte della prima giunta comunale per nomina prefettizia prima, per elezione quasi plebiscitaria, poi, nel 1946.

Fu anche nei primi anni ‘40 giudice conciliatore distinguendosi in tale mansione per saggezza ed equilibrio.

Fu una vita intensamente vissuta quella di Biagio Iannini nella decorosa povertà di un onesto servitore dello Stato e di unico sostegno di una numerosa famiglia arricchita nel tempo dalla nascita di sette figli.

Ma fu anche una vita gratificata da numerosissimi riconoscimenti quali la medaglia d’oro assegnategli nel 1941 dal Ministro della P.I. per aver prestato indefessamente la sua opera per l’educazione popolare.

Nel 1942 da S. M. Vittorio Emanuele III per non comuni e gratuiti prestazioni a vantaggio della istruzione primaria e nel 1952, postuma, insieme al diploma di prima classe quella del Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, per aver conseguito l’assegno Mauriziano di benemerenza, assegno annualmente concesso a solo quattro insegnanti sul territorio nazionale.

Ma ciò che gratificava maggiormen­te il maestro Iannini era la stima del grande pedagogista Lombardo Radice, che passando per Maratea, volle spezzare il pane dell’ospitalità alla sua mensa.

Biagio Tannini, così scriveva di lui Ferdinando Santoro, pubblicista lucano, aveva un’anima limpida e serena... credeva nella forza redentrice della fede, della verità e della carità.  ...  Dai suoi occhi limpidi e liquidi come l’acqua delle fonti alpestri che riflettono solo il verde e il sole intuivo che quest’uomo era un privilegiato che passava attraverso le miserie del male senza contagiarsene.

Negli ultimi mesi della sua vita scrive ancora F. Santoro, si sentiva sempre più attaccato al suo paese e contemplava ad occhi pieni la sua marina consapevole di non aver più tempo a godersela tutta intera.

Il suo ultimo viaggio lo compì abbracciato da una marea di popolo e dal saluto commosso di colleghi, amministratori, ex alunni e operai.

Un certo disagio, nello scrivere di Biagio Iannini, ha frenato la mia penna, perché legato a lui da stretti legami di sangue: mi sono soffermato perciò, quasi esclusivamente, ad elencare le tappe che hanno segnato la sua vita di educatore e di amministratore.

Io che non ho avuto la gioia di conoscerlo, ho voluto ricordarlo con quella stessa onestà con la quale, in precedenza, su queste stesse colonne, ho scritto di altre figure che hanno segnato il cammino della nostra comunità.

Sarebbe opportuno che istituzioni culturali esistenti sul territorio riscopris­sero questi uomini che con il loro impegno quotidiano e silenziosamente hanno contribuito al progresso del nostro comune, solo così, quel crisantemo posato sulla bara di Biagio Iannini dall’operaio Donato Ciliberti potrà continuare a vivere nel loro ricordo.

 Da “Il Sirino” Febbraio 2003

 

 

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