Biagio Iannini
a servizio della scuola e della comunità di Maratea per 46 anni
Biagio Iannini, compiuti gli studi presso
Furono
questi anni dedicati completamente alla promozione culturale e umana di
numerose generazioni di giovani che ancora oggi, anche se sempre più pochi,
unanimemente lo ricordano con ammirazione ed affetto;
fu, inoltre, per oltre dodici anni fiduciario scolastico comunale e dal 1920 al
1928 espletò le funzioni di direttore incaricato del soppresso Circolo
Didattico di Maratea.
Furono,
questi, per Biagio Iannini anche anni di studio e di
riflessione su problemi connessi all’educazione infantile, all’analfabetismo e
all’organizzazione scolastica anche in rapporto alle particolari esigenze
economiche e sociali della realtà della nostra zona.
Lo
testimoniano le sue tante pubblicazioni, alcune apparse con ampio rilievo sul
Corriere delle Maestre all’epoca prestigioso settimanale didattico edito a Milano.
Dal
Nel
1913 la stessa rivista ampiamente recensiva Pedagogia spicciola volumetto dove Biagio
Iannini analizzava le sue esperienze avute con i
giovani in oltre dieci anni di insegnamento e nel 1924, poi,
Ma
oltre che insegnante Biagio Iannini fu uomo
pienamente inserito nelle realtà istituzionali di Maratea: fu dal 1924 al 1930
presidente del Patronato Scolastico comunale e relativa confraternita, dal 1918
al 1924 e dal 1930 al 1936 fece parte della commissione amministrativa del
reale Istituto De Pino Matrone Iannini, nel 1924 fu
membro del comitato di assistenza e vigilanza degli orfani di guerra, nel 1929
consultore delle Opere Pie e nel 1930 componente della
commissione locale dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia distinguendosi
sempre, in tale mansione, per senso di responsabilità e onestà.
In tali
anni numerosi furono le sue pubblicazioni a favore delle opere caritative esistenti
nel comune.
Dal
1937 fino alla morte, ricoprì la carica di ispettore
onorario ai monumenti e scavi per i comuni di Maratea e Trecchina, dimostrando
molta attenzione alle emergenze artistiche del territorio e dal 1932 al 1937 fu
presidente della congrega di carità con annesso ospedale civile.
In tale
mansione, nonostante i reiterati rifiuti di sussidi dell’amministrazione
Provinciale, ritenuti da questa spese essenzialmente facoltative e non consentite dalle esigenze di bilancio, non venne meno il suo
impegno per migliorare la struttura ospedaliera e servizi per gli ammalati
tanto da ottenergli l’8 aprile 1933 un encomio Prefettizio.
Assunte
le funzioni di presidente, infatti, per assenze di fondi, subito rivolse ai
cittadini e ai suoi allievi un appello per raccogliere la somma di 2.000 lire
per l’acquisto di un autoclave, necessario per il
funzionamento della camera operatoria, vera rarità all’epoca in tutta la
regione e in quelle confinanti.
Molto
prezioso fu il suo contributo alla comunità in qualità di
amministratore del comune di Maratea, quando nell’immediato dopoguerra fece
parte della prima giunta comunale per nomina prefettizia prima, per elezione
quasi plebiscitaria, poi, nel 1946.
Fu
anche nei primi anni ‘40 giudice conciliatore distinguendosi in tale mansione
per saggezza ed equilibrio.
Fu una
vita intensamente vissuta quella di Biagio Iannini
nella decorosa povertà di un onesto servitore dello Stato e di unico sostegno
di una numerosa famiglia arricchita nel tempo dalla nascita di sette figli.
Ma fu anche una vita gratificata da numerosissimi
riconoscimenti quali la medaglia d’oro assegnategli nel 1941 dal Ministro della
P.I. per aver prestato indefessamente la
sua opera per l’educazione popolare.
Nel
1942 da S. M. Vittorio Emanuele III per
non comuni e gratuiti prestazioni a vantaggio della
istruzione primaria e nel 1952, postuma, insieme al diploma di prima classe
quella del Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi, per aver conseguito
l’assegno Mauriziano di benemerenza, assegno annualmente concesso a solo
quattro insegnanti sul territorio nazionale.
Ma ciò che gratificava maggiormente il maestro Iannini era la stima del grande pedagogista Lombardo
Radice, che passando per Maratea, volle spezzare il pane dell’ospitalità alla
sua mensa.
Biagio
Tannini, così scriveva di lui Ferdinando Santoro, pubblicista lucano, aveva
un’anima limpida e serena... credeva nella forza redentrice della fede, della
verità e della carità. ... Dai suoi occhi limpidi e liquidi come l’acqua delle fonti
alpestri che riflettono solo il verde e il sole intuivo che quest’uomo era un
privilegiato che passava attraverso le miserie del male senza contagiarsene.
Negli
ultimi mesi della sua vita scrive ancora F. Santoro, si sentiva sempre più
attaccato al suo paese e contemplava ad occhi pieni
la sua marina consapevole di non aver più tempo a godersela tutta intera.
Un
certo disagio, nello scrivere di Biagio Iannini, ha
frenato la mia penna, perché legato a lui da stretti legami di sangue: mi sono
soffermato perciò, quasi esclusivamente, ad elencare
le tappe che hanno segnato la sua vita di educatore e di amministratore.
Sarebbe
opportuno che istituzioni culturali esistenti sul territorio riscoprissero
questi uomini che con il loro impegno quotidiano e silenziosamente hanno
contribuito al progresso del nostro comune, solo così, quel crisantemo posato
sulla bara di Biagio Iannini dall’operaio Donato Ciliberti potrà continuare a vivere nel loro ricordo.