Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora

Bombardamenti dell’estate 1943

“Sapri distrutta, Maratea in fiamme”annuncia radio Londra

I giorni presenti sono alquanto tristi per noi a causa della guerra!... Tutta la notte è un continuo via vai di aerei. Ieri sera tutta la nostra zona è stata illuminata a giorno dai nemici. Qualche incendio qua e là... Panico!

É quanto stringatamente leggia­mo in data 15 agosto 1943 nell’archivio dei Padri Oblati di Maria Immacolata (O.M.I.) da poco presenti a Maratea. Sono frasi asciutte, brevi, frettolose che fotografano, con la drammaticità del momento, lo smarrimento e la paura di una intera comunità.

I comunicati stampa, le tessere annonarie, i soldati in transito, ma ancor di più i figli e i mariti lontani ricordano ai marateoti tutti l’immane tragedia in corso, ciò fino al 3 gennaio 1943 quando nei pressi dell’isola di Santojanni un sottomarino inglese affonda un veliero, carico di agrumi, proveniente dalla Sicilia e diretto a Napoli. I cinque marinai dell’equipaggio raggiungono a nuoto la riva venendo, poi, nel locale ospedale curati con grande solidarietà - come testimonia in una lettera indirizzata, anche a nome dei compagni - alle autorità comunali dell’epoca, il motorista Ernesto Filippeschi di Porto Santo Stefano. Il 9 luglio, ancora, in località Santa Teresa, in Marina di Maratea, viene recuperato il corpo di Vincenzo Di Mauro, secondo capocannoniere della R.C.T. Molucello, silurata e affondata il 24 maggio 1943 mentre è in navigazione verso Tunisi.

Questi episodi, di per sé limitati, ricordano concretamente ai cittadini di Maratea l’attualità della guerra che sarà, poi, da essi vissuta, con drammatica angoscia nei mesi di agosto e settembre, come attentamente documentato nell’archivio degli Oblati di Maria Immacolata dal Superiore dell’epoca Padre Ignazio M. Feltracco. Il 15 agosto, infatti, a Sapri alle ore 13 un rombo improvviso e assordante di aerei proveniente dal mare lacera l’aria e squarcia il silenzio ovattato della cittadina oppressa dall’afa e dal solleone.

Così Angelo Guzzo, nel suo volume Sapri: storia e leggenda inizia il racconto del battesimo con i bombardamenti della confinante cittadina, che producono distruzione e morte, specialmente nei rioni Ferrovia e S. Giovanni e che avranno il loro triste epilogo per morti e feriti il 7 settembre quando la galleria del Timpone, rifugio di un popolo impaurito e disperato, crolla sotto il peso delle bombe.

Sono le stesse fortezze volanti che il 15 agosto, con il loro rombo cupo e assordante, sorvolano anche Maratea.

Campagne, gallerie, grotte diventano rifugio di un popolo in preda allo spavento e alla paura, che vede rischiararsi a giorno, dal calare della sera e per gran parte della notte, il cielo sotto l’effetto dei razzi illuminanti, delle mitragliatrici e dei numerosi focolai d’incendio che si sviluppano su tutto il territorio.

Sapri distrutta, Maratea in fiamme annunzia nei suoi notiziari Radio Londra. Nel locale ospedale i dottori Burza, Greco e Mazzei, con instancabile dedizione e nella confusione del momento, lottano, con i pochi mezzi a disposizione, per salvare la vita ai numerosi feriti fortunosamente giunti da Sapri, assistiti in tale opera da Suor Maria Eleonora Marino di Lagonegro, dalla giovane Michelina Arleo e da un gruppo di giovani volontari tra i quali Cesare D’Alitto, i cugini Nicola Cernicchiaro ed altri guidati da P. Feltracco, e dai confratelli P.P. Verna e Pompili.

Cinque dei feriti ricoverati, nonostante le cure, purtroppo moriranno. Nella notte tra il 15 e 16 agosto il rombo degli aerei diviene più assordante e, testimone una luminosissima luna, Maratea viene bombardata.

Secondo alcune fonti vengono sganciate 17 bombe, alcune si inabissano in mare, altre si impattano nella valle tra largo Monastero e contrada Za’ Pagana, allora pressoché disabitata; una, caduta nei pressi dell’abitazione di Biase Pacchiano, dove ora via Salvo D’Acquisto si innesta con piazza Europa, colpisce un porcile producendo la morte del maiale ivi ospitato (unico essere vivente a soccombere!), la distruzione e frantumazione di infissi e vetri mentre frammenti di proiettili e materiali pietrosi, sospinti dallo spostamento d’aria, vengono rinvenuti infissi nei tronchi degli alberi e nella frutta degli orti.

Naturalmente lo spavento è grande, si invoca il Santo Protettore anche perché il sorvolo a bassa quota e i mitragliamenti aerei sono frequenti.

Da Acquafredda, intanto, interrotta la strada ferrata, giungono, in queste ore drammatiche, su vagoncini a pedale - usati normalmente per la manutenzione della stessa - pane e vettovagliamenti vari agli sfollati di Sapri.

Il 7 settembre porta distruzione e morte anche a Lauria, particolarmente colpita nei rioni Carbonara e Taverna. Il Dott. F. Pisani, Don A. Spagnuolo e M. Cantisani si distinguono nell’opera di soccorso che sarà costante anche nei giorni successivi quando le bombe continueranno a colpire Nemoli, il bivio di Latronico, la stazione di Lauria, il Lago Sirino e Trecchina.

Fortezze volanti, naturalmente in quei giorni, sorvolano mitragliando a bassa quota anche Maratea e precisamente il 7 settembre da una scheggia viene ferito, in prossimità della galleria Profiti, il giovane Domenico Panza.

Alcune bombe vengono sganciate oltre la piana di Castrocucco nel comune di Tortora (località Impresa).

Nell’archivio degli O.M.I., in data 7/9 leggiamo: ...Affluiscono all’ospedale di Maratea i feriti del bombardamento di Sapri (circa 16). I Padri si prodigano nel medicarli nel corpo e nello spirito. I P. P. Pompili e Verna restano fino alle ore 22:30, il Superiore vi passa la notte guidando i soliti volontari nell’assistenza ai feriti e ai familiari di quegli otto che soccomberanno.

Anche ora Maratea è solidale: alimenti, tra l’altro, raccolti in località Massa e Brefaro dalla Sig.na Anna Iannini, giungono in ospedale, e prima di essere distribuiti ai feriti, vengono posti dalle suore, segno della ristrettezza del tempo, ai piedi della statua di S. Francesco di Paola per ringraziarlo del provvidenziale dono.

In questa calda estate ad Acquafredda, poi, si assiste al bombardamento in località Marizzi, di una corvetta francese sequestrata dai tedeschi e perciò bersaglio degli aerei angloamericani. Molti soldati dell’equipaggio riescono a salvarsi a nuoto, anche perché l’imbarcazione, che sarà recuperata intorno al 1945 dalla CIMACO, si adagia lentamente su un fondale di circa venti metri.

Con l’armistizio sulla strada ferrata ancora interrotta, i marateoti assistono alla triste visione di una teoria di soldati sbandati, laceri e affamati, in fuga dai loro posti di combattimento, alla ritirata, non sempre tranquilla, delle truppe tedesche e all’arrivo, infine, dei soldati anglo-americani della quinta armata, sbarcati con mezzi anfibi sul litorale di Praia e ivi congiuntisi con quelli provenienti, via terra, dal sud della Calabria.

Gli alleati, che a Maratea istituiscono un presidio, vengono accolti da una folla festante in località Ondavo suscitando, però, l’ira dei marateoti quando questi, per permettere il transito ai loro carri armati, vogliono abbattere la stele di San Biagio sita in una angusta piazzetta del centro storico. I mezzi cingolati riescono a transitare solo perché viene loro permesso il parziale abbattimento di un muro di una casa privata, prospiciente alla stele del Santo.

Il 10 febbraio 1944 giungono a Maratea i primi profughi provenienti da Montecassino e dintorni. Grande è l’impegno degli O.M.I. per la loro sistemazione e per il soddisfacimento delle prime necessità. Un ragazzo profugo di 11 anni, fratello di altri dodici, viene accolto dalla stessa comunità missionaria.

La successione degli eventi, solo in parte descritti, evidenzia di quanto sia stata drammatica, anche per le nostre popolazioni, l’estate del 1943 e come di fronte all’immane spettacolo dei bombardamenti di Sapri e Lauria, col suo contributo di circa centocinquanta morti tra civili e militari, si siano prodotti in tutto il territorio episodi di abnegazione e solidarietà a testimonianza dell’innata capacità dell’uomo a reagire alla violenza e alla barbarie.

Da “Il Sirino” Febbraio 2001

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BIBLIOGRAFIA:

- B. Schettino: “Memorie di un maestro ‘Tip. S. Francesco, Sapri.

- A. Guzzo: Sapri storia e leggenda Futura Editrice, Marina di Tortora

- A. Spagnuolo: “Lauria”. Tip. De Alfieri Napoli

- OMI. Archivio

*     Comune di Maratea, Registro atti di morte 1943

 

 

 

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