Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora
Fede e pietà
popolare negli inni mariani
del poeta Pasquale
Epifanio Iannini
L’insieme delle problematiche scaturite dal
Concilio Ecumenico Vaticano II hanno indotto storici e
sociologi a rivolgere particolare attenzione alla storia delle mentalità, vale a dire a cercare di capire non solo
quello che c’era dietro la storia dei santi, dei papi, dei dottori della
chiesa, ma soprattutto a studiare come ogni gruppo sociale, nelle varie parti
del mondo, traduca nella propria vita il messaggio evangelico e quindi capire i
modi con cui le varie comunità dei battezzati si confermano ai riti e alle
prescrizioni della Chiesa, con particolare riferimento a quelle. ritualità proprie degli ambienti poco elevati nella scala
socio-culturale meno atta ad esplicitarsi in discorsi ma che si traduce in
gesti, riti, canti ai quali gli interessati si sentono particolarmente legati.
Questo insieme di espressioni definite globalmente
oggi come religiosità popolare veicolano tensioni culturali ed esistenziali
presenti nel popolo con una grande apertura alla trascendenza, alla ricerca
del senso della vita e alla esaltazione di certe virtù
umane quali la solidarietà, la lealtà, l’ospitalità, l’onestà, tutte virtù
predisponenti a ricevere con immediatezza il messaggio evangelico.
D’altronde il Nuovo Testamento traduce ogni
espressione di comunione con Dio in gesti, parole, segni che si legano strettamente all’azione salvifica di Cristo, ma
sempre legati all’ordine creato da Dio con le sue strutture spazio-temporali,
cioè alla storia dell’individuo, delle varie comunità, quindi alla storia
globale dell’uomo.
Allo stesso S. Alfonso M. de’ Liguori non
sfuggì la religiosità dei miseri di Napoli, indirizzando la sua opera alla
riscoperta dei valori della pietà popolare sganciandola dalla contaminazione
limitante della magia con la sua opera di poeta, scrittore e principalmente
musicista.
Di S. Alfonso sono
infatti gli inni che il popolo ancora continua a cantare come Tu scendi dalle stelle, Salve del ciel regina, O bella mia speranza ed altri ancora.
Che il canto sia uno dei momenti emozionalmente
più validi di aggregazione popolare nella preghiera è
universalmente riconosciuto oltre che chiaramente codificato
nei sacri testi. Nella coralità del Canto si esprime infatti
pienamente il desiderio di trascendenza, di protezione umana e di guida rivolta
a Dio dal popolo implorante.
Questi stessi valori, espressi con grande
semplicità e fede, troviamo negli inni mariani di
Pasquale E. Iannini, poeta di Maratea.
In questi
inni
Nell’inno alla Madonna di Fatima leggiamo infatti:
Da Cova d’Iria in suo splendore
ai
pastorelli dicesti e al mondo
d’esser la madre
del Salvatore
con il
rosario fugando il mal.
A te di Fatima, dolce Signora.
l’ascolto è
eterno nella preghiera,
col Cristo in
cuore, nel tuo messaggio
chiediam perdono noi peccatori.
Nell’inno
alla Madonna di Siracusa le problematiche umane diventano più chiare e pressanti.
E ancora,
con l’affetto confidenziale che può avere proprio un figlio, si
invoca
Nè
Le tematiche della religiosità popolare,
come sinteticamente evidenziato sono tutte presenti in questi inni mariani di
P. E. Iannini, dove preghiere per la salvezza
dell’anima e richieste di grazie s’intrecciano in un’armonica cascata di versi,
che sembrano uscire freschi e cristallini dal cuore dell’autore..
Sono invocazioni particolarmente sentite, coinvolgono il credente che, nella coralità del canto e dei suoni, riesce a sciogliersi emotivamente nella preghiera, come nelle pressanti invocazioni dell’inno alla Madonna Addolorata pregne di fede e di senso dell’infinito:
Stella del ciel sul mare,
stella del
nostro esilio
dal male e
dal periglio
preservaci tu ognor.
Stella del sudor
nostro,
luce del sol
raggiante,
guidaci in ogni
istante
col tuo
figliuol Gesù.
Da “Il Corriere del Giorno” Dicembre 1997