I Puccini

di Aldo Fiorenzano

Erano gli anni ’60 quando giunsero ad Acquafredda, ospiti di Gianpaolo Nitti, nella sua famosa Villa, i Puccini, una famiglia formata dai genitori e da due figli.

Gianpaolo Nitti, nipote del grande Statista Francesco Saverio, veniva sempre in estate nella sua villa di Acquafredda ed insieme alla sua famiglia era solito ospitare numerosi amici, tra i quali i Puccini. Dario e Stefania, due professori intellettuali laureati in Lingua e Letteratura Sudamericana (già dal loro titolo mi affascinavano perché sapevano di quella storia che riconduceva a Che Guevara e Fidel Castro) avevano come figli due “ragazzacci”, Andrea e Lorenzo che erano attratti dal mare come lo sono gli orsi dal miele. La storia di Gianpaolo Nitti termina tragicamente nei primi anni ’70 a causa di un brutto incidente d’auto proprio il giorno in cui era stato eletto, nelle liste del Partito Comunista, sia alla Provincia di Potenza che al Comune di Maratea.

I Puccini si erano intanto innamorati di Maratea ed avevano acquistato una vecchia ma bellissima casa in località San Francesco e si accingevano a ristrutturarla. Io li ho conosciuti quando abitavano già nella loro casa ristrutturata, tra l’altro in maniera stupenda, con annesso un grande giardino pieno di piante d’ulivo, di agrumi, di fichi e di fichidindia.

Incontrai Andrea e Lorenzo al Porto, erano insieme a Pasqualino, il figlio di “Za Mariuccia” che, come si suole dire, fa parte del mobilio del Porto, in quanto gestisce il più noto Ristorante, non solo di Maratea ma credo del Sud, visto che compare nelle più note guide gastronomiche.

Io, come ero solito fare, stavo pescando con una piccola canna di bambù e prendevo dei cefali enormi. Ogni pesce che abboccava mi faceva faticare non poco perché l’attrezzatura che avevo non era idonea , quindi dovevo essere abbastanza abile nel tirarlo sulla banchina del Porto da poco costruita. Quando il pesce era particolarmente grande, facevo pure un po’ di scena e un po’ di casino che a volte pagavo caro, perdendo il pesce abboccato. Ciò però faceva pubblico, infatti, avevo dietro le spalle speso un sacco di gente che, al contrario dei veri pescatori che si infastidivano, a me faceva piacere, anche quando mi facevano perdere tempo prezioso chiedendomi ragguagli sul sistema di pesca o sui prodotti che mettevo nella pasta che usavo come esca. Ad Andrea e Lorenzo sono apparso subito come un elemento molto interessante ed è nata così un’amicizia che dura tuttora, cementata da un grandissimo affetto reciproco che non tiene affatto conto dei lunghi periodi di tempo e di spazio che spesso ci separano.

Le prime volte Dario e Stefania mi incutevano un po’ di timore perché erano noti professori e spesso erano insieme ad altri noti intellettuali come Gabriel Garcia Marquez, quello di Cent’anni di solitudine, di cui Dario traduceva alcune opere in italiano, ed altri. Ma dopo il primo approccio, gli ho voluto un sacco di bene sentendomi altresì abbondantemente ricambiato. Dario aveva sempre l’aria un po’ da distratto ed un sorriso sempre un poco accennato, soprattutto quando era a Maratea e raccontava qualche storia o qualche episodio. Amava molto il suo giardino tanto che una volta denunciò il contadino che gli aveva potato le piante di ulivo ritenendo che avesse esagerato nel taglio dei rami. Il contadino, invece, lo rassicurò ricordandogli il noto detto: Aulivu e ficu da nimicu, con l’ulivo e con la pianta del fico si può esagerare nel taglio dei rami in quanto ricrescono ancora più numerosi. Stefania, invece è molto partecipe nel seguire i figli anche se spesso lo fa da molto lontano. Loro si sono da subito dimostrati molto versatili nei confronti dello studio e dei mestieri, tenendo sempre, comunque, come punto di riferimento, il mare. Andrea ha la passione della fotografia e, per un periodo di tempo l’ha esercitata a livello professionistico, ora fa il falegname alternando i lavori su barche a quelli su case. Lorenzo invece dopo gli studi liceali si è dedicato subito al mare e soprattutto alla vela. Si è presentato un giorno al Porto con INDIANA una delle barche a vela più belle che abbia mai visto in vita mia. L’aveva ristrutturata interamente lui con suo fratello ed insieme a Marina, una bella e brava ragazza, facevano charter, fittandola per gite nel Mediterraneo. Anche mia figlia si è fatta una settimana in Sardegna con Indiana ed ancora la ricorda con grande nostalgia. Poi Lorenzo si è specializzato nella costruzione di barche a vela in resina ed è stato il direttore del cantiere che ha costruito le barche italiane che hanno partecipato all’America Cup. Ora i due fratelli gestiscono un grande cantiere navale che, guarda caso, si chiama Indiana. Ma non voglio parlare dei loro lavori come non intendo parlare dei loro genitori in senso celebrativo, voglio solo parlarne come portaioli acquisiti e amanti del mare. Lorenzo un giorno giunse al porto con un gozzo da pesca, comperato a Cetara, paese della costiera amalfitana e dal quale era partito raggiungendo Maratea il giorno dopo. Insieme alla barca aveva comperato delle attrezzature da pesca tipo reti e coffe con le quali pescavamo spesso. Un giorno mi venne a chiamare dicendomi che una parte delle reti era rimasta incagliata agli scogli e non era riuscito a tirarle su. Riprovammo insieme e dopo molti tentativi riuscimmo a recuperarle, recuperando anche due aragoste enormi ancora vive che costituirono l’elemento principale di una grande cena organizzata nella loro casa. La loro casa è fornita anche di un grande forno e sia Andrea che Lorenzo sono bravissimi a fare le pizze e non solo, sono molto bravi anche a cucinare moltissime pietanze: storiche sono rimaste le pizze con i fichi e le orecchiette al gorgonzola. Dovevo, invece, essere prudente quando Stefania aveva ospiti spagnoli o sud americani perché spesso faceva loro preparare delle specialità tipo il Gaspacio del quale sia io, sia la mia compagna non siamo riusciti a deglutirne nemmeno il primo boccone. Devo dire, però, che la colpa è nostra in quanto restii ai nuovi sapori, I Puccini al Porto avevano sempre usato delle piccole barchette di plastica per raggiungere le varie spiaggette seminate lungo la costa fino a quando non si sono costruiti l’INEN, dal nome della loro longeva nonna, una bella barca in mogano lamellare. Purtroppo Dario qualche anno fa ci ha lasciato… Il governo italiano, grato, gli ha dedicato i funerali di Stato; lui aveva lasciato detto che le sue ceneri dovevano riposare nel Cimitero di Maratea, dove sicuramente un pubblico meno distratto di quello delle città ogni tanto si sarebbe soffermato più probabilmente presso la sua tomba per un breve saluto. Nel Cimitero di Maratea riposano i miei nonni, mio padre, i miei due fratelli ed inoltre zii, cugini ecc. e spesso mi reco a fare loro visita. Non ricordo di essere passato una sola volta davanti la tomba di Dario senza averlo prima riverentemente salutato. Tramite i Puccini ho conosciuto delle persone eccezionali ai quali sono legato da profondo affetto ma che rivedo solo saltuariamente come d’altronde vedo loro. Caracciolo, Ciabattoni, il dott. Alleva, Amelia, Concina, sono nomi che appartengono a quelle persone che nella mia anima, al solo pensiero, predispongono al sorriso.

Sono curioso di vedere i loro volti quando leggeranno queste righe, poche, ma cariche d’affetto.

Il mare è anche veicolo di grandi affetti.

 

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