Maratea |
Storia in pillole | Maratea è l'unico sbocco della Basilicata sul Tirreno e si incunea con i suoi trenta chilometri di costa nel Golfo di Policastro, tra la Campania e la Calabria. Ha un territorio vasto e per lo più montuoso che si presenta sempre vario e diverso, ora a picco, ora piano sul mare, costituendo così un paesaggio dolcemente selvaggio che ha reso giustamente famosa la costa di incantevole e rara bellezza. Maratea non è costituito da un unico aggregato urbano ma da una molteplicità di nuclei presenti su quasi tutto il territorio, particolarmente sulla costa, dove sono ubicate le frazioni di Acquafredda, Cersuta, Fiumicello, Porto, Marina e Castrocucco. Più all'interno ad oriente del Monte San Biagio sono le frazioni montane di Massa, Brefaro e Santa Caterina, mentre ad occidente dello stesso monte i nuclei di Curzo e Campo. Sul lato sud della vallata proprio alle pendici del Monte San Biagio, detto anche Castello, è situato, a 310 metri s.l.m., il Centro Storico di Maratea | ||
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Lo STEMMA DI MARATEA (a cura del Senatore Giuseppe Gattini (22/7/1843 - 21/11/1917) “D'azzurro alla torre castellata di tre pezzi d'argento, movente da un mare in punta dello stesso, fluttuoso del campo; al capo dell'impero, d'oro all'aquila bicipite spiegata di nero”. | |||
Dalle stampe di anni passati “Rammentato anche in Rationes Decimarum APULIA LUCANIA. (Cassano al Ionio) anno 1324 «In castro Maratie» n. 2368, il toponimo, secondo una tradizione riferita da Racioppi 1876, 460, deriverebbe da «un fanum dedicato alla Dea del mare». Ma si tratta di una fantasiosa congettura perché Maratea ha origine dal fitonimo greco-bizantino “maratià” (fìnocchio). | |||
“E’ situata sulla cima e nelle falde di un monte, onde città alta e bassa si appella o più comunemente superiore ed inferiore; la qual’ultima si protende verso il mare da cui dista 2 chilom. Con un discreto porto che un dì rivaleggiava con quello di Amalfi. La superiore è più antica e si addimandava anche -il Castello-, per esser munita di benintesi fortilizi; e l’inferiore custodiva la sua riviera con 6 torri di cui una assai gagliarda detta in antico dell’Imperatrice. Città adunque molto interessante la si trova nel 1507 tra le altre terre possedute in dote dalla Regina Giovanna; indi venduta nel 1530 a Carafa di Policastro, passava poco appresso nel Regio Demanio. | |||
“La parte più antica è quella superiore, dove sono state rinvenute tracce di un insediamento greco risalente all'ottavo secolo a.C.; fu popolata dai profughi di Blanda e distrutta dai Saraceni nel X secolo. Dotata di fortificazioni, acquistò ben presto una certa rilevanza, divenendo una roccaforte dei Longobardi di Salerno ed entrando in seguito a far parte della Contea di Lauria. A partire dal Duecento registrò un lento declino con la costruzione a valle del nuovo abitato, il cui porto, divenuto un importante sito commerciale, si trovò spesso a rivaleggiare con quello di Amalfi. Possedimento della regina Giovanna all'inizio del XVI secolo, passò poi ai Carafa di Policastro e suc- cessivamente nel regio demanio, venendo saccheggiata nel 1806 dalle truppe napoleoniche. | |||
TRA IL 1924 e il 1927 Ingente furto di petrolio a Maratea | |||
A Maratea, è venuto l'illustre Prefetto della Provincia gr. uff. E. Reale e la sua gentile signora, accompagnato dal prof. G. Gianturco, dalla sua signora e dal medico provinciale prof. Piennotti, per stabilire l'ubicazione dell’ospizio antitubercolare che presto dovrà sorgere qui. Sappiamo che il Consorzio Provinciale Antitubercolare unanimamente ha officiato lo egregio e valoroso ingegnere prof. Tarantini Raffaele per, la compilazione del‘progetto del nuovo fabbricato che sorgerà sulla spiaggia di Fiumicello. | |||
Maratea | |||
S. E. Vescovo don Francesco Cammarota a Maratea | |||
a Maratea, ad iniziativa della benemerita Associazione per gli interessi del Mezzogiorno, anche quest’anno vi è stato un corso d’igiene per maestre delle province di Potenza, Catanzaro e Cosenza, presso quel R. istituto femminile “ De Pino-Matrone-Iannini ". | |||
Apprendiamo con vivo compiacimento che al nostro carissimo amico signor Antonio Schettini, fu Domenico, è stata conferita una medaglia d’argento dalla Commissione giudicatrice del concorso a premi regionali per il miglioramento della cerealicoltura. Ai benemerito dell'agricoltura vadano da queste colonne i migliori nostri auguri. | |||
Con deliberazioni recenti il signor Commissario Prefettizio, comm. dott. Tarantini, nominava S. E. il prof. D’Alessio, Sottosegretario di Stato alle Finanze ed il Gr. Uff. dottor Reale, Prefetto della nostra Provincia, cittadini onorari a Maratea. | |||
Ha avuto luogo la posa della prima pietra del Tubercolosario in contrada Oliastro. | |||
E' stato a Mararea l'illustre Gr. Uff. E. Reale, Prefetto della Provincia, accompagnato dalla sua signora D. Grazia Reale-Salis e del Sottoprefetto di Lagonegro, per visitare la Colonia marina, che in questo anno ha acquistato maggiore importanza per il notevole numero di fanciulli ivi ricoverati. L’illustre uomo espresse il suo vivo compiacimento per il modo inappuntabile col quale procedono i servizi e per il trattamento alimentare specialmente. Ebbe parole di viva lode per la Direttrice e le Suore tutte, che assistono con cure instancabili tante povere derelitte. Si felicitò col prof. Schettini che anche egli spende tutte le sue energie e la sua opera instancabile nella direzione della bella opera. Per il personale sanitario ebbe parole di encomio e di felicitazioni. Dopo avere assistito al pranzo l’illustre uomo partì alla volta di Lagonegro, salutato dai cittadini estimatori venuti ad ossequiarlo. | |||
Maratea — Con R. Decreto 24 Marzo u. e. il comm. Tarantini dottor Biagio è stato nominato Podestà di questo Comune. Tale nomina è stata accolta con grande soddisfazione dall’intera Cittadinanza. Il giuramento è stato prestato nelle mani dell’Ill.mo signor Pretore del Mandamento, cav. avv. Pasquale Menichella, assistito dal Primo Cancelliere sig. Monelli Emilio: testimoni il Segretario Politico sig. Ambrosio ed il dottor Buzza cav. uff. Giuseppe. | |||
Questa Sezione Fascista volle fare opportunamente coincidere la celebrazione dell’VIII Annuale dei Fasci di Combattimento con le altre cerimonie dell’inaugurazione della nuova Sede della Sezione e della immissione in funzioni del nuovo Segretario Politico, sig. Ambrosini Antonio, nominato dalle Superiori Gerarchie al posto del comm. dott. Biagio Tarantini, resosi incompatibile dopo la nomina a Potestà di questo Comune. I nuovi locali in Piazza Cavour, ampi, luminosi ed artisticamente addobbati (in evidente contrasto con quello umido ed oscuro della vecchia sede che, d’altronde, deve ricordarsi con affetto — come disse il sig. Ambrosio nel suo discorso — per essere stata la fucina delle odierne coscienze nazionali, a simiglianza dei locali di Milano nel ‘19) predisponevano i cuori alla imponenza della cerimonia. Essi con le fresche voci della bella schiera dei Balilla, echeggianti negli inni alla Patria, formavano un tutto armonico che elevava lo spirito al ricordo della Santità e purezza della fatidica Primavera italica del ’19. Alla riunione intervenne la totalità dei camerati, ai quali il comm. Trantini presenti, il nuovo Segretario Politico, esprimendo tutto il suo vivo compiacimento per la Superiore oculata designazione, perché, il camerata Ambrosio, oltre essere stato suo assiduo e valido Collaboratore, ha tutti i requisiti di fede e di energia per assolvere l’alto, delicato mandato affidatogli. Numerosi fragorosi alalà salutarono il sig. Ambrosio, il quale, visibilmente commosso per la schietta ed unanime dimostrazione di affetto, pronunci, un discorso di cui ci spiace per brevità di spazio, di non poter riportare almeno i passi più salienti, tanto riuscì originale per forma e per concetto. Disse, fra I’altro, che egli intendeva seguire a puntino le orme indelebili segnate energicamente dal Suo illustre predecessore e che perciò, il programma di questi formava il suo programma. Questo passo in ispecie fu sottolineato da vivi applausi, che si ripetettero con affettuoso significato di gratitudine e di stima, all’ indirizzo del comm. Tarantini. Questi improvvisi, a sua volta un poderoso discorso — con cui — in mirabile sintesi, rievochi, tutta la vita di sacrifici e di fede della Sezione, le violente aspre battaglie da essa combattute contro un nemico tanto più temibile in quanto più le sue venefiche branche avevano avviluppato tutto il paese: e concluse che consegnava un patrimonio di trionfi e di fede indiscussa al Suo successore, che ben saprà guidare la Sezione a nuovi più fulgidi trionfi avvenire, in armonia con le strepitose vittorie che riporta quotidianamente la Nazione fascista. Il suo dire eloquente ed appassionato — ripetutamente interrotto da applausi — fu coronato alla fine da nuove calorose dimostrazioni di simpatia verso i due cari condottieri della Sezione, che culminarono in ovazioni irrefrenabili all’indirizzo del Re e del Duce del Fascismo, con le quali si fusero armoniosamente le garrule voci degli amati Balilla. | |||
Con grande soddisfazione segnaliamo la prossima inaugurazione del Fascio Femminile, al quale — per I’opera alacre ed instancabile della distinta Segretaria Politica signora Anna Tarantini - Adinolfi risultano iscritte un numerosissimo ed eletto stuolo di signore e signorine, che ben sapranno mantenere alta la tradizione di patriottismo e di abnegazione delle donne di nostra Terra. Più che componenti del Direttorio, possono classificarsi invece tante attive e valide collaboratrici della prelodata Segretaria, le signore Margherita De Filippo ved. Ciliberti, Adelaide Calderano - Spagnuolo, Annina Ambrosia - Lammoglia e la sig.na Iannini Maria. Al costituendo Fascio vadano i nostri auguri migliori ed i sensi di simpatia di tutta la cittadinanza che segue con entusiasmo questo sano movimento evolutivo dell’anima femminile italiana. | |||
a Maratea, in seguito dell’incarico avuto dalla Segretaria Provinciale signora Donna Grazietta Reale Salis, il Sub Commissario signor Ambrosio Antonio, con quella solerzia ed entusiasmo fascista che tanto lo distinguono, ha costituito il Fascio femminile. La riunione è riuscita imponentissima per numeroso stuolo delle intervenute, ed è stata ancora una prova di quanto il sentimento fascista radicato anche nel sesso muliebre, possa fare per la nostra Regione. Dopo un caldo e vibrante discorso del Segretario Politico comm. dottor Tarantini che ha illustrato egregiamente le nobili finalità dei fasci femminili, nonché delle piccole e giovani italiane si è proceduto alla nomina del Direttorio che è risultato cosi costituito: 1. ms. signorina lannini Maria; 2. - ms. signorina Fionillo Anita; 3. signora Adelaide Calderano Spagnolo; 4. signora Anmina Ambrosio Lammoglia; 5. sig. Margherita De Filippo vedova Ciliberti. Nella importante riunione del Fascio maschile, dopo la ratifica di alcuni provvedimenti proposti dal Direttorio, il Segretario Politico, comm. Tarantini Biagio, ha illustrato ampiamente il duplice scopo economico e morale del Prestito del Littono, si che la sua zelante ed appassionata propaganda per tale prestito — siamo sicuri — troverà degno riscontro nel popolo maratese che ben altre prove ha date, in tutte le occasioni, del suo alto e profondo patriottismo. Il titolare dell’ ufficio - Postelegrafico del Porto di Maratea ha - telegrafato alla Direzione Postelegrafica di Potenza. “Autorizzo Vossignoria trattenersi costà intero mio stipendio relativo mese novembre favore Grande Prestito Littonio, stop. Con fervidi auguri che colleghi tutti questa forte Lucani imiteranno l'Ultimo titolare Postelegrafico di Maratea Porto. —Martino Giovanni. Il Direttore Provinciale rispondeva: “Dà lode alla S. V. pel sentimento patriottico espresso con vostro telegramma. | |||
MARATEA - ad Acquafredda, continuano alacremente i lavori per l’esecuzione del tronco stradale della Nazionale Acquafredda-Sapni e non sì può non segnalare l'attività del signor Marinano Natale, direttore e proprietario dell’impresa omonima, che con una correttezza senza pari e con il massimo disinteresse vigila ed accelera i lavori che dovranno dare a questa nascente cittadina una delle più grandi vie di comunicazione, magnifica opera del Governo di Sua Eccellenza Benito Mussolini. | |||
Apprendiamo con il massimo piacere che il signor Francesco Farace ha spontaneamente versato, presso l'ufficio postale di Acquafredda , la somma di L. 5000 per il Prestito del Littonio. Questo vecchio, ancora magnifico lavoratore italiano, che, all’età di nove anni, abbandonò la Patria, cercando fortuna prima in lspagna, nel Brasile poi, simbolo di vera onestà, che rispose sempre, ovunque, ad ogni appello d’italianità, segnaliamo nel grande quadro della benemerenza nazionale. | |||
A Maratea, nell’ Istituto De Pino Matrone-Iannini, diretto dalla Suore di Nostra Signora del Monte Calvario, ha avuto luogo un trattenimento per festeggiare l’onomastico de! solerte sig. Presidente della Commissione Amministrativa, comm. dott. Biagio Tarantini Commissario, Prefettizio del Comune e Segretario politico del Fascio. Il trattenimento è stato preceduto da un indirizzo allo illustre festeggiato, letto dalla signorina Bello. Ha seguito subito la Commedia dal titolo: Maria Gaetana Agnesi ,,, molto bene interpretata dalle signorine Bello, Mazzeo, Siervo, Ciccarini ed Ornico, che hanno riscosso fragorosi applausi. Ha fatto seguito un’opera musicata dal titolo: “Le tentazioni di Eva,, ed una macchietta “La donna al Parlamento Assisteva un pubblico scelto e numeroso da gremire l'ampia sala del grazioso Teatrino. | |||
La Sezione distaccata del Genio Civile si adopera a tutt’uomo per la definizione delle più vitali quistioni. | |||
Le più vive sollecitazioni sono state fatte da questo Commissario Prefettizio per l'espletamento dei lavori di finimento al Camposanto, non che per il progetto del macello e per quello delle fognature. Si è pure iniziato il lavoro di rimboschimento della parte brulla della montagna Cerreto, che, completato dal Governo Nazionale, segnerà davvero il risanamento di questo abitato e di gran parte di questa ubertosa vallata. Le promesse del Provveditorato alle Opere non si lasciano attendere lungamente e siamo quindi in attesa dei provvedimenti necessari. Per le vive premure dello stesso signor Commissario Prefettizio si è pure ottenuto il taglio dei boschi Saccangiolo e Rotondella. I benefici economici che ne ricaverà il Comune, nonché il ringiovanimento di detti boschi, che attendono da circa 40 anni provvedimenti di sistemazione, hanno incontrato il plauso di questa cittadinanza. | |||
IL CRISTO Relazione dello scultore BRUNO INNOCENTI sulla statua del Redentore Maratea 1965 La statua del Redentore in Maratea vuole significare la rinascita, la speranza nuova indicataci dal Cristo Risorto. Il punto d'incontro delle nostre aspirazioni migliori e lui, divinamente ritornante, spaziante nei cieli e in cammino, sempre, verso di noi. Il Redentore, con il largo gesto al cielo e con lo sguardo fisso ai fedeli, presenti nell'ignoto momento della loro esistenza, è legato al Padre Celeste nella benedizione che sta per essere impartita, mentre ancora una volta poggia il piede su questa terra che fu spettatrice della sua crocifissione. Ma in virtù della sua infinita capacità di perdono,niente traspare della tragedia vissuta. Ora è serenità, speranza, perdono luminoso e confortante a venirci incontro: un Gesù giovane, senza tempo, mondo da ogni effimera apparenza terrena. Divinamente nuovo come il simbolo incarnato della seconda parte della Santissima Trinità, l’Umano e il Divino non più contaminati dall’uomo. Propostomi idealmente questo concetto, ho sentito il bisogno che l’opera nascente in un clima di sintesi, semplice ed espressiva, e che non vi fossero compiacenze a dettagli formali intesi a richiamare alla mente immagini di culto convenzionali. Ho inteso di attenermi a un linguaggio chiaro e il più possibile contenuto ed essenziale, perché, nelle dimensioni della statua, ritengo sarebbero stati controproducenti atteggiamenti e dettagli che avessero richiamato una realtà spicciola, contingente, minutamente reale. La statua sorgerà candida sulla cima del Monte S. Biagio, imponente, ma discreta; non un urlo dal mare verso le valli, ma un pacato richiamo ad accogliere e a raccogliere,a rinfrancare la speranza. Il candore della materia che la comporrà potrà richiamare alla mente le note di bianco su cui martella il mare nelle molteplici insenature dei golfi vicini, dove i bianchi ghiaioni contrastano fortemente con il colore incomparabile di questo mare e con il verde lussureggiante delle pendici digradanti. E le linee di forza della statua mi sono state evocate dalle possenti torri costiere qui disseminate come fari. | |||
Dietro le case di Maratea la montagna, prima di farsi bosco, era una rupe a strapiombo, enorme e sanguigna, ch'era nido perenne agli uccelli svolazzanti dal mare Cesare Pavese, Fuoco grande, in Racconti, Einaudi, Torino, 1968, Vol. II, pag. 460 | |||
(...) In questa città vi è molta negoziazione essendovi benanche un picciol porto (...) nei secoli passati fu meglio popolata, e da habitatori più nobili e ricchi, il che ben si raccoglie da loro trafichi marittimi nei quali s'impiegavano nelle più rimote regioni dell'Oriente, al pari degli Antichi Amalfitani già loro vicini, d'onde può giudicarsi trahessero gran ricchezze (...) Lucania sconosciuta, parte II, foglio 153. Manoscritto del XVII secolo, Biblioteca Nazionale di Napoli | |||
Il 30 marzo 1806 Napoleone si proclamava signore del Regno delle Due Sicilie e le truppe francesi imperversavano su tutto il territorio per sottomettere le popolazioni meridionali. Il Colonnello Alessandro Mandarini, nato a Maratea il 17 Luglio 1762, comandante della guarnigione del Castello, che difese strenuamente dagli attacchi dei francesi, resosi conto della vanità dei propri sforzi, decise di arrendersi accettando un'onorata capitolazione e ricevendo "l'onore delle armi" il 10 dicembre dello stesso anno . | |||
Nel monumento a S. Biagio, situato nel Corso del Paese tra le due piazze principali, si nota sulla base quadra quattro lastre di marmo su due delle quali, da una parte vi è l'emblema dei Reali di Spagna col millesimo MDCCLVIII (1758), e dall'altra quella del municipio, lo stemma di Maratea con le tre torri sormontate dall'aquila bicipite degli Asburgo, con lo stesso millesimo. Dall'altre due parti, vi è la seguente iscrizione composta dal letterato ed epigrafista Alessio Simmaco Mazzocchi (S. Maria Capua Vetere 1684-1771), Canonico della Cattedrale di Napoli: D.O.M. DIVO BLASIO MARTYRI INVICTO MATATHENSIUM CIVITATIS PATRONO ATQUE OPITULATORI PRO MERITIS IN SE OMNI INDULGENTHIA EXMIAQUE LARGITATE COLLATIS ORDO POPULUSQUE.
Al divo Biagio invitto Martire patrono e protettore della città di Maratea per i benefici ad essa elargiti con ogni indulgenza e con singolare generosità. L'Autorità e il popolo, 1758. | |||
Il tronco della colonna in marmo bianco, che poggia su base di pietra costruita in Maratea, fu pescato nel mare, e propriamente nella contrada Marina, in un punto denominato Caliandito. Il Simulacro, che maestoso si estolle sul tronco suddetto, è primente di marmo col pastorale di bronzo, fu eseguito in Napoli, e tutto fu fatto a spese de' mercadanti di Maratea (i famosi casoli napoletani erano tutti originari di Maratea) quivi dimoranti, di molti cittadini, e col concorso pure per L. 255 della Cappella del Santo Tutelare. Detto simulacro fu portato nel nostro Porto dalla barca del padrone Cataldo Iaccarini, dove arrivò al dì 24 giugno 1758, festeggiato con fuochi di gioia e concorso dei cittadini. Il giorno primo luglio si salì in città accompagnato da due sacerdoti, da molti notabili ed immenso popolo. Ai 13 di detto mese poi, dopo celebrata Messa solenne con panegirico nella chiesa della SS.ma Annunziata, e benedetto dall'Arc.e D. Francesco Antonio Vita Diodati, con immensa gioia di tutto un popolo plaudente, fu elevato sulla colonna a perenne luce e custodia della nostra città. Dal libro «San Biagio e del corpo di San Macario» di Monsignor Gennaro Buraglia | |||
Il 21 maggio del 1676 circa 160 banditi terrorizzarono Maratea. Dopo una cruenta battaglia ci fu la fuga dei banditi e dal conoscere, che in un conflitto si lagrimevole, niuno de’ paesani, era stato ferito; stimarono non dimostrarsi ingrati verso il loro Santo Protettore, a di cui onoro, con sinodale conclusione restò stabilito di farsi in ogni anno, ed in perpetuo nel dì ventuno del mese di Maggio, una processione, da tutti, niun’eccettuato. Nel 1781 restò stabilito che: Nel primo Sabbato di Maggio, si fosse portata processionalmente per la Città superiore, e quindi si fosse tenuta esposta sino a tutto il Mercoledi seguente. Nel Giovedi si fosse calata in Maratea inferiore, in dove si fosse portata in processione nel Sabbato appresso: e nella mattina della Seconda Domenica di Maggio, si fosse di nuovo salita in Maratea superiore, in dove sempre restar doveva. Con tal metodo la Festa della Traslazione di Maggio, per otto giorni si apriva, e si chiudeva in detta Maratea Superiore. Insiemamente restò di Sovrano Comando definito ed ordinato, ad evitarsi ulteriori dissenzioni, che nel calare, e salire la Statua da Maratea superiore, in Maratea inferiore, e viceversa: fosse rimasta abolita ogni ombra di processione: si fosse portata velata, ed accompagnata da un Sacerdote, senza nemmeno poter essere vestito di cotta; ed avesse preceduto un obligo del Sindaco, della restituzione, dopo un stabilito breve periodo di giorni. Rev. D. Carmine Iannini - Di S.Biase e di Maratea - Discorso Istorico 1835 |
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28/04/2011