Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora

La Pretura di Maratea

 contesa con Lauria per il suo mantenimento

 

Correva l’anno 1885 quando il guardasigilli dell’epoca Taiani presentava alla camera dei deputati un progetto sulla riforma dell’ordinamento giudiziario che nel Lagonegrese, negli anni 1889/90, rischiò di portare alla soppressione e conseguente accorpamento della pretura di Maratea con quella di Lauria e al ridimensionamento di quella di Latronico.

Tale orientamento in zona, come si rileva da un opuscolo dell’epoca, datato 5 ottobre 1891, era dettato da una relazione riservata inviata al ministro dai componenti il Comitato per la conservazione ed ampliamento della circoscrizione mandamentale di Lauria. In essa, per ottenere quanto richiesto, si legge sull’opuscolo: si sconfinava dai limiti dell’abituale modestia, si cantavano inni e lodi alla propria terra cercando con sforzi inauditi di annientare le condizioni morali ed economiche degli altri.

Il comitato per la difesa della pretura di Maratea già in precedenza aveva inoltrato istanza allo stesso guardasigilli, informandone e inviandone copia anche ai componenti il comitato di Lauria, onde condurre insieme una lotta per la comune conservazione delle due istituzioni, necessarie per il mantenimento della giustizia in un’area non ben servita da servizi viari e con emergenze economiche e ambientali notevolmente diverse.

Considerato poco leale il comportamento del comitato di Lauria, si stilano a Maratea delle contro deduzioni, che, dopo essere state illustrate ad una popolazione attenta e motivata di circa tremila persone, vengono inviate al ministro competente.

Tali contro deduzioni, oltre a ribadire naturalmente la opportunità della sopravvivenza della pretura di Maratea, in antitesi alle tesi del comitato di Lauria, sono oggi spunto per una chiave di lettura della realtà socioeconomica e territoriale dell’epoca, dello stato e dei progetti di sviluppo delle infrastrutture, specialmente viarie, della nostra zona. In sintesi, gli autori di tale documento, fanno rilevare, per prima cosa, come nel periodo 1885/1890 si sia avuto nella pretura di Maratea un notevole incremento di cause civili e penali, in particolare vi si legge che gli affari civili, nel 1889 superavano di gran lunga quelle istruite nella pretura di Lauria e si constata con soddisfazione che: nel solo anno 1890 nella pretura di Maratea veniva­no istruiti 227 processi penali, furono espletate 93 cause civili mentre 13 rimanevano pendenti.

Numero di cause, dunque, che faceva cadere, per Maratea, la principale ragione che aveva ispirato il Ministro Taiani a promuovere la legge di soppressione delle preture con scarso numero annuale di affari.

Dopo aver evidenziato, in contrapposizione a quanto relazionato dal comitato di Lauria, le migliori condizioni climatico-ambientali di Maratea, più confortevoli per mitezza del clima ad accogliere gli utenti della pretura e la presenza sul territorio di gabinetti di chimica e microscopia si analizza lo stato economico dei circa seimila abitanti della municipalità in considerazione di un criterio molto discutibile emerso all’epoca secondo cui la soppressione o meno di una pretura era relazionata anche alle condizioni economiche di una città.

Orbene, nell’opuscolo citato, testualmente si legge: nel comune di Maratea soltanto le casse postali contengono un milione di lire!

Il contributo sui terreni è diviso a 2.229 contribuenti con imponibile di lire 49.260,61 e con reddito di lire 21.836,72.

La tassa sui fabbricati è suddivisa a 1.275 individui con l’imponibile di £. 44.346,71 e col reddito di £ 12.987,40.

La categoria B-C nei ruoli di ricchezza mobile conta 301 contribuenti con l’imponibile di £ 65.966 e il reddito di £ 90.15,50.

In base a tali dati, si faceva rilevare che la condizione finanziaria di Maratea risultava simile se non migliore a quella di Lauria e non teneva conto del gran vantaggio che la comunità marateota traeva dall’industria armentizia che per la mitezza del territorio era centro di svernamento delle mandrie, comprese quelle lauriote, e dell’esportazione di ortaggi, frutta, carrube, olio e arance che quotidianamente, con numerosi traini, raggiungevano i paesi vicini.

Si evidenzia ancora che nel quin­quennio preso in esame (1885/90) a Maratea si era avuta una natalità annuale di circa 300 nati e che il comune era privo di medico condotto non avendo la giunta municipale potuto compilare una lista di almeno sessanta poveri, dato, quest’ultimo, necessario per avere tale servizio ed indicativo dello stato di agiatezza globale della cittadinanza.

Maratea, si rileva ancora, in questo documento, era punto di approdo di un piroscafo postale omnibus e di un diretto che collegavano Napoli con Messina, gestito dalla società Navigazione Generale Italiana nonché, una volta a settimana, da un vapore della società di navigazione napoletana Manzi, che gestivano il trasporto postale, di ogni tipo di merci e di passeggeri diretti prevalentemente all’interno del lagonegrese; si faceva rilevare l’imminente completamento della strada interprovinciale nel tratto Maratea-Trecchina, della strada di accesso al mare e, entro il 1892, della linea ferrata Pisciotta-Castrocucco che avrebbe arricchito il territorio comunale di tre stazioni ferroviarie, compresa quella di Castrocucco, che sarebbe, secondo le previsioni, costata allo Stato circa cinquecentomila lire, dovendo essere punto di diramazione e perciò classificato di prima categoria.

Mentre, dunque, Maratea sarà sempre più raggiungibile, Lauria, già svantaggiata nei collegamenti, si rilevava nella petizione al ministro, rischiava addirittura di rimanere isolata sul versante tirrenico con il completamento della comunale Trecchina-Rivello, mancante appena di un ponte peraltro in fase avanzata di costruzione.

A compimento di tale opera, infat­ti, i viaggiatori che da Maratea e da Trecchina avrebbero dovuto raggiun­gere o trasportare merci verso e oltre Lagonegro si sarebbero serviti di tale nuovo tracciato più breve, più comodo e più sicuro a causa delle frane, spe­cialmente invernali, che rendevano il sistema viario per Lauria, in tali periodi, pressoché impraticabile.

Si legge infatti: La strada che comunica Maratea e Trecchina con Lauria, nei mesi d’inverno, perché eseguita su di una irriducibile frana, è impraticabile in vari punti ed ogni comunicazione è arrestata, sicché per recarsi al capoluogo della provincia si presceglie ora dai cittadini di Maratea la via del mare...

A conferma di quanto sopra si ricorda che per tale motivo, su sollecitazione degli stessi amministratori di Lauria, i ministri Lacava e Finali visitarono il comune e per conto del governo vennero condotti in loco studi approfonditi dall’ingegnere Arbatano Fioretti.

Lauria, in conclusione, oltre ad un sistema viario scadente e spesso impraticabile per frane, poteva vantare, per garantire le comunicazioni con i paesi vicini e nel suo stesso vasto territorio, solo cinque carrozze e centoventidue animali da tiro: ben miserevole cosa!

Questa petizione fu firmata dal Presidente del comitato Pro pretura­Maratea Cav. B. Miraglia e dai Membri cav. Nicola Marini, Prof. F. Rossi, Pasquale Matrone, Francescantonio Schettini, Avv. Cesare Dalitto, Dott. Biagio Passeri, Giuseppe Dattilo, Dott. Biagio Tarantini, Domenico Innecco.

Il guardasigilli Taiani trovò inconfutabili le tesi da essi esposte e non ne decretò la soppressione.

La vita della pretura di Maratea, comunque, si spegne nel silenzio nel 1955. L’Amministrazione comunale dell’epoca non ci risulta abbia, anche formalmente, espresso qualche protesta. Sembra anzi che la sua soppressione fosse accolta con soddisfazione perché possibile elemento di controllo, in loco, sulle attività delle varie società Rivettiane operanti appunto a Maratea.

A distanza di anni, questa logica dai contorni Tassoniani, si ripete, oggi, in campo sanitario dove campanilismi bloccano una serena analisi sull’assetto dei servizi inerenti alla salute di una massa di cittadini sparpagliati su un territorio difficile come il Lagonegrese.

Le municipalità, come allora, invece di aprirsi seriamente a progetti nuovi di sviluppo da integrarsi fra loro e innestarsi nel tessuto socio-economico delle nostre genti, si fanno guerra per spartirsi quei pochi servizi esistenti generando, poi, il loro decadimento e sperpero del denaro pubblico.

Con l’odierna realtà che inevitabilmente mira al superamento delle strette concezioni municipalistiche, sarebbe necessaria e più matura una visione unitaria della programmazione sul territorio, che, nel rispetto delle emergenze locali e delle tradizioni, possa creare maggiore ricchezza e migliori condizioni di vita e di servizi per le popolazioni locali e per i turisti.

Da “Il Sirino” Luglio 2000

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