Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora
Ricordando il poeta Pasquale Epifanio Iannini
cantore dei lidi lucani e tirrenici, fu anche giornalista e sportivo
Pasquale Epifanio Iannini mi apre un orizzonte che per me è insolito nella
mia terra: un aspetto colorato, luminoso, cristianamente ottimista, forse
perché influenzato dalla solarità marina e greca della costa piuttosto che
dalle asperità riarse dell’entroterra, così si esprime
in uno scritto del 1972 la poetessa lucana Gina Labriola. Ottimismo e solarità
che esplode nei versi della canzone Maratea
quando Iannini scrive:
... un’incantevole ala di canto
lavoro e amore, quanta armonia ...
sul mar che invita, s’apre una scia
risuona il canto del marinar.
A Maratea - come testualmente si legge sulla rivista musica e dischi del marzo 1954, epoca in cui fu incisa per la prima
volta la canzone - al suo porticciolo,
alle sue rupi che giocano sul mare, ai suoi figli laboriosi, molti dei quali si
sonno irradiati per il mondo, sono dedicati i versi e
la musica di questa canzone. É una composizione poetico-musicale che invita al
sogno, che dischiude all’animo immagini piene di fascino e che ci sospinge
verso orizzonti aperti.
Con la sua anima
giovanilmente inquieta e pensosa come gli scriverà E.A.
Mario, celebre autore del Piave, e con la
sua grande fede nell’arte come gli scriverà Corrado Alvaro, Pasquale
Epifanio Iannini canterà la sua Maratea con amore disinteressato
e viscerale, non a caso pochi anni prima della morte scriverà la sua ultima
canzone su Maratea dove si evidenzia anche il suo forte legame alla vita che
sta per sfuggirgli scrivendo:
... questa sabbia dorata sotto il sole
mi ricorda il calore di un amore
era bello restare qui abbracciati
dove il sogno diventa realtà.
Nella poesia Maratea,
poi pubblicata nel 1946, è tutto il paese che si scuote dopo il torpore
invernale per riprendere a pulsare in tutti i suoi colori e a sbocciare a
novella vita al giungere della primavera. In un rapporto confidenziale e quasi
carnale, l’autore rivive questo risveglio nel Brivido della candida schiuma di fiumi e torrenti, nella carezza dei
fiori e dei colori, nella vigoria nodosa ed immobile
dei suoi ulivi immersi nello stordimento del sole. É tutto un sussulto, così come descritto, quello
della natura che si risveglia al bacio della luce, come i palpiti di un cuore
al suo primo amore. Nella sua poliedrica visione della vita Pasquale Epifanio Iannini ha volto la sua attenzione anche a vari aspetti
della vita cittadina.
Su Il Popolo di Roma
il 9 settembre 1933 plaudirà alla posa
della prima pietra per la costruzione dell’edificio dell’attuale sede comunale,
scrivendo profeticamente tra l’altro nel largo Casaletto (oggi Piazza Vitolo), potrebbe sorgere una vera e propria piazza
arricchita da un artistico complesso monumentale, alla quale anche il suddetto
edificio conferirebbe notevole e armoniosa cornice, semprechè
si radesse al suolo qualche orribile fabbricato e nello stesso giornale il
19 novembre 1933 faceva appello alle autorità dell’epoca affinché costruissero,
in località Porto, barriere di protezione onde evitare da una parte i periodici
danni alle abitazioni prodotti dalle mareggiate e dall’altro per favorire un
ricovero adeguato alle imbarcazioni dei pescatori locali e a quelle degli
eventuali gitanti. Sul Corriere del
15 dicembre 1930 sollecita l’illuminazione della grotta di Marina di Maratea
scrivendo tra l’altro già l’eco di tale
meraviglia è giunta dovunque e siamo orgogliosi di
aver notato visitatori illustri e i più dotti geologi; si dovrebbe dotare però
questa zona ormai importante di un buon albergo e di una trattoria per comodità
dei visitatori. Su Il Popolo di Roma,
il 27 agosto del 1933 constata con amarezza che
Maratea è priva di un buon campo sportivo di cui sollecita la realizzazione,
proprio lui che innamorato dello sport, sarà uno dei principali organizzatori
della prima squadra di calcio costituitasi nella nostra città nel 1933, come
si può evidenziare da una nota fotografica apparsa su Il Popolo di Roma il 14 settembre dello stesso anno. Il 17 maggio
1933 come testimoniano note di stampa, coadiuvato dal comitato per i
festeggiamenti del Patrono San Biagio, è ideatore ed
organizzatore della prima gara ciclistica organizzata sul territorio:
Al Sig. Diotallevi Raffaele, trionfatore del giorno, fu donata una artistica medaglia d’argento, come appunto si rileva dalla cronaca, appositamente fatta coniare e donata dal sig. Francesco Picone.
Il suo amore per l’attività agonistica è grande, il 19 luglio
1933 su Il Popolo di Roma scriverà gli sportivi
di Maratea porto, specie quelli del campo remiero, hanno vissuto ieri la loro
grande giornata per la realizzazione di un sogno da tempo vagheggiato: quello
di possedere finalmente un vero e
proprio canotto per l’affascinante sviluppo sportivo del mare. Si tratta
del varo dell’ AUDAX voluto e costruito, secondo le
norme dai giovani Giovanni Di Puglia, Nicola Zaccaro e Francesco Panza.
Da Rionero in Vulture, poi, seguirà poeticamente con versi
quotidiani sul Messaggero sportivo
di Napoli, diretto da Felice Scandone, il Giro
d’Italia, nella rubrica Piccolo mondo del
giro.
Il 12 giugno 1936 P.E. Iannini reciterà a Foggia, invitato dal Direttore della
testata, ai girini tutti e agli organizzatori i suoi versi meravigliosi di impeto lirico.
Parlare degli innumerevoli interessi e della produzione
letteraria del Iannini
risulta per me difficile, perché legato a Lui da stretti rapporti di
parentela; sono stato, però, incoraggiato a farlo sull’esempio della N.D. Bruna
Gaeta, che ho avuto il piacere di incontrare recentemente e che è divenuta, in
un mondo che tutto travolge ed ignora, la principale, se non l’unica biografa
di quell’illustre genitore E.A. Mario, il cui nome è scritto a lettere auree
nell’imperituro mondo dell’arte.
Da “Il Sirino” Agosto 1998