Dal libro di Sergio De Nicola:
Maratea … parliamone ancora
Storia di un
ospedale voluto dalla gente
sanità e assistenza nella prima metà del ‘900
Qui attratti da arcana irresistibile forza evochiamo in quest’ora solenne le ombre adorate di nostri
concittadini, che han sacrato alla storia il proprio nome, impersonandolo nel
grandioso monumento di carità, che oggi, auspice il labaro dell’amore, assorge
a vita nuova.
Rivengo a te Dott.
Biagio Passeri, quando il fausto giorno del 14.05.1910, con queste parole, inauguravi,
in qualità di primo Presidente la nuova sede, nell’ex convento dei Paolotti,
dell’Ospedale Civile di Maratea.
Come si
legge dalle cronache dell’epoca, oltre al Prefetto della Provincia, agli On.
Mango, Dagosto, al Consigliere Provinciale Cav. Marini, al medico Provinciale, ti facevano corona con
il Sindaco Avv. Corrado Limongi le autorità cittadine, il locale sodalizio
Operaio e una grande ala di folla festante.
Una folla
festante e orgogliosa per aver saputo con le sole proprie
forze riorganizzate un presidio medico assistenziale unico nella zona, la cui
tradizione si tramandava da oltre due secoli, grazie alle donazioni nel ‘700
di Giovanni DI LIETO.
E’ con questo orgoglio che il Parroco dell’epoca, Mons. Scognamiglio annunciava tra gli applausi
dell’adunanza la nomina fatta da S.S. Pio X° a Cavaliere dell’ordine di San
Silvestro all’Egregio concittadino Raffaele Latronico, benemerito per aver con
rara abnegazione destinato a beneficio dei poveri, ricoverati nell’ospedale, le
rendite di tutto il cospicuo asse ereditario del cugino Cav. Lorenzo
Latronico.
Dalla foto
impressa sulla sua tomba, mi sembra di cogliere, Dott. Passeri, il plauso che
mandi dall’aldilà ai discendenti di quelle generazioni passate, che lottano e
difendono oggi, con orgoglio, la sopravvivenza di quanto gli antenati seppero con senso di umano civismo realizzare al servizio
della loro e delle comunità vicine.
Un’attenzione
costante, infatti, fu quella rivolta dai marateoti verso l’istituzione sanitaria
ed assistenziale locale, cercando di adeguarla
scientificamente e nei servizi alle esigenze dei tempi pur nelle ristrettezze
economiche sempre presenti nel territorio.
Siamo nel
gennaio 1924 quando il Prof. Antonio Schettini, Presidente dell’Ospedale Civile
e ricovero per la vecchiaia abbandonata, in seguito alle continue richieste
di assistenza, fu costretto a rivolgersi ai cittadini residenti in Maratea e
sparsi in tutto il mondo, affinché con proprio obolo si potesse ampliare lo
stabile onde fare in modo che il numero dei beneficati fosse decuplicato.
L’appello
del Prof. Schettini concludeva: ... fiducioso aspetto... si pregherà per i presenti, affinché si
accresca loro salute e fortuna; e per i lontani, affinché un giorno prossimo
possano, doviziosi, rivedere la terra che diede loro i natali.
E la
fiducia posta nei marateoti non venne meno, come non venne
meno quando il Prof. Biagio Iannini nel maggio
E
l’autoclave giunse a Maratea!
Si
permetteva così al locale Ospedale Civile di compiere, ancora una volta, quei
piccoli passi per una migliore assistenza ai suoi ricoverati.
Tutto ciò
avveniva, con il totale disinteresse dell’Amministrazione Provinciale, la quale
più volte si rifiutava di venire incontro alle esigenze del nostro ente, pur
essendo gioiello e vanto per tutta la regione come si può evincere da una
lettera del 07.08.1936 indirizzata al Presidente
dell’Ospedale Prof. Biagio Iannini, nella quale il
Preside dell’Amministrazione potentina negava, ancora una volta, un sussidio trattandosi di spesa essenzialmente
facoltativa e non consentita dalle esigenze di bilancio.
La
presenza di una struttura sanitaria plurisecolare, nella nostra città, ha
creato poi nel tempo una particolare sensibilità alle problematiche della
sofferenza di una larga fascia di cittadini, come
testimonia in uno scritto il Dott. Luigi Greco apparso durante la seconda
guerra mondiale sul Bollettino Parrocchiale.
Il Dott.
Luigi Greco evidenzia il particolare impegno di volontariato svolto da
moltissime singole persone e pie istituzioni in aiuto
delle decine di feriti dei bombardamenti di Sapri e gli aiuti in denaro e
viveri spediti mensilmente dai marateoti emigrati in
America Latina e prevalentemente da Bogotà
(Colombia) grazie all’interessamento del sig. Antonio Cernicchiaro,
divenuto, una volta ritornato a Maratea Presidente dell’Ospedale dal 1948 al 1952, contribuendo con soldi
propri al miglioramento della struttura.
Ho voluto
ricordare con questo mio scritto l’attenzione costante avuta dai cittadini di
Maratea verso questa loro creatura nei tempi difficili segnati
dall’emigrazione e dalle due guerre mondiali.
Poi, dalla
fine degli anni ‘50, una
cascata di miliardi si è riversata sulla sanità del Lagonegrese. Il tutto senza
una programmazione organica ed irriguardosa della
storia, delle tradizioni locali, creando sperperi, disservizi e disordini nel
campo dell’assistenza, che oggi sono foriere di frattura fra le varie comunità
locali a danno di una società globalmente sempre più cosciente dei suoi diritti
alla salute.
Ma questa è storia dei nostri
giorni.
In queste turbinose
ore, in cui la politica regionale sta per decidere il futuro della
plurisecolare vita del nostro ospedale, voglio esprimere l’augurio che questa
nostra Istituzione possa continuare ad accogliere, come per tanti secoli, le
sofferenze delle nostre genti, così come auspicato nel lontano 1910 dal nostro
concittadino Don Emanuele Labanchi nei seguenti
versi:
Vieni... le porte schiudonsi
al flebile
sonar de’ tuoi lamenti, del gran Di
Lieto il genio
quivi ti
accoglie e sospirar lo senti.
Bella, solenna epigrafe,
che scrisse un dì la carità di un core, sopra la tersa lapide
eterna offerta di pietoso amore.
Da “Il Sirino” Aprile 1999