di
Aldo Fiorenzano
La
pesca del tonno è tra le più affascinanti perché esso
è un grande combattente ed è dotato di una potenza formidabile.
La sua forma a siluro gli permette, con sole poche codate di raggiungere
velocità impressionanti. Spesso la lotta è impari e la spunta
quasi sempre lui. Tantissime volte mi è capitato di lottare con un tonno
abboccato ed ancora vivo; le volte che sono riuscito a metterlo a bordo si
contano sulle dita di una sola mano. Una volta ho pianto come un bambino
disperato. Avevamo lottato due ore con un tonno di tre o quattro quintali,
infine esausti eravamo riusciti ad agganciarlo e a tenerlo stretto alla murata
della barca. Mentre stavamo passandogli una cima intorno alla coda per issarlo
ormai a bordo, si è improvvisamente messo a sbattere la coda e a
divincolarsi con tale forza che quattro persone quali eravamo, siamo stati
letteralmente sbattuti per terra. Il tonno ha rotto il filo e si è
inabissato portandosi dietro un enorme raffio ancora infilzato nelle sue carni
e da me tenacemente trattenuto fino allo spasimo, lasciandoci con un palmo di
naso.
Durante
queste lotte il filo scorre velocissimo verso il mare e gli ami enormi si
sentono fischiare pericolosamente vicino. Guai ad essere agganciati da uno di
essi, è la fine.
Così
successe ad un pescatore siciliano che pescava i tonni e i pescespada col
proprio figliolo al largo di Maratea.
I
siciliani sono i più grandi pescatori di tonni e pescespada del
Mediterraneo. Li seguono e li
pescano per tutto il Tirreno, fino a Genova ed oltre.
Un
giorno una barca non è rientrata dalla pesca come era solito fare a
Marina di Camerota, paese della costa campana. Ciò è stato notato
dagli altri pescatori siciliani che seguivano la pesca ed è scattato
l’allarme. Noi come al solito stavamo uscendo a pescare ed era il giorno
dopo che questo pescatore non era rientrato. Dalla nostra radio
ricetrasmittente, sul canale tre che era quello dei pescatori, abbiamo raccolto
l’appello lanciato dai pescatori siciliani che erano a Marina di
Camerota. Abbiamo scrutato anche noi il mare in cerca di qualche segno, ma
niente. Non eravamo in zona e lo abbiamo comunicato per fare orientare le
ricerche altrove. Dopo un poco abbiamo saputo che era stata avvistata la barca;
era alla deriva senza nessuno a bordo. Nel tardo pomeriggio hanno trovato le
sue coffe; tirandole hanno prima recuperato un tonno, poi il figlio con un amo
conficcato nel polso ed infine il padre con un amo conficcato nel collo.
Molto
probabilmente il figlio era stato agganciato da un amo e trascinato in acqua,
il padre nel tentativo disperato di salvarlo ha rischiato di trattenere il filo
per fermare la corsa del tonno verso il fondo del mare, restando
anch’esso agganciato ad un amo e quindi risucchiato in mare.
Il mare esige qualche volta questi pesanti tributi.